F1 | Dati Ferrari: la pole è nata facendo la differenza nel lento
Dopo un venerdì che aveva lasciato diversi dubbi in merito alla possibilità di centrare la pole position, il sabato messicano ha regalato una giornata quasi inaspettata per la Ferrari, che è stata in grado di centrare l'intera prima fila. Una prestazione nata riuscendo a gestire gli pneumatici in alcuni tratti chiave della pista, a cui si sono aggiunte le buone prestazioni nel tratto più lento del terzo settore, tema su cui nelle due libere aveva mostrato qualche criticità rispetto a Red Bull. Osserviamo cosa raccontano i dati.
Sarà una prima fila tutta Ferrari quella che domani aprirà la griglia di partenza del Gran Premio del Messico, con la Rossa capace di conquistare sia la prima che la seconda posizione mettendosi alle spalle il vero accreditato per la pole position alla vigilia, ovvero Max Verstappen. Davanti a tutti ci sarà infatti la SF-23 numero 16, quella di Charles Leclerc, capace di salire in cima alla classifica dei tempi con un crono di 1:17.166, ottenuto nel primo tentativo della Q3.
Tuttavia, tornando indietro alla giornata di venerdì, la pole position della Rossa non era nell’aria e la prima fila completa non era stata messa in conto neanche nelle più rosse previsioni, perché i riferimenti che arrivano dalle libere vedevano sì una SF-23 affacciata sulle prime posizioni, ma nel complesso non così competitiva da pensare di poter puntare concretamente al colpo grosso in qualifica. Entrambi i portacolori della squadra del Cavallino, infatti, non avevano nascosto di aver patito il surriscaldamento della soft, mescola tanto morbida quanto sensibile su un tracciato scivoloso e dove anche pochi gradi di temperatura possono fare la differenza.
Osservando le temperature, infatti, dai 46°C in Q1 si è passati ai 42 all’inizio della terza manche, riferimento ben superiore rispetto a quello delle libere due, quando l’asfalto, coperto da qualche nuvola non superava i 35°C in occasione delle simulazioni di qualifica. Uno sbalzo termico importante che ha aiutato alcune squadre, come l’Alfa Romeo, ma ne ha messe in crisi altre. Anche la stessa Williams nello spazio di poche ore, seppur fosse comunque stata in grado di accedere al Q3 prima della cancellazione del tempo per track limit, aveva visto il bilanciamento della vettura variare in maniera importante.
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
Carlos Sainz, Scuderia Ferrari, il poleman Charles Leclerc, Scuderia Ferrari, si congratulano a vicenda al Parc Ferme
Nei primi giri della Q3, la Ferrari ha trovato quella finestra in cui le condizioni si sono adattate perfettamente alla sua vettura, tanto che, assieme a Perez, i due piloti del Cavallino sono quelli che hanno registrato i progressi maggiori rispetto alla seconda manche. Su una pista come quella del Messico, era fondamentale riuscire a tenere sotto controllo le temperature delle coperture, con un corretto bilanciamento tra anteriore, aspetto chiave nelle staccate dopo i rettilinei e nella sequenza veloce, e il posteriore, centrale nelle zone di trazione. Il compound C5 rende il tutto ancor più complesso, perché ha una finestra ideale piuttosto ristretta e, su un tracciato comunque scivoloso, è semplice andare fuori da quel sottile margine da cui si ottengono le migliori prestazioni.
In quella breve finestra di tempo, Ferrari ha trovato il compromesso migliore, riuscendo a mantenere pronte le gomme anteriori per le staccate, in particolare quella dopo il lungo rettilineo, ma senza surriscaldare quelle posteriori. A ciò si sono aggiunti anche i progressi nella percorrenza del terzo settore, quello dove nelle prime due libere la Rossa aveva incontrato proprio le maggiori difficoltà dal punto di vista di gestione delle temperature.
Le prime differenze rispetto al venerdì le si possono notare già sui rettilinei, dato che in qualifica Red Bull ha chiuso quel gap dalla Ferrari che si era invece riscontrato nelle libere. Seguendo un percorso a ritroso, durante la FP2 la RB19 aveva evidenziato un distacco consistente nei confronti della monoposto italiana, non solo in termini di velocità massima, di circa 3 km/h più bassa, ma anche nella progressione sull’intero allungo. Questo comportamento indicava come il guadagno della SF-23 non si estendesse solamente alla parte conclusiva del rettilineo partenza, come è invece è avvenuto in altre occasioni, bensì a un tratto ben più esteso.
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Confronto telemetrico Messico Qualifica - Verstappen Leclerc
Al contrario, sabato pomeriggio i ruoli si sono invertiti. Sul rettilineo principale, infatti, la Red Bull non solo è stata in grado di chiudere lo svantaggio registrato il giorno prima, ma anche di guadagnare qualche centesimo, annullando di fatto quello che era uno dei punti di forza della SF-23. Osservando i dati, se le velocità di punta della Rossa sono rimaste simili a quelle delle due prove libere, quelle della Red Bull sono salite di 3 km/h, ma è importante sottolineare che questo miglioramento si riscontra sull’intero allungo, con una progressione ben più rapida rispetto alla FP2. Allo stesso modo, anche il gap sugli allunghi che portano alla staccata di curva 4 e di curva 12 è stato considerevolmente ridotto, con uno scarto quasi minimo che si nota solo negli istanti che precedono la staccata: basti pensare che al venerdì Verstappen giungeva alla frenata che apre il terzo settore con uno svantaggio di ben 10 km/h, il quale al sabato è poi sceso a soli 3 km/h.
Se da una parte ciò conferma il passo in avanti della RB19 in rettilineo, dall’altra evidenzia anche come, perso il vantaggio derivante da quello che era uno dei suoi aspetti più solidi, Ferrari abbia compensato migliorando le proprie prestazioni in curva, non solo nella sequenza veloce, ma anche nelle curve più lente, dove al venerdì aveva patito il surriscaldamento della gomma.
Leclerc fa della staccata e l’inserimento nella prima chicane uno dei suoi punti di forza. Prestando attenzione ai dati telemetrici, emerge come, in realtà, nel confronto con Sainz e Verstappen il monegasco sia il pilota che rimane più a lungo sul pedale in curva uno, ma la chiave in questo caso è la modulazione della fase di frenata, con cui riesce a portare maggior velocità in ingresso senza mancare il punto di corda. Nel resto della chicane emergono due aspetti differenti: da una parte l’aggressività nel primo cambio di direzione sempre da parte di Leclerc, dall’altra l’approccio differente dei due rivali che hanno scelto un approccio che ha visto sacrificare curva due a favore di una migliore traiettoria per l’impostazione e la percorrenza di curva tre. Sia Verstappen che Sainz, infatti, riescono ad essere più incisivi nell’ultima parte della chicane, potendo così contare anche su una miglior progressione in fase di trazione, dove Leclerc ha accusato un leggero sovrasterzo.
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
L'uscita dalla prima chicane del primo settore
Come si era già visto alla staccata della uno, anche alla quattro il monegasco riesce a fare la differenza in fase di frenata, ma ciò deriva anche dalla differente impostazione della chicane. Pure in questo caso Leclerc opta per un ingresso più deciso portando anche maggior velocità in ingresso e in percorrenza, anche se ciò lo ha poi portato ad avere una linea sfavorevole per il successivo cambio di direzione. Una scelta opposta a quella degli altri due contendenti alla pole position, che hanno sacrificato l’ingresso di curva quattro a favore di una linea migliore per la cinque e la relativa uscita. L’aspetto centrale da menzionare è che, ciononostante, Leclerc si è dimostrato talmente efficace in frenata e in inserimento che è stato grado di compensare in parte quanto perso nel cambio di direzione, uscendo globalmente con un piccolo vantaggio da quel tratto di pista.
Tuttavia, i miglioramenti più tangibili della Rossa rispetto alle libere passano dalla parte conclusiva del settore centrale e dall’ultimo intertempo. Come era prevedibile alla vigilia, la SF-23 al venerdì aveva mostrato qualche difficoltà nella sequenza veloce, il tratto guidato dove conta una buona stabilità complessiva che permetta sia di non accusare sottosterzo in inserimento e in percorrenza, sia di non perdere il retrotreno, dato il rischio di arrivare con le gomme posteriori surriscaldate dopo aver effettuato il passaggio nella zona lenta.
Rispetto al venerdì, Ferrari è riuscita a migliorare di ben 8 km/h in percorrenza di curva sette, mentre Red Bull non sempre è stata in grado di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Osservando i riferimenti del primo giro veloce di Verstappen in Q3, si può osservare come la sua velocità minima sia di 184 km/h, ben superiore se messa a confronto con quella registrata nel crono che è valso la pole a Leclerc, la quale si ferma a 179 km/h. Tuttavia, nel secondo tentativo, l’olandese non è stato in grado di ripetersi proprio perché è giunto nel tratto con gli pneumatici posteriore troppo caldi, dovendo così correggere i fenomeni di sovrasterzo in due occasioni.
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Confronto telemetrico Messico Qualifica - Sainz Leclerc
Ciò ha influito negativamente anche in curva otto, anche se il tre volte campione del mondo è poi stato comunque in grado di recuperare parzialmente in curva nove dove, come al venerdì, è riuscito a percorrere il tratto quasi in pieno, mentre Leclerc è stato costretto a parzializzare attorno all’80% del pedale dell’acceleratore. Peggio è andata al suo compagno di casacca, Carlos Sainz, il quale ha dovuto alzare fino al 50% a causa di un grosso sovrasterzo che lo ha portato anche su una linea leggermente più larga e sfavorevole per l’impostazione di curva dieci.
Se nel secondo settore a giocare a favore sono state anche le sbavature accusate da Verstappen, nel terzo ed ultimo intertempo a fare la differenza sono stati i progressi compiuto dalla scuderia del Cavallino rispetto alla giornata precedente. Al venerdì, infatti, entrambi i piloti della Rossa avevano patito il surriscaldamento della mescola più morbida, particolarmente sensibile in termini di grip e di comportamento. Al contrario, al sabato la SF-23 è riuscita a centrare una miglior finestra di funzionamento, gestire l’overheating delle coperture e invertire i ruoli: da oltre un decimo di svantaggio rimediato nelle libere, nelle qualifiche i due portacolori della Ferrari hanno registrato un crono più competitivo dell’olandese, entrando nella top five dell’intera sessione in quello specifico tratto di pista.
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