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Duval: “Mi sono fermato un giro prima e ha funzionato!”

Il pilota francese della Faraday Future Dragon Racing non torna sull’argomento del qui pro quo con Jérôme D’Ambrosio, ma è felice della strategia e delle mosse alla base del sesto posto argentino.

Loic Duval, Dragon Racing

Loic Duval, Dragon Racing

LAT Images

Loic Duval, Dragon Racing
Nicolas Prost, Renault e.Dams; Loic Duval, Dragon Racing
Loic Duval, Dragon Racing, Spark-Penske, Penske 701-EV
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing, Spark-Penske, Penske 701-EV
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing, Spark-Penske, Penske 701-EV
Jérôme d'Ambrosio, Dragon Racing, Spark-Penske, Penske 701-EV

Benché condita dalle polemiche per un sorpasso in extremis al compagno di squadra Jérôme D’Ambrosio, episodio che ha fatto parlare a lungo l’ambiente del Campionato FIA di Formula E all’indomani della gara di Buenos Aires, la sesta posizione è una performance che piace a Loïc Duval e alla Faraday Future Dragon Racing, i quali hanno entrambi messo un po’ di fieno in cascina.  

Il veterano francese, soltanto quattordicesimo in qualifica, è stato capace di recuperare molti posti in corsa, mettendo a frutto non soltanto la strategia azzeccata dalla squadra di Jay Penske, ma anche la buona conoscenza della pista e della monoposto che si era già consolidata nelle edizioni 2015 e 2016 della corsa argentina. 

 

“Quelle che si disputano a Buenos Aires sono sempre delle buone gare. La pista è davvero ottima per la Formula E ed è di sicuro molto divertente. E comporta sempre una lotta durissima, quando si parte a centro gruppo, il che è stato il mio caso. Devi attaccare, sorpassare, e ti devi nel contempo difendere dagli assalti altrui. Ho portato a termine il primo stint domandandomi: 'rimarrò dove sono o guadagnerò una posizione?'”, ha detto il pilota di Chartres. 

“Alla fine, unitamente alla squadra, ho deciso di provare davvero a guadagnare un posto in classifica e pertanto mi sono fermato ai box un giro prima del previsto, o del normale, per così dire, il che porta sempre con sé il rischio di un secondo stint ‘orribile’. Però ce l'abbiamo fatta e, al termine della gara, in Argentina ero anche abbastanza messo bene da un punto di vista dell'energia residua”. 

 

E ancora: “Gli avversari a un certo punto, all'inizio della gara, mi hanno raggiunto, dopodiché alle mie spalle si è presentato anche Jérôme (il compagno D’Ambrosio, ndr). Gli ho lasciato un piccolo spazio, di cui lui ha subito approfittato per superarmi. Successivamente, sono stato in grado di stargli più vicino e di risparmiare energia, perché sapevo che alla resa dei conti avrei avuto la mia possibilità. E poi, proprio all'ultimo giro, sono riuscito a scavalcarlo alla prima curva". 

"Ho visto che c'era una bandiera gialla alla curva 4, ma sono stato in grado di affrontarla ‘lift and coast’ (cioè, scientemente al di sotto del teorico limite prestazionale, ma senza perdere troppo tempo, ndr). La situazione non ha aiutato lui nella battaglia con Daniel (Abt, ndr), ma ha funzionato abbastanza bene per me", ha concluso Loïc Duval. 

 

 

 

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