Ferrari: può essere Rory Byrne una risorsa da riscoprire?
Mattia Binotto ha ridisegnato la struttura tecnica del Reparto Corse Ferrari, affidando la responsabilità a Enrico Cardile che era il coordinatore del progetto SF1000. Il capo di Performance Development potrà fare affidamento sull'esperienza di un tecnico navigato come il sud africano che lavora con il Cavallino dal 1997. Il suo contributo di memoria storica può essere prezioso a portare fuori la Scuderia da questo momento di grave crisi.
Foto di: XPB Images
Un rimpasto come si dice in politica. Per ora niente di più. La riorganizzazione della Scuderia Ferrari passa dalle solite facce ma con ruoli diversi. Mattia Binotto ha affidato la responsabilità tecnica a Enrico Cardile, messo a capo di una nuova area chiamata Performance Development nella quale “… si avvarrà del contributo di esperienza di Rory Byrne e continuerà a contare su un tecnico preparato come David Sanchez” ha specificato il team principal.
Performance Development sarà il fulcro dello sviluppo alla ricerca delle prestazioni mancanti della SF1000. Intorno opereranno i responsabili delle singole aree tecniche: Enrico Gualtieri capo dei motoristi, Laurent Mekies direttore sportivo e responsabile delle attività di pista e Simone Resta capo dell’area ingegneria telaio.
La struttura, quindi, perde l’organizzazione orizzontale (nella quale era più facile scaricare delle responsabilità, secondo un antico vezzo radicato a Maranello nei decenni) e si crea un vertice dal quale dovranno partire le scelte per recuperare il molto terreno perso nei confronti non solo della Mercedes.
Binotto ha capito sulla sua pelle che il sistema a matrice non funziona ma serve una maggiore condivisione dei dati della vettura, per quanto ci sia stata la paura di evitare la circolazione di informazioni per non alimentare la fuga di informazioni riservatissime che l’anno scorso aveva portato la Red Bull ad avere una lista dettagliatissima sui sistemi usati a Maranello per inibire il funzionamento del flussometro.
A Maranello, quindi, hanno puntato sulla stabilità, dando fiducia a Binotto che, fra l’altro, deve portare a compimento con Louis Camilleri la firma del nuovo Patto della Concordia, il documento che impegna la Scuderia a correre in F1 nei prossimi cinque anni.
La coppia di manager lo scorso anno aveva strappato a Liberty Media il 38% dei premi fissi, una percentuale di guadagno davvero esorbitante che aveva scatenato le proteste di tutti gli altri.
La Ferrari è riuscita a monetizzare quello che è il suo valore storico nel Circus, cogliendo una vittoria molto importante, prima di infilare una serie di clamorose sconfitte come la riduzione del budget cap, il congelamento delle monoposto 2020 e lo spostamento delle nuove regole al 2022.
La Scuderia, quindi, non intende andare a caccia di tecnici di primo piano sul mercato: tocca a Cardile rimettere ordine nei reparti e rinforzare le aree deboli con inserimenti da fuori nelle seconde linee, ma in questo momento di crisi c’è un aspetto che non deve essere affatto trascurato: la rivalutazione di Rory Byrne.
Il tecnico sudafricano di 76 anni è un consulente di lusso per il Cavallino che collabora con la Ferrari dal 1997: ha disegnato le monoposto vincenti dell’era Schumacher dopo aver vinto due mondiali con la Benetton. Ingegnere molto creativo, ha maturato un bagaglio di esperienza enorme al quale, forse, le nuove generazioni di tecnici non hanno attinto come avrebbero dovuto, con la presunzione di considerarlo ormai superfluo.
In realtà Rory, specie in questa fase terribile, può essere una preziosa risorsa in più, capace di evitare quegli errori che l’uomo di esperienza, la memoria storica, non farebbe mai. Se Cardile non lo considererà un vecchio trombone che ha fatto il suo tempo, si potrebbe trovare una spalla preziosa in un cammino che sarà irto di difficoltà.
Siccome è vero che le monoposto 2020 sono congelate, Byrne può essere prezioso a trovare i buchi nei quali sviluppare la SF1000 in vista della prossima stagione, mentre nel Reparto Corse si inizierà a definire la monoposto 2022, quella del grande cambiamento della F1.
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