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Formula E: la costanza non è l'elemento chiave per il titolo

Andare costantemente a punti potrebbe non essere la scelta vincente per puntare al titolo in Formula E, complice anche un format di qualifica penalizzante per i piloti di vertice e creato per scompigliare le carte.

Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5

Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5

Sam Bloxham / Motorsport Images

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La Formula E sarebbe in grado di guadagnare un bel po' di soldi se avesse un barattolo delle parolacce per ogni volta che uno dei suoi 24 piloti ha pronunciato la parola con la lettera "C".

Ma più che questa, è costanza la parola con la lettera "C" che si è pronunciata con maggiore frequenza nel paddock della serie elettrica ed l'elemento che Sam Bird, Nyck de Vries, Edoardo Mortara e Robin Frijns hanno dichiarato come fondamentale quando si sono trovati al comando della classifica piloti in più occasioni in questa stagione.

Questo approccio sembra essere quello più corretto in un campionato che ha visto ben 9 diversi vincitori nelle 11 gare sino ad ora disputate.

Sam Bird, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5, Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5

Sam Bird, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5, Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5

Photo by: Simon Galloway / Motorsport Images

Tuttavia la Formula E non consente questo tipo di ragionamento. Il format di qualifiche, infatti, vede i primi sei piloti in classifica costretti a scendere in pista nel primo gruppo, patendo così lo scarso livello di grip che, inevitabilmente, fa ottenere tempi sul giro più lenti. I piloti di vertice, quindi, sono spesso obbligati a scattare dalle retrovie, mentre quelli delle prime file hanno l’occasione di rimontare posizioni in campionato per poi essere costretti ad affrontare la successiva sessione di qualifiche nei primi gruppi con tutte le difficoltà che questo comporta.

Giunti ormai alla fase finale della stagione è forse il caso di cambiare l’approccio per poter puntare al titolo?

Analizzando le statistiche la risposta potrebbe essere affermativa. La vittoria di Mortara nella seconda gara di Puebla è arrivata dopo il suo terzo posto nel round di apertura del Messico (complice anche la squalifica subita da Wehrlein), ma questa è stata l’unica eccezione in una stagione in cui tutte le gare, ad esclusione di quella di Monaco, si sono svolte su due giorni con risultati spesso altalenanti.

Il successo di Bird a Diriyah è arrivato il giorno dopo del ritiro dell’inglese, così come la vittoria di Verge a Roma ha fatto seguito ad un dodicesimo posto ed ancora, la vittoria in Italia in Gara 2 da parte di Vandoorne è giunta dopo il ritiro patito in Gara 1.

Dopo Mortara è stato Maximilian Gunther il pilota che si è più avvicinato ad una costanza di rendimento. Il successo del tedesco a New York è seguito al settimo posto ottenuto nella precedente gara di Puebla.

Robin Frijns (NLD), Envision Virgin Racing, Audi e-tron FE07

Robin Frijns (NLD), Envision Virgin Racing, Audi e-tron FE07

Photo by: Andrew Ferraro / Motorsport Images

Bisogna però analizzare il modo in cui il format di qualifiche tende a remare contro la costanza di chi punta al titolo. Solo in cinque occasioni un pilota del Gruppo 1 è riuscito ad accedere alla superpole per poi rendersi protagonista di una gara di livello, mentre le altre volte uno o più dei primi sei della classifica ha faticato ad entrare in top 10.

Al contrario i partecipanti del Gruppo 3 (dal 12° al 18° posto in classifica) possono contare su 26 apparizioni in superpole, mentre quelli del Gruppo 4 (gli ultimi sei), hanno partecipato alla superpole in diciassette occasioni.

Si può quindi affermare come questa sia la prova che il format di qualifica ha soddisfatto il suo scopo originale: creare griglie imprevedibili per garantire che 10 delle 12 squadre possano lottare per una vittoria.

Motorsport.com ha già spiegato perché le squadre e i piloti si sono stancati di tutto ciò e come gli organizzatori della Formula E stiano cercando di intervenire per creare meno artificialità ed aiutare la serie ad attrarre un pubblico sempre maggiore. Fino a quando, però, non arriverà quel cambiamento di filosofia, i piloti di Formula E dovranno giocare con le regole presenti.

La costanza, tuttavia, può essere considerata davvero l’elemento chiave per il successo finale? Con 100 punti ancora in palio, tutti i piloti in griglia sono ancora matematicamente in lizza per il titolo, ma puntare ad una costanza di risultati da qui alla fine della stagione non consentirà agli outsider di fare il colpaccio.

Ovviamente un successo di tappa, specie considerando i 25 punti a disposizione, si rivelerà fondamentale per ambiare all’obiettivo più importante, ma poi a questo si dovrà fare seguito con piazzamenti a punti concreti.

A parte il successo di Mortara in Messico, solo altri due piloti si sono avvicinati a questo tipo di risultato in un doppio round. Cassidy ha guadagnato il quarto e il secondo posto a New York City (30 punti), mentre Evans ha ottenuto un terzo e sesto posto a Roma (23 punti).

In questa considerazione non si può poi non tener conto dei rischi che si possono correre qualora si spinga al massimo nel giro conclusivo per ottenere una manciata di punti. Evans lo ha dimostrato la passata stagione.

Il pilota della Jaguar si trovava secondo in classifica dietro da Costa quando il paddock si è riunito a Tempelhof dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, ma ha concluso il campionato in settima posizione.

Edoardo Mortara, Venturi Racing, Silver Arrow 02

Edoardo Mortara, Venturi Racing, Silver Arrow 02

Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images

In qualche modo, in questo 2021, abbiamo iniziato ad assistere ad un gioco di strategia in gara da parte dei team per influenzare il gruppo di qualifica dei propri piloti. In occasione dell’ultimo giro dell’E-Prix di New York la Nissan ha orchestrato uno scambio di posizioni tra Rowland e Buemi per consentire all’inglese di chiudere alle spalle dello svizzero in settima posizione. Così facendo, Rowland non è entrato nello stesso gruppo di da Costa ed Evans ed ha affrontato le qualifiche della domenica nel Gruppo 2.

Questa strategia, tuttavia, può rivelarsi anche controproducente. Rowland avrebbe dovuto trarre un beneficio in qualifica, ma quando la pioggia ha fatto la sua breve apparizione sul tracciato di Brooklyn Street il risultato finale ha visto l’inglese ottenere un modesto sedicesimo tempo.

Per piloti del calibro di Bird, da Costa e Frijns una mossa di questo genere può rivelarsi un azzardo enorme, e con le piogge previste per Londra il rischio potrebbe aumentare notevolmente.

Per qualsiasi stratega che scegliesse di sacrificare un buon piazzamento in gara per puntare ad un gruppo di qualifica più conveniente, qualora questa tattica si rivelasse sbagliata potrebbe rendere amari gli schizzi di champagne spruzzati da qualcun altro in pit lane.

Tuttavia, in una stagione che ha visto più vincitori che piloti in grado di andare costantemente a punti, con un format di qualifica creato per alterare i valori in campo, forse la costanza non è più la chiave di lettura per puntare al titolo. Forse rischiare è l’unico modo per poter centrare l’obiettivo più importante.

 

 

 

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