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Gomme F1: c'è chi gioca con le pressioni?

Nel paddock c'è chi ha il dubbio che si riesca scendere in pista con pneumatici gonfiati con una pressione più bassa nonostante i controlli. Gli occhi sono puntati sulle sorprendenti prestazioni delle Red Bull, ma non ci sono prove. Sta di fatto che la FIA ci vuole vedere chiaro e la Pirelli teme che con l'aumento del carico aerodinamico gli pneumatici 2019 non saranno più sufficienti a reggere anche i carichi nella stagione 2021. Perché non cambiarli?

Le scintille volano dell'auto di Max Verstappen, Red Bull Racing RB16

Le scintille volano dell'auto di Max Verstappen, Red Bull Racing RB16

Mark Sutton / Motorsport Images

Ci sono mormorii nel paddock di Spa-Francorchamps: la strepitosa prestazione di Max Verstappen nella seconda sessione di prove libere del GP del Belgio è molto chiacchierata. L’olandese con la Red Bull RB16 ha impressionato, ma ha stupito anche Alexander Albon che si è arrampicato con una certa facilità fino al quarto posto, dimezzando il solito margine dall’olandese.

Siccome il motore Honda è rimasto quello che era per il congelamento delle regole (si parla di 28 cavalli in meno rispetto alla power unit Mercedes), ci si domanda come facciano i piloti di Christian Horner a essere così veloci? Secondo alcuni l’attenzione si dovrebbe concentrare sulle gomme.

Pare che la RB16 sia la monoposto che, meglio di altre, Mercedes compresa, riesca a innescare le temperature per portare gli pneumatici nella corretta finestra di funzionamento. Non è una novità del Belgio, ma una tendenza che si è già potuta osservare nel corso della stagione., tant'è che Verstappen è stato l'unico a rompere il monologo delle frecce nere.

Il dubbio è che i tecnici di Milton Keynes possano avere trovato un modo per mandare in pista le monoposto con una pressione di gonfiaggio bassa, in barba ai controlli da parte dei commissari tecnici della FIA.

Come? È un mistero, almeno per ora che alimenta le dicerie del paddock, perché finora non è emersa alcuna prova.

Sono solo maldicenze, oppure è possibile che gli argutissimi tecnici di Adrian Newey abbiano trovato in quale modo sia possibile portare gli pneumatici nella temperature ideale per estrarne il massimo potenziale giocando sulle pressioni? Cattiverie gratuite o starebbe emergendo un altro filone di ricerca che merita più attenzione?

Il tema non è solo regolamentare, ma anche di sicurezza visto che il carico aerodinamico delle vetture è in costante aumento (basti guardare il pacchetto di novità che si sono viste sulle Mercedes W11).

E allora è lecito domandarsi se la F1 si possa permettere l’uso degli stessi pneumatici deliberati nei test di Abu Dhabi a fine 2018 anche nella stagione 2021.

Non è mai successo che in F1 si vedessero le stesse coperture per tre campionati, tenendo conto che l’incremento delle prestazioni è stato impressionante: mediamente quattro secondi dall’introduzione delle gomme 2019 e la crescita non si è ovviamente fermata.

Basterà il taglio dell’aerodinamica sul fondo per riportare il carico aerodinamico ai valori di fine 2019? Sembra di no, e la FIA stessa ha chiesto un secondo intervento sull’aerodinamica: l’ultimo Technical Working Group F1 che si è riunito ha avanzato due o tre proposte per abbattere la downforce in modo più drastico.

La McLaren con Carlos Sainz ha già provato il fondo 2021 tagliato e senza gli slot nelle libere di Spa: secondo i tecnici la perdita di spinta verticale, che era stata valutata nel 10% del carico, sarà facilmente recuperabile, per cui è indispensabile un secondo intervento che, però, porterà le monoposto a cambiare fisionomia con un indubbio (e imprevisto) aumento di costi.

Alla Pirelli sono alla finestra per capire il da farsi. Anziché far spendere le squadre, avrebbe più senso consentire al fornitore di gomme di adeguare gli pneumatici 2019 alle esigenze del prossimo campionato, in attesa che la F1 passi poi alle coperture da 18 pollici dal 2022.

È molto probabile che alla Bicocca vogliano portare nei prossimi GP delle gomme prototipo da provare in FP2 con una carcassa più rigida per evitare l’innalzamento delle pressioni che Lewis Hamilton ha criticato senza mezze misure a Silverstone.

Ma la scelta inglese è stata indispensabile dopo che i team nel GP di Gran Bretagna, avevano portato le gomme a run di quasi 40 giri per rimanere nella finestra di un solo pit stop, andando ben oltre la vita consigliata del pneumatico e portando le coperture all’usura estrema del battistrada.

La FIA dovrà capire se la Red Bull è davvero in grado di usare minimi valori di pressione, mentre la Pirelli cercherà di intervenire sulla costruzione delle gomme, anche perché quando le cose non vanno la colpa viene data sempre ai tecnici di Mario Isola.

Non ci sorprenderemmo, quindi, se la Casa milanese decidesse di effettuare dei test per deliberare gomme che possano sostenere meglio i carichi che le moderne F1 sono in grado di produrre nonostante tutti i vincoli che vengono dettati dal regolamento. Vedremo…

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