Giacomelli: "Il ritorno dell'Alfa Romeo fa bene alla Formula 1"
L'ex pilota bresciano commenta in modo positivo la partnership del marchio del Biscione con la Sauber. Bruno ricorda anche il ritorno alle corse dell'Alfa alla fine degli anni '70 e rammenta quella vittoria sfumata a Watkins Glen.
Foto di: LAT Images
“Non sono sorpreso più di tanto: era da tempo che si parlava di un ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1. Ora sono contento che si faccia. Ovviamente non c’è più l’Autodelta che avevo conosciuto io, ma questo rientro non può che essere un bene per la Formula 1”.
Chi parla è Bruno Giacomelli, pilota bresciano che oggi ha 65 anni con alle spalle 69 GP di Formula 1, una cinquantina disputati al volante di monoposto Alfa Romeo…
“Credo che sia un’operazione positiva, specie se permetterà di far vendere più macchine nel mondo. Che le Alfa non siano più prodotte a Milano lo sanno tutti, ma al giorno d’oggi non credo che sia un problema: l’importante è che il Marchio torni in auge nelle corse perché potrà trascinare il prodotto di serie”.
Che impressione ti sei fatto dell’operazione condotta in prima persona da Sergio Marchionne?
“I termini precisi non mi sono ancora chiari, ma li conosceremo nella conferenza stampa in programma ad Arese sabato, dove sono stato invitato. Mi sembra che ci sono le idee chiare per far crescere dei giovani piloti. Poi dipenderà da quanti soldi saranno investiti per vedere se ci sarà anche Antonio Giovinazzi al fianco di Charles Leclerc. Me lo auguro…”.
L’Alfa Romeo si riaffaccia nei GP dopo un’assenza di 33 anni. Un periodo “geologico” quasi identico a quello aveva separato i due mondiali vinti nel 1950 con Nino Farina sulla 158 e nel 1951 con Juan Manuel Fangio sulla 159…
“Dopo una fase di apprendistato nel 1979 – racconta Giacomelli – avevamo nel 1980 una monoposto che disponeva di un motore 12 cilindri molto potente e una monoposto acerba che migliorava di gara in gara. E la pole position del GP Usa a Watkins Glen ne era stata la prova, ma la squadra era giovane ed andava costruita per sfidare Williams, Ligier e Brabham”.
Bruno Giacomelli condusse in testa 32 giri e poi fu costretto al ritiro per un problema alla bobina…
“Si era spento il motore all’improvviso, senza che ci fosse stato alcun preavviso prima. Il bello è che non stavo tirando: riuscivo a controllare la corsa in maniera agevole pur rinunciando agli ultimi 500 giri di motore per preservare l’affidabilità. In realtà non era la prima volta che una bobina ci aveva creato dei problemi…”.
Cosa sarebbe cambiato nella storia Alfa Romeo se tu avessi vinto quel Gran Premio?
“Credo molto sia per la squadra di Arese che per me. Io avevo rifiutato un’offerta della Williams che mi voleva per la stagione 1980 che poi è stata vinta da Alan Jones credendo ciecamente nel potenziale del biscione. Fu un anno nel quale successero tante cose, a cominciare dalla tragedia del mio compagno di squadra, Patrick Depailler, morto nei test di Hockenheim. Eppure il team diretto da Carlo Chiti reagì bene alle difficoltà”.
E poi cosa successe?
“All’epoca l’Alfa Romeo era un marchio di Stato per cui c’era un forte coinvolgimento della politica nelle scelte della squadra. Pensa che prima di Watkins Glen provai a Balocco una F.1 con la quale feci il record della pista dopo pochissimi gir, ma si trattò di una macchina che poi non ha mai corso perché nel frattempo erano stati cambiati i regolamenti e la Goodyear decise il ritiro dai GP”.
Nel 1981 Bruno Jack o’ Malley, come era stato soprannominato dagli inglesi il bresciano, era riuscito a conquistare solo un podio a Las Vegas…
“Si era rinunciato troppo presto – conclude Giacomelli – la vittoria a Watkins Glen avrebbe potuto cambiare il corso dell’Alfa Romeo in F.1 che poi si limitò di dare i motori all’Euroracing. Sono convinto che questa nuova avventura che parte oltre 30 anni da quell’esperienza parta da altre basi. Sono curioso… “.
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