Red Bull: c'è una sospensione che fa volare Verstappen?
Nel paddock crescono le voci secondo le quali dopo l'uscita di Budkowski dalla FIA si siano allentate le maglie sui sistemi idraulici delle sospensioni bandite a inizio anno. A cosa è dovuta la crescita prestazionale della RB13 dell'olandese?
Red Bull Racing RB13, sospensione anteriore
Giorgio Piola
Al termine delle qualifiche disputate ieri a Città del Messico, Max Verstappen era molto arrabbiato con se stesso. Mentre Sebastian Vettel ha ottenuto una grande pole position mettendo insieme il giro perfetto (definizione che si utilizza quando il tempo ottenuto coincide con i migliori tre parziali), l’olandese della Red Bull ha lasciato per strada 242 millesimi, un margine che gli è costato quella che sarebbe stata la sua prima pole position in Formula 1. Ma anche se relegato alla seconda posizione sulla griglia di partenza, la performance di Max ha stupito molto, così come il potenziale velocistico della sua monoposto.
La crescita della Red Bull è iniziata in modo evidente a partire dalle gara asiatiche post-Monza. Nei primi tredici Gran Premi della stagione il migliore risultato ottenuto da Verstappen in qualifica era stato il quarto tempo di Monte Carlo e Silverstone, ma dal circuito di Marina Bay ha cambiato passo.
Secondo a Singapore, terzo in Malesia, quarto in Giappone e secondo in Messico, dopo la penalità scontata ad Austin a causa della sostituzione della power unit. Un cambio di passo netto, che incuriosisce perché non è coinciso con grandi novità tecniche visisibili sulla RB13.
Quella strana coincidenza...
Nel paddock ci sono diverse ipotesi. Una corrente di pensiero sostiene che la squadra inglese sia riuscita a trovare un equilibrio quasi perfetto sul fronte della gestione degli pneumatici, ma c’è chi va oltre, collegando la crescita della Red Bull alle… dimissioni di Marcin Budkowski dalla responsabilità tecnica della FIA.
L’ingegnere polacco lo scorso inverno aveva lanciato una crociata contro i sistemi di sospensioni in grado di emulare il comportamento di un correttore d’assetto, fissando cinque punti che hanno chiarito ciò che la Federazione avrebbe punito.
Nel paddock di Barcellona (erano in corso i test pre-campionato) si era parlato di un indirizzamento particolare verso le monoposto di Red Bull e Mercedes, presentatesi poi a Melbourne senza alcun problema in sede di verifica tecnica.
Il contesto si presta alle ipotesi da paddock, perché la crescita della Red Bull è coincisa proprio con le dimissioni di Budkowski: la partenza del polacco potrebbe aver suggerito l’idea di rispolverare soluzioni messe da parte lo scorso inverno? Il dubbio è alimentato dalle prestazioni della RB13 che in questi giorni sta anche sperimentando una sospensione anteriore con il bracket che è più più estrema di quella che è stata montata sulla SF70H...
Ma la PU Renault cresce
C’è anche chi sostiene che l’incremento della performance in qualifica della Red Bull sia dovuto alla power unit Renault. L’unità francese sta vivendo una seconda parte di stagione a due facce: da una parte sono sorti evidenti problemi di affidabilità (che hanno coinvolto tutti i team che utilizzano la loro power unit), ma le performance sono in ascesa, e probabilmente le due cose sono collegate.
Il motore Renault ibrido ha sempre avuto il suo maggior problema in modalità qualifica, non riuscendo a garantire quel plus di potenza (l’ormai celebre bottone magico) che le mappature di Mercedes e Ferrari riescono a fornire.
Nella sede di Viry-chatillon si lavora da tempo per colmare questa lacuna, e forse qualcosa con l’ultima versione della power unit (concessa a Verstappen ma non a Ricciardo) si è mosso nella giusta direzione.
Ma al momento l’unica certezza è che quando ci si affaccia in prima fila si finisce sotto riflettori molto più potenti rispetto al resto dello schieramento, e ciò che non trova una spiegazione immediata (aspetto frequente in Formula 1) finisce per diventare oggetto di discussioni. Gradite, da un certo punto di vista, perché è legge di paddock che quando si hanno troppi amici vuol dire che in pista le cose non vanno per il meglio...
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