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F1 | Ferrari: l'aria rarefatta è un vantaggio o un handicap?

La Red Bull arriva in casa di Sergio Perez con una R18 che sulla carta potrebbe sembrare meno dominante rispetto agli anni passati. La macchina di Newey quest'anno eccelle in velocità massima, ma in Messico serve il massimo carico aerodinamica (le ali sono quelle di Monte Carlo) per l'aria rarefatto dei 2.200 metro di quota. Questa volta Ferrari e anche Mercedes potrebbero avere caratteristiche più favorevoli, anche se il motore Honda con il turbo più grande regala un vantaggio a Milton Keynes.

Ferrari F1-75

Foto di: Erik Junius

Il GP del Messico negli ultimi cinque anni è stato un terreno di caccia di Red Bull e Mercedes. Il team campione del mondo ha vinto tre volte (nel 2017, 18 e 21), la Stella due (2016 e 19) considerando che nel 2020 non si era corso per il COVID, mentre la Ferrari è stata a… guardare.

Quella dei fratelli Rodriguez è una pista strana perché ha una caratteristica che non si trova in nessun’altro tracciato del mondiale di F1: si corre a oltre 2.200 metri di quota e l’aria è molto rarefatta, per cui le squadre sono obbligate a ricorrere a specifiche configurazioni per penalizzare di meno le loro vetture a livello prestazionale, ma anche per garantire l'affidabilità.

Sui mille cavalli di potenza delle power unit si può arrivare a perdere fino a 120 cavalli, mentre se si valuta 100 l’efficienza aerodinamica di una F1 al livello del mare, si scende a poco più di 70 in altura. È evidente che è necessario effettuare degli interventi per sfruttare al massimo il potenziale a disposizione.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Photo by: Motorsport.com / Japan

La Red Bull ha beneficiato nel tempo di una monoposto che era l’opposto della RB18 votata alla massima efficienza aerodinamica: le vetture precedenti di Adrian Newey erano velocissime in curva, grazie allo sfruttamento dell’assetto Rake, ed era meno brillanti sui rettilinei, dove erano le Mercedes a sfoderare i picchi di velocità massima alla speed trap, ma avevano decisamente più carico aerodinamico grazie al corpo vettura più efficiente.

Non solo, ma il turbo Honda, con un compressore più grande della concorrenza aveva consentito di limitare la perdita di potenza, avendo una risposta del sistema di sovralimentazione più pronta grazie alla maggiore aria compressa.

Con l’avvento delle monoposto a effetto suolo i valori sono decisamente cambiati: la Red Bull è diventata l’emblema della macchina efficiente che si permette di gareggiare con ali decisamente meno cariche e mostra velocità irraggiungibili per chiunque altro in fondo ai dritti. Riuscirà a caricare in modo adeguato la RB18 in Messico per esprimere la downforce necessaria a essere dominante anche in questo appuntamento?

La domanda è interessante, perché questa volta sono Ferrari e Mercedes ad essere più a loro agio nel lento e potrebbero trarre vantaggio dalle caratteristiche della F1-75 e dalla W13 per trovare una giornata di gloria in Messico.

Le simulazioni del Cavallino, infatti, hanno dato indicazioni positive e, magari in condizioni di utilizzo diverse dal solito, la Ferrari potrebbe non essere la sola a subire un degrado delle gomme per gli ormai abituali surriscaldamenti durante i run di gara che vengono invece ben coperti durante il giro secco nelle qualifiche.

Ferrari F1-75, dettaglio del motore 066/7

Ferrari F1-75, dettaglio del motore 066/7

Photo by: Giorgio Piola

A livello di sfruttamento del turbo la Honda conserva la soluzione più adatta all’aria rarefatta, mentre la Ferrari quest’anno ha deliberato un sistema di sovralimentazione leggermente più piccolo, finalizzato a raggiungere un regime di rotazione di soli 100 mila giri, senza arrivare al limite concesso dal regolamento (125.000 giri) per puntare a un minore ritardo nel tempo di risposta e assicurare quell’accelerazione in uscita dalle curve che viene esaltata da un’ottima trazione.

In Messico il recupero del carico dovrebbe avere un valore maggiore rispetto alla perdita di potenza: se i tecnici del Cavallino troveranno un buon compromesso di setup, potrebbe non sembrare una bestemmia sperare nel ritorno al successo della rossa che manca dal lontano GP d’Austria.

George Russell, Mercedes W13

George Russell, Mercedes W13

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Anche la Mercedes nutre delle speranze, dopo aver fatto bella figura ad Austin: la W13, essendo una macchina che Toto Wolff ha definito dotata di paracadute a causa del drag che genera, una volta tanto potrebbe trarre un beneficio da quello che è un difetto, rendendosi più appetibile al circuito centro americano. La squadra di Brackley potrà beneficiare anche della nuova ala anteriore rivista e corretta dopo la bocciatura di Austin…

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