Analisi tecnica: la Ferrari SF70H è di... bocca buona?
La nuova Ferrari nasce con il passo più corto della Mercedes, ma mostra alcune soluzioni interessanti dal punto di vista aerodinamico con bocche piccole e sfoghi grandi. L'anteriore è molto tradizionale anche se adotta l'S-duct.
Foto di: Ferrari
Ferrari SF70H
La Scuderia Ferrari riparte dopo un 2016 vissuto sotto le aspettative. Maranello ripone le speranze di riscatto nella nuova monoposto affidata a Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen: la caccia alle Mercedes comincia oggi.
La Ferrari che non ti aspetti: corta, molto raccolta ma con soluzioni aerodinamicamente coraggiose e piuttosto complicate. I tecnici diretti da Mattia Binotto hanno preso una strada decisamente alternativa a quella della Mercedes che ha cercato la massima superficie per generare la downforce.
La freccia d’argento ha allungato il passo di 200 mm, mentre la Rossa non è cresciuta allo stesso modo, puntando di più sulla leggerezza (meno carrozzeria e fondo), tanto più che gli esperimenti in galleria del vento con un modellino più lungo non avrebbero dato quei risultati strabilianti che qualcuno si aspettava, per cui l’idea è di andare avanti con la propria linea di sviluppo.
Un progetto che è modulare
La sensazione è che la SF70H sia una macchina modulare, pensata già in fase di progetto per essere pesantemente modificata nel corso del lavoro di sviluppo. Colpisce in particolare l’ingresso delle pance con le bocche che sono precedute da un convogliatore aerodinamico che può essere eventualmente rivisto: le prese vere e proprio, infatti, iniziano molto indietro...
Bocche piccole, ma sfoghi grandi
La sensazione è che gli aerodinamici diretti da Enrico Cardile abbiano puntato a prese piccole e a uno sfogo dell’aria calda in coda più generoso, utile a smaltire la temperatura delle masse radianti, per sfruttare, invece, il flusso che si può convogliare verso il diffusore posteriore per creare il carico aerodinamico.
E non può passare inosservato come ci sia stato il chiaro intento di dividere i filetti d’aria che sono destinati al raffreddamento della power unit da quelli che invece servono a una buona efficienza aerodinamica. Ai bordi della scocca, altezza dello sfogo dell’S-duct, si osservano due flap che sembrano messi apposta per laminare il flusso che si vuole portare all’apertura superiore della pancia che precede la bocca dei radiatori.
Lo svaso delle fiancate c'è ma non si vede
Alcuni osservatori hanno giudicato la Ferrari molto larga nelle parte finale delle fiancate rispetto alla Mercedes: indubbiamente la carrozzeria superiore è più larga, ma attenzione la svasatura in basso è altrettanto curata, alla ricerca di una zona Coca Cola piuttosto estrema.
Si nota la mano di Rory Byrne
E si vede la “mano” di Rory Byrne che ha affiancato Simone Resta nella fase di progettazione della SF70H sviluppando i concetti aerodinamici proposti da David Sanchez. Anche i deviatori di flusso che si integrano con i raffinati bargeboard mostrano una ricerca spinta. Il candelabro che mostra un doppio soffiaggio orizzontale si attacca alla fiancata in alto e al labbro rialzato del fondo in basso: il tutto è sostenuto dal parte finale del bargeboard. E’ evidente quanto ogni elemento sia sinergico con quell’altro in una complicazione che si spera non sia esagerata.
Bargeboard in tre elementi
Il bargeboard colorato di bianco ha un disegno classico per la Ferrari, ma davanti ci sono due profili molto ricurvi che gli danno una forma triangolare nella vista dall’alto, mentre dietro c’è un profilo di carbonio che riflette sul pavimento la proiezione dello specchietto retrovisore e della pinna svergolata verso il basso che si trova davanti all’abitacolo.
Il muso non è cambiato
Il muso non ha seguito l’orientamento Mercedes e ha mantenuto il nasino della SF16-H: l’aggiunta è l’S-duct che richiama il concetto che era stato proposto proprio dalla Ferrari sulla F2008 per aumentare la portata del flusso sotto alla scocca facendone sfogare una minima parte nella parte superiore del telaio con un flusso laminato. I piloni di sostegno dell’ala anteriore sono in continuità con lo scorso anno. Ovviamente si osserva il profilo a delta del profilo principale che è imposto dal regolamento, mentre tutto il resto è simile al 2016, tranne che nei flap che hanno una forma a sella.
Prese d'aria dei freni grandi
I turning vanes sono nuovi con un’ispirazione a quelli Mercedes del 2016, mentre stupisce la grandezza della presa d’aria dei freni che è indiscutibilmente la più generosa fra le monoposto viste finora. La Ferrari ha mantenuto i mozzi forati che alla presentazione erano chiusi, ma che sono stati aperti già nei primi giri a Fiorano.
Sospensioni anteriore push tradizionale
La sospensione anteriore mantiene lo schema push rod della SF16-H: il triangolo superiore mostra l’allineamento con il braccio di sterzo, mentre quello inferiore è a diapason. Insomma niente di nuovo, anche se è stato fatto lo scasso nella cellula di sicurezza della scocca per ospitare un terzo elemento idraulico. Altre vetture hanno cercato di spostare il più in alto possibile tanto l’infulcratura del puntone che del triangolo, ma questo non è il caso della Ferrari che in quest’area è rimasta fin troppo conservativa.
Sulla pinna c'è lo spoiler tipo Mercedes
La presa dinamica del motore ha mantenuto la forma del 2016 che era molto efficiente: è rimasto anche il foro fra i supporti del roll bar, così come le due alette sotto alla camera car. Il cofano motore è caratterizzato dalla lunga pinna che fa da vela: in coda si nota lo spoilerino quasi a sbalzo (simile a quello visto ieri sulla Mercedes) che serve a far riattaccare i flussi verso l’ala posteriore che quest’anno è più bassa e larga in modo da migliorarne l’efficienza.
Il pull posteriore non cambia
Davanti alla ruota posteriore caratterizzata dalle gomme larghe si notano solo tre soffiaggi sul bordo d’entrata esterno, anche se gli slot sono molto più profondi che in precedenza. La sospensione posteriore è pull rod: come la Mercedes, ha un tirante molto corto che fa pensare che i cinematismi siano rimasti fra cambio e differenziale e che sia stata irrobustita la scatola. Sulla SF16-H le flessioni della trasmissione erano costate frequenti problemi di affidabilità nel cambio.
A livello di freni è confermato l'impianto Brembo: le immagini non sono chiare, ma la pinza posteriore non è più stesa, ma sembra verticale: chissà cosa stanno studiando a Maranello per scaldare le gomme larghe all'interno del cerchio?
Doppio supporto dell'ala posteriore
La Ferrari per il momento è l’unica macchina che usa un supporto dell’ala posteriore doppio e già alla prima uscita si è mostrata con un monkey seat in stile Toro Rosso. L’ala posteriore è conservativa: anche le paratie laterali svergolate per regolamento, non mostrano cose particolari che si vedranno quasi certamente nei test di Barcellona.
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