Kubica: il miglior tempo che la F1 non deve dimenticare
Il polacco ha chiuso la prima giornata della seconda sessione di test collettivi a Barcellona in testa alla tabella dei tempi con l'Alfa Romeo: certo Robert disponeva di gomme C5, del serbatoio vuoto e del motore Ferrari in modalità piuttosto spinta, ma il suo giro ha un valore simbolico che vale una favola e che la F1 non valorizza.
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
D’accordo le gomme C5 a mescola morbida, d’accordo il serbatoio quasi vuoto, d’accordo la power unit in modalità da qualifica, ma la prestazione di Robert Kubica non può essere messa in sott’ordine.
L’unico collaudatore che ha guidato nella prima giornata di test collettivi della seconda sessione di collaudi invernali è stato il più veloce con l’Alfa Romeo C39. E al polacco è bastata solo una mezza giornata per piazzare la zampata e non essere più minacciato da nessuno lassù in cima alla lista dei tempi con quel 1’16”942.
Per Robert deve essere stata una soddisfazione che lo ripaga di anni di sacrifici. Perché Kubica dentro di sé si sente il campione che avrebbe potuto lottare per il mondiale prima che quel maledetto incidente alla Ronde di Andora 2011 lo ha deturpato nel fisico, ma non nel morale.
La Formula 1 non deve dimenticare questa giornata. Non può e non deve essere ridotta a un episodio. Certo Kimi Raikkonen con la stessa Alfa Romeo C39 la scorsa settimana si era issato in vetta alla tabella della prima giornata, ma c’erano solo monoposto al debutto che non hanno cercato le prestazioni per scoprire il loro potenziale ma avevano lavorato per l’affidabilità.
Ora abbiamo macchine che sono in piena metamorfosi in vista dell’Australia e la pretattica trova il tempo che trova. Ciascuna squadra segue il suo programma di lavoro, senza inseguire gli altri, come è giusto che sia, ma il giro di Robert ha appagato i tecnici della squadra di Hinwil.
Un autorevole esponente del team ha apprezzato il fatto che il polacco abbia saputo gestire la mescola morbida nel T1 per avere ancora una buona aderenza nel T3, dove molti arrivano, invece, con il pneumatico già finito. L’esperienza di Robert è uno dei bagagli che l’Alfa Romeo potrà sfruttare quest’anno nella speranza di risalire la china del mondiale Costruttori, dopo la caduta all’ottavo posto.
E questa giornata ripaga forse Kubica di una stagione, quella dell’anno scorso, nella quale è stato umiliato dalla peggiore Williams della storia. E si doveva giocare l’ultimo posto in griglia con George Russell, un giovane di belle speranze al quale non bastava il talento per stare davanti al pilota con un braccio solo, ma aveva bisogno di ricorrere anche a tutti gli “aiuti” della squadra per dimostrare a Toto Wolff di non aver “battezzato” il giovane sbagliato.
Robert non si è mai lamentato, dimostrandosi un professionista serio. Ma deve essere molto dura affrontare un’intera stagione come Sancho Panza contro i mulino a vento. Il ritorno di Kubica in F1 doveva essere una bella favola da scrivere, che doveva dare il valore dell’uomo a prescindere dalla macchina.
E la storia ha, finalmente, trovato un’appendice felice: perché il pilota che non merita di correre i GP, è stato inseguito da diversi team per il ruolo di test driver, forse perché disponeva di un budget allettante di un’azienda che ha creduto nella sua favola.
Kubica oggi ha dimostrato di essere un pilota integro, pur con le sue oggettive limitazioni. E qualche sassolino dalla scarpa ora se l’è tolto ammettendo che con l’Alfa Romeo “…la pista di Barcellona ora ha tre curve in meno che l’anno scorso…”.
Il lay out di Montmelò ovviamente non è cambiato: Robert non è più stato costretto a parzializzare il gas con una vettura che non stava in pista, ma certe pieghe le ha potute affrontare in pieno come tutti gli altri.
È una giornata che la F1 non deve archiviare troppo in fretta: Kubica non è Nikita Mazepin che l’hanno scorso aveva svettato nei test post GP di Spagna con la Mercedes W10 che è poi diventata la monoposto campione del mondo. E' stato il più veloce con un’Alfa Romeo che sarà costretta a lottare nella seconda metà della griglia.
Grazie, Robert perché c'è ancora una F1 che non è fatta solo di bulloni e di DAS, ma anche di uomini. E di fenomeni.
Be part of Motorsport community
Join the conversationShare Or Save This Story
Iscriviti ed effettua l'accesso a Motorsport.com con il tuo blocco delle pubblicità
Dalla Formula 1 alla MotoGP, raccontiamo direttamente dal paddock perché amiamo il nostro sport, proprio come voi. Per continuare a fornire il nostro giornalismo esperto, il nostro sito web utilizzala pubblicità. Tuttavia, vogliamo darvi l'opportunità di godere di un sito web privo di pubblicità e di continuare a utilizzare il vostro ad-blocker.
Top Comments