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Intervista

Patrese: "Frank era un amico, con lui ho vissuto gli anni più belli"

Il pilota padovano ha trascorso cinque anni alla Williams: "Frank voleva che parlassimo sempre in italiano anche quando dovevamo discutere dei contratti. E' sempre stata una oersona corretta, anche se la gestione del team per i piloti era durissima". Riccardo ricorda che il team principal lo voleva in squadra già nel 1977: "Ero in ballo con Jones, ma avevo preferito la Shadow poi diventata Arrows. E' stata la fortuna di Alan...".

Riccardo Patrese, Williams FW14 Renault

Riccardo Patrese, Williams FW14 Renault

LAT Images

Addio Frank Williams

Il mondo della F1 e del motorsport piange la scomparsa di Frank Williams: ecco i ricordi di colleghi, amici e rivali con i quali si è confrontato sulle piste di tutto il pianeta.

Riccardo Patrese ha avuto la voce rotta dalla commozione nell’apprendere della scomparsa di Frank Williams. Il pilota padovano è in convalescenza dopo un intervento chirurgico bilaterale alle anche, ma è in costante ripresa dopo aver lasciato l’ospedale in piedi sulle stampelle dopo cinque giorni dall’operazione.

“Frank è stata una delle persone più importanti della mia carriera in F1 e ho avuto l’onore di correre per cinque campionati nel suo team che era il più competitivo della mia epoca. Con Patrick Head e Adrian Newey si sono colti dei risultati molto importanti: era un team nel quale la vita del pilota era molto dura, ma posso dire che la gestione era molto trasparente”.

Riccardo Patrese, Nico Rosberg, Sir Frank Williams

Riccardo Patrese, Nico Rosberg, Sir Frank Williams

Photo by: Joe Portlock / Motorsport Images

Che tipo era Sir Frank?
“Si è sempre dimostrato un amico che ha avuto grande simpatia per me dall’inizio della mia carriera in F1. Mi aveva già cercato nel 1977 quando stava allestendo la squadra che poi avrebbe fatto la storia con i colori Fly Saudia. Per il debutto della sua nuova scuderia nel 1978 era in dubbio se prendere me o Alan Jones”.

“In verità entrambi aspettavamo una risposta della Shadow per un posto e la priorità era restare nel team che poi si sarebbe trasformato in Arrows, perché fino ad allora Frank non aveva ottenuto grandi traguardi in F1. Mi ricordo che ne parlai proprio con Alan sul da farsi e condividemmo le scelte: io restai in Arrows, mentre Jones andò in Williams. E ti posso assicurare che fu la sua fortuna”.

Frank Williams con Alan Jones

Frank Williams con Alan Jones

Photo by: Williams F1

“Tutto questo per dire che Frank mi teneva in grande considerazione e dieci anni dopo approdai alla Williams su consiglio di Bernie Ecclestone che gli fece il mio nome per un test e ne seguì un rapporto che è durato cinque anni. Ho vissuto il periodo più bello della mia carriera”.

“Frank amava parlare diverse lingue e l’Italia, specie all’inizio della sua carriera l’aveva frequentata molto trovando molti aiuti ai suo progetti, per cui padroneggiava la nostra lingua piuttosto bene. Con lui non dovevo parlare in inglese, ma solo italiano, anche quando dovevamo discutere dei contratti, perché io mi sono sempre fatto tutto da solo, senza manager al seguito. Avevamo un rapporto genuino basato sul rispetto e l’amicizia”.

Podio: il vincitore della gara Riccardo Patrese, Williams, Nigel Mansell, Williams spruzza lo champagne al GP del Messico del 1991

Podio: il vincitore della gara Riccardo Patrese, Williams, Nigel Mansell, Williams spruzza lo champagne al GP del Messico del 1991

Photo by: Ercole Colombo

D’accordo Riccardo, ma la storia della Williams è fatta di rapporti molto turbolenti della squadra con i piloti, davanti a tutto c’era il team…
“Ma deve essere così. Per i piloti era non dura, ma durissima perché le aspettative erano sempre molto elevate e ogni errore veniva messo in risalto, criticato. Ma non erano esigenti solo con me: lo stesso trattamento lo riservavano anche a Mansell. Anni dopo l’ho detto a Patrick che si erano troppo rammolliti con i piloti e si è visto anche nei risultati. Oggi i piloti sono tenuti nella bambagia e coccolati, altro che ramanzine!”.

Ma l’uomo Frank era diverso dal team principal?
“Lo ricordo una persona affabile con la quale si poteva parlare liberamente e aveva un’indole commerciale che gli permetteva di trovare sponsor importanti con una certa facilità. È un uomo che ha costruito un qualcosa di straordinario”.

“Dopo l’incidente nel quale è rimasto tetraplegico il mio rispetto nei suoi confronti è cresciuto perché a lungo ha saputo condurre la squadra con una grande lucidità mentale, pur trovandosi in una condizione fisica molto difficile. È stato molto tenace nel curarsi per cui è arrivato fino alla soglia degli 80 anni. Alla fine ha dovuto passare la gestione della squadra alla figlia e penso che poi abbia sofferto l’uscita della famiglia dal team. Penso che a quel punto si sia un po’ lasciato andare. È stato un grande personaggio del nostro mondo ed è giusto ricordarlo come merita…”.

Frank Williams e Patrick Head

Frank Williams e Patrick Head

Photo by: Motorsport Images

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