La Ferrari ha perso perché non ha pensato da vincente
Vettel con una partenza prodigiosa ha portato la Ferrari al comando del GP del Canda, ma poi la squadra del Cavallino ha ragionato non da "lepre" ma da "cacciatrice", sbagliando la strategia dei pit stop a vantaggio di Hamilton.
Foto di: XPB Images
La Ferrari lascia Montreal con un mix di sensazioni. In prospettiva il bicchiere mezzo pieno è di maggiore portata rispetto a quanto lasciato sul campo. Dopo i buoni riscontri arrivati in qualifica, anche in gara le novità tecniche montate sulla SF16-H hanno confermato un buon salto di qualità sul fronte della performance.
È una base buona su cui poter alzare l’asticella delle ambizioni, ad iniziare dal prossimo weekend sull’inedito circuito di Baku. Ma nonostante la piazza d’onore di Vettel, arrivata al termine di una gara da protagonista, c’è un po’ di amaro in bocca nel box rosso. Perché dopo la partenza “monstre” del tedesco, ed i primi undici giri al comando, c’era tutto per credere che oggi a Montreal la Ferrari potesse recitare il ruolo della lepre.
A far masticare amaro è stato aver perso una corsa nella quale Vettel a parità di mescola con Hamilton ha dimostrato di poter tenere il passo della Mercedes. Al box Ferrari hanno fatto le loro proiezioni, ovviamente, non esistono valutazioni di “pancia” in Formula 1.
Però al di là di quello che possono dire i numeri, la scelta di anticipare il pit-stop senza attendere le decisione di chi segue, ha ribaltato il ruolo. La Ferrari di Montreal era lepre, ma la strategia l’ha condannata ad essere cacciatrice, giocando un jolly che normalmente avrebbe gettato sul tavolo chi è conscio che a parità di condizioni la gara sarebbe stata persa. E non è quello che abbiamo visto a Montreal. Cosa sarebbe accaduto se Vettel avesse proseguito la corsa in regime di Virtual Safety Car senza effettuare il pit-stop all’undicesimo giro?
Se non altro avrebbe permesso al muretto ferrarista di poter modificare la strategia dopo aver valutato la scelte della Mercedes, costretta da Vettel all’inedito ruolo di dover provare l’undercut. Così non è stato. Il rischio per la Ferrari era che la SF16-H non tenesse il ritmo con la soft come ha dimostrato di poter fare la Mercedes, condizione che avrebbe comportato il soprasso in pista di Hamilton su Vettel. Ma un sorpasso, al di là di tutto, va sempre fatto.
Chiedere a Rosberg, che con DRS, gomma fresca ed una Mercedes, non ha avuto ragione della Red Bull di Verstappen. Forse in Ferrari si è pensato un po’ troppo da outsider, ma oggi c’erano le premesse per poter provare a farlo da leader. Alla fine a dividere un Hamilton stellare da Sebastian Vettel sono stati 5 secondi. E nei settanta giri percorsi, il campione del Mondo ha dovuto spingere come non gli accadeva da tempo. Da questi dati, al di là delle scelte strategiche di Montreal, la Ferrari può trarre indicazioni comunque molto positive.
Quella Red Bull che due settimane fa a Montecarlo sembrava un missile, a Montreal è arrivata a quarantotto secondi (distacco tra Vettel e Verstappen), ed una pur positiva Williams, terza con un grande Valtteri Bottas, ha rimediato quarantuno secondi. Quella canadese sarà anche una pista amica, ma nel Mondiale ci sono più piste simili al circuito Gilles Villeneuve che a quello di Monaco. Col senno di poi, condizione amica di chi giudica e nemica di chi lavora al muretto box, sarebbe stato possibile per la Ferrari differenziare le strategie con un Raikkonen su una sosta e Vettel su due. Ma Kimi, al di la delle strategie, è arrivato a Montreal sull’onda decisamente poco positiva del weekend di Montecarlo, come testimonia il minuto che Iceman ha rimediato dal compagno di squadra sotto la bandiera a scacchi del circuito Gilles Villeneuve. Non proprio l’ideale per chi si appresta a rinegoziare la conferma per il prossimo anno.
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