Analisi Ferrari: dalle isteresi delle gomme alle isterie dei piloti?
Vettel sbatte in mattinata e tocca i rail due volte in qualifica: le difficoltà del quattro volte campione del mondo testimoniano quanto la SF90 sia problematica da guidare a Monaco in certe condizioni. Perché la Rossa con quell'anteriore troppo alto tende a "galleggiare"?
Foto di: Andy Hone / Motorsport Images
Un fatto è certo: la Scuderia non riesce a sfruttare in pieno il potenziale della SF90. Kevin Magnussen con la Haas è arrivato ad appena 162 millesimi dalla Rossa. Sebastian Vettel, quarto nella griglia del GP di Monaco, domani vedrà scattare alle sue spalle il danese, sesto con la “Ferrarina”.
Il che è tutto dire! Certo la squadra clienti utilizza il motore 2 che sulla VF-19 fa il suo debutto nel Principato, mentre la Rossa è tornata all’unità 1 di inizio campionato. Ma non può questa variabile giustificare il ridotto divario che separa le due monoposto, altrimenti a Maranello non avrebbero rinunciato al 6 cilindri più recente. Sarebbe veramente troppo semplicistico, per cui questo argomento lo mettiamo da parte.
Però è un dato di fatto che Kevin Magnussen riesca a mandare in temperatura le famigerate gomme anteriori, mentre Sebastian Vettel ha fatto una gran fatica per chiudere un giro dignitoso con una monoposto che è la capostipite di quella del team americano made by Varano de’ Melegari.
Charles Leclerc questa mattina ha trovato le condizioni ideali per la SF90: 20 gradi di aria e 32 di asfalto. Temperature che hanno permesso al monegasco di sparare un tempo di 1’11”265 che lo ha proiettato al primo posto nella sessione, anche davanti alle due Mercedes che, magari, non avevano ancora dato boost al motore, mentre un po’ di “party mode” è stato usato per il ferrarista.
Il monegasco in Q1 con 21 gradi di aria e 45 di asfalto, vale a dire 13 gradi in più del mattino, ha peggiorato la sua prestazione di nove decimi, girando in 1’12”149, prima del patatrac che lo ha tenuto inspiegabilmente fermo nel box, come se quella prestazione così poco brillante potesse bastare a passare la prima tagliola.
Certo in Q1 il motore era tornato a una mappatura normale, ma Sebastian Vettel con la forza della disperazione ha messo la Rossa davanti a tutti nel giro della bandiera a scacchi con un tempo di 1’11”434 che, comunque, era peggiore di un paio di decimi rispetto a quello siglato da Leclerc nelle libere del mattino.
Eppure con una temperatura dell’asfalto più alta la Rossa non è riuscita a innescare le gomme anteriori per portarle nella finestra di utilizzo, mentre la “Ferrarina”, vale a dire la Haas di Magnussen c’è riuscita, tant’è che il danese ha tolto quattro decimi dal tempo del mattino e in Q3 ne ha levati altri sette, mentre Vettel ha avuto una crescita di mezzo secondo e il poleman Lewis Hamilton ha registrato un incremento prestazionale di un secondo e quattro decimi.
È fin troppo evidente che c’è qualcosa che non quadra nella progressione della Ferrari rispetto agli altri. La Rossa non dà fiducia a chi la guida: Vettel ha sbattuto a Sainte Devote dopo 20 minuti di libere 3 e poi ha “baciato” le barriere altre due volte. Troppi errori per un quattro volte campione del mondo, per quanto possa avere il morale sotto ai tacchi per un’altra stagione in Rosso da buttare via.
Il tedesco si è assunto tutta la responsabilità dell’errore del mattino, ma non ci vuole uno scienziato per vedere che la Ferrari ha un avantreno che “galleggia” (è più alto da terra di qualche millimetro) e genera sottosterzo.
I piloti, quindi, non riescono a disegnare le traiettorie ideali, ma devono percorrere più strada usando un angolo di sterzo maggiore che contribuisce a mandare in crisi le gomme direzionali. Ogni volta che cercano di forzare la situazione (anche Charles ha rischiato in Q1 di stampare la Rossa all’uscita della Rascasse) a Monte Carlo rischiano di sbattere. Più che cercare le isteresi delle gomme, a Maranello è meglio che lavorino per evitare le isterie dei piloti.
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