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F1: come l'arte dei pit stop si è evoluta nel tempo

Dagli anni '80 in poi i pit stop hanno rappresentato un elemento chiave nelle strategie di gara. Pat Symonds racconta come si è evoluta la tecnologia che ha spinto di recente la FIA ad intervenire per porre un freno.

Aston Martin prove di pit stop

Aston Martin prove di pit stop

Glenn Dunbar / Motorsport Images

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Quanto tempo hai impiegato a leggere questa frase? Ci sono molti modi di esprimere il tempo e potreste rispondere "poco meno di tre secondi" o potreste dire "un po' di più di quanto il team Red Bull impiega generalmente per cambiare tutte e quattro le ruote di una delle sue auto in un pitstop". In Ungheria, la Red Bull ha stabilito il suo tempo più veloce della stagione, completando un cambio gomme in soli 1,88 secondi.

I pitstop in F1 sono diventati così veloci che la FIA ha risvegliato il suo interesse e ha emesso ulteriori direttive su ciò che è considerato una pratica accettabile, spiegando quanta automazione può essere utilizzata e quale intervento umano è necessario per garantire che la sicurezza abbia la priorità sulla velocità.

Quindi, come si ottiene questo risultato e come si gestisce l'equilibrio tra tecnologia e prestazioni umane? Se andiamo indietro nel tempo possiamo vedere che mentre i pitstop hanno fatto parte degli sport motoristici per molti anni, per molto tempo il ruolo che hanno giocato nell’economia di una gara è stato trascurato.

I pitstop dell'anteguerra potevano durare più di 30 secondi, mentre in era  moderna il pitstop organizzato è emerso nei primi anni '80 quando Brabham ha introdotto il rifornimento e la sosta è diventata parte strategica della gara.

Riccardo Patrese, Brabham BT50-BMW, pit stop

Riccardo Patrese, Brabham BT50-BMW, pit stop

Photo by: Motorsport Images

Quando il rifornimento è stato reintrodotto nel 1994 l’introduzione di un limite sulla portata del carburante significava che cambiare le ruote era una questione relativamente semplice da affrontare, ma quando il rifornimento è stato vietato nuovamente nel 2010 l'abilità nel cambio gomme è tornata alla ribalta.

In questo periodo si è passati da una semplice pratica con attrezzature primitive a un salto nella tecnologia per le pistole, per i martinetti e persino per i dadi delle ruote. Anche i piloti si resero conto del ruolo che svolgevano. Riuscire a garantire un arresto di precisione entro 10 cm dal punto desiderato e reazioni rapide al segnale di partenza consentiva di far guadagnare decimi vitali dalla procedura di sosta.

In termini di attrezzature, le pistole per i pitstop sono arrivate per prime. Si tratta di avvitatori ad aria compressa progettati specificamente per dadi di grandi dimensioni. Si scoprì presto che il design originale poteva essere migliorato facendo fluire il gas in tutte le porte, proprio come la testa del cilindro di un motore. Prima che fosse disposto a livello regolamentare che solo l'aria o l'azoto potevano essere usati per alimentare le pistole, furono adottati altri gas che mostravano una minore viscosità e quindi facevano operare le pistole più velocemente. Le pistole stesse furono anche alleggerite e vennero realizzate impugnature personalizzate, modellate individualmente per ogni meccanico per migliorare anche l’ergonomia.

I martinetti sono stati poi sostituiti da elementi a sgancio rapido che crollano al tocco di un pulsante per risparmiare tempo nell'abbassamento dell'auto. Sono stati esaminati i martinetti di bordo come quelli usati nelle auto sportive, ma non sono mai stati a livello di un martinetto esterno ben funzionante.

L'area del pitstop è stata anche migliorata dipingendo marcature graduate sul terreno intorno all'area di sosta. Sono state installate telecamere sopraelevate nei cavalletti in modo che il video potesse essere esaminato per determinare quanto fossero precisi i piloti nel fermarsi sul segno. Qualsiasi errore costringe l’addetto alla pistola a spostarsi e questo fa perdere tempo e aumenta le possibilità di danneggiare il dado ruota rallentando così l’intera operazione di sosta.

Aston Martin, Dettaglio della pistola per pneumatici

Aston Martin, Dettaglio della pistola per pneumatici

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Ruote, dadi delle ruote e assi sono cambiati considerevolmente per agevolare le soste. Nei primi tempi le ruote erano guidate da pioli sull'asse che si innestavano in fori allungati nella ruota. Si scoprì che era molto più veloce bloccare la ruota all'asse usando una trasmissione seghettata, più facile da inserire in quanto non dipendeva dall'esatta indicizzazione della ruota e dell'asse.

Anche i materiali furono studiati, poiché i dadi avevano bisogno di molti elementi di compromesso. Se fossero stati troppo fragili potevano essere danneggiati dalla pistola ed inoltre dovevano resistere a temperature molto elevate. Anche oggi ci sono diverse soluzioni in pitlane, ma l'uso di assali in titanio con sofisticati dadi delle ruote in alluminio è quella che va per la maggiore.

Uno dei più grandi passi avanti è stato quello di utilizzare l'elettronica per collegare questi miglioramenti meccanici insieme ed è questo che ha messo in allarme la FIA. Un computer controlla i sensori su tutti i dispositivi. Sa quando la macchina è in aria, quando le ruote sono rimosse e quando i dadi delle ruote sono di nuovo stretti. Un tempo questo computer rilasciava i cric e cambiava la luce del pitstop da rossa a verde sulla base di un segnale inviato da tutte e quattro le pistole.

Con le ultime linee guida della FIA, invece, un segnale manuale dall'operatore della pistola deve essere dato prima che la sequenza di martinetti possa iniziare e questo segnale deve essere basato su un'indicazione fisica e un riconoscimento fisico dall'operatore della pistola.

Non bisogna dimenticare anche l'aspetto delle prestazioni umane. Quando ero alla Williams eravamo i migliori ai pitstop, ma non ci allenavamo senza senso. Avevamo un impianto di pitstop automatizzato in fabbrica che era realizzato per far allenare i meccanici e l'intero processo era supervisionato da uno scienziato sportivo/osteopata per ottenere la massima performance dai nostri uomini. Infine, un rapporto di 20 pagine veniva scritto per ogni evento, anche se un gara c'era stato un solo pitstop per ogni auto, e questo veniva analizzato e discusso nel dettaglio per cercare di restare sempre al vertice.

Valtteri Bottas, Mercedes W12, fa un pit stop

Valtteri Bottas, Mercedes W12, fa un pit stop

Photo by: Steve Etherington / Motorsport Images

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