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Andreucci: "Vi racconto i segreti di Delta S4 e 037"

Il toscano ci svela il comportamento delle due regine dei rally con le Pirelli P7 Classic al Colle di San Bartolomeo

Paolo Andreucci è il “vecchio marpione” del Campionato Italiano Rally: un titolo europeo e sei italiani sono nel suo palmares, gli ultimi tre di seguito con la Peugeot 207 S2000. A 47 anni ha lo stesso entusiasmo di un giovanissimo: finora ha macinato tutti i piloti che ci hanno provato a mandarlo in pensione. E anche quest'anno è in testa alla classifica tricolore dopo tre gare disputate. Per un giorno si è sentito più... giovane anche anagraficamente: è stato chiamato dalla Pirelli a sviluppare le gomme P7 Classic pensate per le regine dei rally: Lancia Stratos, 037 e Delta S4. Accanto a lui si è trovato due icone mondiali: Juha Kankkunen, 4 titoli iridati (1986, 87, 91 e 93), 23 rally vinti con 75 podi e Markku Alen, campione della Coppa Fia piloti del 1978, 20 rally vinti con 56 podi. Entrambi sono finlandesi: il primo ha 53 anni e “Maximun Attack” ne ha compiti 61. Si sono alternati al volante delle vetture che hanno fatto la storia dei rally, scarrozzando fortunati giornalisti per i tre rami di asfalto che si dipanano dal Colle San Bartolomeo. In mezzo un parco assistenza forse irripetibile. Un evento unico, speciale: quando Paul Hembery, direttore di Pirelli Motorsport è sceso dalla Lancia Statos guidata da Markku Alen era estasiato: “È la mia giornata di motorsport più bella degli ultimi 30 anni – ha detto un emozionato Paul – Markku guidava una Stratos negli anni '70 quando mi sono avvicinato per la prima volta alle corse. Era diventato il mio idolo: ho realizzato un sogno giovanile sedendomi al suo fianco sulla Lancia. Semplicemente magnifico!...”. Markku Alen si è concentrato sulla Stratos e ci ha così profilato un confronto con la Fiat 131 Abarth che è stata esposta a di San Bernando di Conio: “Che macchina la Stratos, se si pensa che è stata fatta quaranta anni fa: è ancora bellissima. Io ero abituato alla Fiat 131 Abarth e fra le due c'è la stessa differenza che c'è fra il giorno e la notte: l'Abarth è stata pensata a Mirafiori partendo da una macchina stradale, mentre la Lancia è a tutti gli effetti una macchina da corsa: direi una vettura che era stata pensata con soluzioni da pista e che è diventata una regina dei rally. Questa è la differenza principale. La 131 Abarth era una vettura competitiva, visto che ha vinto molto, ma la filosofia di approccio era completamente diversa dalla Statos: eccellente sulla terra, era affidabile e indistruttibile, mentre soffriva un po' sull'asfalto. La Stratos, invece, era eccellente su tutti i terreni. Vincente dappertutto. Per me è stato un onore essere chiamato a questo test. Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo! Bellissimo. E sono rimasto molto stupito dal grip delle nuove Pirelli P7 Classic: è migliorata molto la tenuta e, quindi, la sicurezza. Di conseguenza sono migliori anche le prestazioni...”. Paolo Andreucci, invece, si è diviso fra la Delta S4 e la 037. E l'occasione era unica per fare un confronto fra le due Lancia dal pedigree vincente, con dei riferimenti interessanti anche alle S2000 di oggi... “Sono rimasto colpito dalla Delta S4: il motore è veramente potente, ha un'erogazione eccezionale. All'uscita di ogni curva è sempre in tiro e le prestazioni diventano subito... emozionanti. Dono rimasto colpito dal lavoro che i tecnici della Lancia avevano fatto sui differenziali 25 anni fa: non c'era l'elettronica di oggi eppure sono riusciti a scaricare in terra oltre 500 cavalli disponendo di una buona trazione. Pensavo che la S4 fosse più brutale, ma forse è stata configurata in un assetto che fosse gestibile dovendo far girare degli ospiti”. Eppoi non è detto che chi le usa adesso nei rally storici sia in grado di volare come i grandi campioni... “Effettivamente il set up era troppo morbido per il tipo di speciale che abbiamo affrontato. Un assetto più duro, infatti, mi avrebbe dato una maggiore precisione in inserimento: nel destra-sinistra avrei avuto meno rollio e anche in frenata avrei voluto meno beccheggio, con l'affondamento del muso nel trasferimento di carico. Sicuramente avrei avuto una macchina molto più nervosa, ma ci avrebbe guadagnato la prestazione”. Fisicamente la Delta S4 è più impegnativa di una Super2000 attuale? “Un po', ma non molto. La differenza grossa, invece, l'ho sentita con la Lancia 037. La S4 è una quattro ruote motrici dotata di idroguida che funziona solo quando si è in movimento e la taratura varia in funzione di quanto lavora il differenziale anteriore. Per quanto possa essere brutale nelle reazioni, non è particolarmente impegnativa fisicamente”. E la Lancia 037 è più faticosa? “Sì, il discorso per la 037 è molto diverso: sul tratto di strada che abbiamo percorso del Colle San Bartolomeo, con pezzi da percorrere in terza e quarta in piena accelerazione, l'impegno fisico non è esagerato, ma la musica cambia sul lento. Nei tornanti o nelle curve a bassa velocità con l'asfalto asciutto e, quindi, con molto grip, ci vuole una bella forza. E se inseriamo la fatica nel contesto delle gare dell'epoca che duravano quattro giorni, con i piloti che guidavano anche venti ore di seguito, beh mi tolgo tanto di cappello ai campioni che la sapevano sfruttare al 100 per cento: non bastava essere solo piloti veloci, ma bisognava essere anche alteti molto possenti!”. La 037 per cosa ti ha impressionato? La vettura a trazione posteriore doveva esaltare la guida pulita: all'epoca potevi forse essere uno dei migliori interpreti di questa Lancia... “Ti ringrazio del complimento! La 037 è una macchina che va guidata in maniera perfetta perché c'è l'anteriore che è molto leggero e non dà molta sicurezza in fase di inserimento di curva. Questo è un aspetto che non dà grande confidenza ad un pilota, perché, almeno inizialmente, c'è un ritardo nell'inserimento dovuto al fatto che tutto il peso grava sul posteriore. Su una macchina bilanciata (con distribuzione dei pesi 50 e 50) ogni colpo che si dà sullo sterzo, genera una reazione immediata. Anzi più si spostano le masse sull'anteriore e più è preciso l'inserimento. Io che sono abituato ad una macchina neutra a quattro ruote motrici, con questa trazione posteriore che ha tutto il peso dietro, mi sono trovato un po' di difficoltà di adattamento. È una questione di abitudine: perché nel veloce in un destra – sinistra da quarta, quando già si viaggia a oltre 140 km/h diventa fantastica, con una reattività micidiale. Questo aspetto è dovuto alla minima altezza da terra: c'è un baricentro che è bassissimo. Aggiungi che rispetto alle nostre Super2000, la 037 pesa circa 200 kg in meno, per cui nel veloce si ha la sensazione di volare, ma credimi l'impegno alla guida è molto fisico” “È vero che questa Lancia sente tutte le asperità del terreno? “Sulla mia Peugeot basta un colpo di sterzo per riprenderla, mentre sulla 037 si sentono eccome l'asperità dell'asfalto: la testa del pilota, quindi, non è impegnata solo in funzione della massima velocità, ma la mente deve dedicare dell'energia allo sterzo e questo ti costringe a guidare un po' in difesa, ragione per cui si perde qualcosa in prestazione pura. E questa è una sensazione che è destinata a sparire solo coprendo molti chilometri”. Quali altre differenze hai notato? “Sono rimasto colpito dal limitato spazio concesso alla pedaliera della Delta S4: i tre pedali sono molto vicini, anzi troppo. Io non ho un piede grande eppure ieri, mentre facevo il sedile con le scarpe normali, schiacciavo sempre due pedali. Se pigiavo la frizione, scendeva anche il freno. Sulla 207 S2000, invece, c'è molto spazio e anche l'altezza dei pedali è stata personalizzata. Si possono fare delle modifiche anche sulla Delta S4, ma in un ambito molto ristretto. Nella 037 la situazione era già migliore, ma è il resto dell'abitacolo ed essere molto sacrificato: ci stavo stretto io che non sono un cestista, mi domando come facessero a guidarla Markku Alen e Walter Rohrl che sono molto alti. Se guardate il tetto hanno recuperato un po' di spazio facendo due cupolini sagomati: così sono riusciti a “rubare” qualche centimetro in più. Se la Delta S4 faceva paura perché era un mostro di potenza, la 037 mi ha lasciato un po' perplesso perché davanti non ha niente a proteggere le gambe del pilota! A livello di sicurezza non rappresenta proprio il massimo: quando Anna ed io siamo saliti per la prima volta, ci siamo detti che i piloti che la guidavano erano dei matti perché non c'è proprio niente là davanti...”. Quale delle due Lancia ti è piaciuta di più? “Senza dubbio la S4, non solo per l'enorme potenza del motore: è quattro ruote motrici, i differenziali sono meccanici come oggi. Mi ci sono trovato a mio agio, perché ha molte caratteristiche che prefigurano le macchine di oggi. Ecco, diciamo che la frenata non è pari alla potenza per cui l'impianto va gestito, altrimenti si rischia di mettere in crisi l'impianto”. Ti avrebbe fatto paura correre con i mostri di Gruppo B, calandoti nella dimensione dell'epoca, visto che le attuali gomme Pirelli P7 Classic assicurano un grip nettamente maggiore e quindi più sicurezza? “Quando i Gruppi B erano arrivati a 600 cv di potenza si erano superati i limiti del pilota, anche perché le gomme erano pensate per durare solo una speciale, quando non si cambiavano addirittura durante un crono. Si era esagerato e drammaticamente si è visto, ma per converso oggi disponiamo di pochi cavalli: 350 non sono abbastanza per le vetture che abbiamo adesso con motori aspirati mono-farfalla. Io credo che bisognerebbe trovare un giusto compromesso, una via di mezzo. La Delta S4 è una bomba che trasmette grandi emozioni a chi la guida, ma le stesse emozioni le trasferiva anche a chi la vedeva passare in speciale”. Bisogna trovare delle chiavi diverse per ridare spettacolarità ai rally? “In un tornante stretto la mia Super2000 non riesco a metterla per traverso neanche se voglio: e non è solo dovuto al fatto che negli anni è molto migliorato l'assetto, ma con 1200 kg e circa 350 cv non c'è un rapporto peso/potenza che consenta una guida spettacolare. Chi sale al mio fianco può capire qual è l'impegno sulla Peugeot 207, ma vedere passare la macchina su strada oggettivamente non dà grande emozione. Bisognerebbe pensarci: non è affatto un tema trascurabile se si vuole coinvolgere il grande pubblico intorno ai rally”. Che impressione ti ha fatto percorrere in un giorno 40 anni di storia dei rally? “E' stata una emozione indimenticabile e sono grato alla Pirelli per l'opportunità che mi ha offerto. Mi piacerebbe che ci fosse un'altra possibilità per mettere a confronto le prestazioni pure delle varie vetture. A parità di pilota e di gomme sarebbe bello vedere quali differenze al chilometro ci sarebbero fra modelli di epoche totalmente diverse. E si potrebbero cronometrare le macchine con le gomme di un tempo e quelle attuali per scoprire quale è stata l'evoluzione tecnologica. Sarebbe bellissimo e sono sicuro che un evento come questo sarebbe in grado di richiamare un grande pubblico, come una gara importante”. L'idea è lanciata e la Pirelli è molto sensibile a queste iniziative. E voi cosa ne pensate?

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