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Analisi

F1 | Ecco perché l'attuale Sprint Qualifying è un flop

La grande rimonta di Lewis Hamilton ha nascosto le pecche della terza Sprint Qualifying della stagione. Analizziamo perché l'attuale format non ha dato i riscontri sperati per ciò che riguarda lo spettacolo in pista.

Valtteri Bottas, Mercedes W12, Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, Sergio Perez, Red Bull Racing RB16B, Carlos Sainz Jr, Ferrari SF21, e il resto delle auto alla partenza

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

In uno dei suoi ultimi lavori, Roger Waters - ex bassista e autore dei Pink Floyd - ha scritto un brano dal nome: "Is this the life we really want?". Ovvero: "E' davvero questa la vita che vogliamo?". Una frase che, almeno una volta nella vita, tanti di noi hanno pensato o pronunciato. Idealmente potrebbe averlo fatto anche la Formula 1, che in questa stagione ha sperimentato un nuovo format di weekend in cui, al suo interno, ha fatto esordire la già tanto chiacchierata Sprint Qualifying, una gara sprint di 30 minuti che delinea la griglia di partenza della gara domenicale.

La Sprint Qualifying è un'idea geniale oppure no? Ha raggiunto gli obiettivi di chi l'ha ideata e fortemente voluta (aumentare lo spettacolo in pista e attrarre nuovo pubblico) o ha deluso? Questi sono i dilemmi. Il Gran Premio di San Paolo del Brasile ha ospitato la terza e ultima Sprint Qualifying della stagione 2021 di Formula 1 e, ora, è tempo di bilanci.

Silverstone, Monza e Interlagos sono stati i teatri scelti per provare la Sprint Qualifying, punta dell'iceberg di un nuovo format di weekend che avrebbe dovuto portare il pubblico ad avere più azione in pista, un format più coinvolgente, che attirasse appassionati e che rendesse meno monotona la giornata di venerdì.

Andando a sezionare con cura le tre Sprint Qualifying che hanno caratterizzato i Gran Premi di Gran Bretagna, Italia e San Paolo del Brasile, salta subito all'occhio che la gara sprint di 30 minuti volta a disegnare la griglia di partenza della gara domenicale non abbia prodotto risultati degni di nota.

Silverstone e Monza sono stati due esempi lampanti che hanno portato alla luce le pecche di una gara sprint - perché di fatto si tratta proprio di quello - in cui solo pochi piloti hanno voluto prendersi rischi. Basti prendere in esame quanto accaduto a Interlagos.

La rimonta di Hamilton ha nascosto 24 giri noiosi

 

Lewis Hamilton, partito dal fondo dopo la squalifica comminatagli dal collegio dei commissari sportivi per un'irregolarità all'ala posteriore, si è trovato costretto a provare una grande rimonta. In appena 24 giri è passato dall'ultimo al quinto posto, forte di una Mercedes W12 enormemente più competitiva di gran parte delle monoposto avversarie.

Tant'è che poi, alla domenica, partito decimo per aver scontato anche 5 posizioni di penalità per aver introdotto il quinto motore della sua stagione, il 7 volte iridato ha vinto la gara in maniera perentoria. Una rimonta nella Sprint Qualifying che ha tenuto tutti con il fiato sospeso e che ha acceso per la prima volta la luce su un format che, sino a quel momento, aveva deluso.

Come in tutte le cose, per analizzare quanto abbiamo visto in Brasile è bene andare più a fondo. Hamilton ha fatto da tappeto sotto cui si nasconde la polvere quando si ha fretta di fare le pulizie. Proviamo infatti a mettere da parte la rimonta del pilota britannico. Cosa è rimasto di tutto il resto? La grande partenza di Carlos Sainz, che è riuscito a passare le Red Bull ed è stato ripassato poi da Verstappen. Poi? Poco altro. Un'altra gara sprint di pochi giri e mezz'ora in cui, quasi tutti i piloti, hanno avuto più timore di perdere posizioni in griglia che di guadagnarne.

Servono piste adatte e stimoli per i piloti

 

Il risultato è una gara piatta, che solo la rimonta forzata di Hamilton ha nascosto difetti già visti sia a Silverstone che a Monza. Viene da pensare che, per adottare questo format, siano necessarie piste in cui i sorpassi possano avvenire facilmente. Altrimenti il rischio "processione" è più che un semplice fattore di rischio. Diverrebbe certezza. Ed ecco dunque che applicare questo format a tutte le gare sarà impossibile. Si pensi a tracciati quali Monte-Carlo, cittadini angusti o piste veloci senza staccate violente e il giusto spazio per inserire la monoposto.

Eppure, anche su piste in cui il sorpasso è quasi una regola, entrano in gioco altri fattori che risultano a dir poco determinanti. Come abbiamo detto, sino a ora abbiamo visto pochi sorpassi e pochi azzardi perché i piloti sono più preoccupati di perdere posizioni in griglia che incentivati a guadagnarne. E questo porta a una mezz'ora piatta, che poco ha a che fare con l'adrenalina regalata dalle qualifiche.

La FIA e la F1 dovranno così ripensare al format per renderlo più eccitante, portando i piloti a prendersi veri rischi e non solo portandoli a preoccuparsi solo della posizione di partenza nel gran premio fissato per la giornata successiva. Per il momento la FIA pensa a introdurre un nuovo sistema di punteggio, volto a premiare i primi 10. Potrebbe essere un punto di partenza, ma sarà sufficiente a spingere i piloti a rischiare?

Pensiamo a quanto visto a Interlagos. San Paolo è stato il quartultimo gran premio della stagione 2021 e, ormai, il tempo di verdetti è a un passo. Chi si giocava il titolo ha preferito portare a casa la macchina - Verstappen che non ha difeso su Bottas l'esempio più lampante - o, chi ha attaccato, ha dovuto farlo per forza, essendo nella peggior condizione possibile per tenere aperta la lotta all'iride (Hamilton).

Chi lotta per il terzo posto nel Costruttori ha fatto lo stesso. Sainz ha preso qualche rischio al primo giro, ma poi, come ha detto lui stesso, ha gestito la posizione. Per il resto un lungo serpentone che, inspiegabilmente, ha fatto saltare sulla sedia qualche spettatore acciecato dalla rimonta di Hamilton, ma disattento ad apprezzare quello che è successo attorno.

Piloti: format eccitante, ma Sprint Qualifying da rivedere

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02, combatte con George Russell, Williams FW43B

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02, combatte con George Russell, Williams FW43B

Photo by: Charles Coates / Motorsport Images

E' dalla scorsa stagione che i piloti di Formula 1 sponsorizzano il format del fine settimana che annovera la Sprint Qualifying. E c'è da capirli, perché, dal canto loro, hanno la possibilità di avere un venerdì con le Qualifiche, che movimenta la loro giornata. Poi, al sabato, c'è la gara sprint che delinea la griglia. Insomma, un weekend più eccitante da subito, senza la "noia" della doppia sessione di libere che non determina nulla se non cose - comunque fondamentali - legate al prosieguo del weekend come assetto e strategie. 

Se il format del weekend convince, la Sprint Qualifying ha trovato nel tempo degli oppositori. Partiamo da quanto ha affermato il prossimo pilota della Mercedes, George Russell: "Mi piace il concept, penso che abbia bisogno di qualche modifica per ravvivarlo. Sono troppo corte, non ci sono variazioni con pit stop, pneumatici, strategie e non è lunga abbastanza da vedere degrado sulle gomme".

Russell ha toccato un punto molto importante. Ovvero l'assenza di strategia gomme e pit stop. Si tratta di un elemento che, in questa Formula 1, ha un peso specifico enorme. Gestione delle gomme, del degrado, scelta strategica delle mescole sono tutti fattori che spesso contribuiscono a rendere i gran premi più avvincenti. La Sprint Qualifying non regala quasi nulla di questi elementi e ne paga le conseguenze. D'altronde è normale: una durata così breve, praticamente uno stint di gara, è insufficiente per richiamare i piloti ai box e cambiare le gomme, a meno che il prossimo anno non debbano essere costretti a farlo.

A proposito di gestione gomme, su questo punto ha detto cose estremamente interessanti un pilota maestro di questo fondamentale della Formula 1 moderna, Sergio Perez: “Non penso che siano molto divertenti. Credo che siano state create principalmente per i fan, e se loro si divertono allora bene. Io, però, non mi diverto particolarmente. C’è poca azione, non ci sono molti sorpassi o comunque la situazione in griglia non cambia radicalmente rispetto alla gara di domenica che resta quella principale”.

"Non puoi azzardare molto perché in fase di sorpasso rischi di scontrarti con gli altri. Non è come una vera e propria gara. Difficilmente si guadagna qualcosa, ma si può perdere molto", ha concluso il messicano della Red Bull.

La Sprint Qualifying è realmente meglio delle qualifiche?

Lewis Hamilton, Mercedes, primo classificato, festeggia a Parc Ferme

Lewis Hamilton, Mercedes, primo classificato, festeggia a Parc Ferme

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

La risposta a questo quesito è soggettiva, e crediamo sia onesto quanto doveroso sottolinearlo immediatamente. Prendiamo però in esame la stagione corrente. Mercedes e Red Bull hanno mostrato di poter battagliare per la partenza al palo a ogni GP, regalando uno spettacolo al fulmicotone che culmina in Q3, spesso all'ultimo tentativo. Inoltre abbiamo assistito alla sporadica intromissione di team che attualmente lottano nel centro gruppo, quali Ferrari, McLaren, Alpine.

Tenendo in considerazione quanto visto, il nostro parere è che le qualifiche, nel 2021, abbiano regalato emozioni molto più forti al pubblico accorso in autodromo e che ha seguito le sessioni da casa rispetto alle Sprint Qualifying. E' però bene valutare anche uno scenario completamente differente: qualora vi fosse stato un team dominatore, come spesso è accaduto dal 2014 a oggi, le qualifiche sarebbero state più scontate. Ma la Sprint Qualifying avrebbe fatto la medesima fine, relegando le due monoposto più veloci - dello stesso team - a prendere il largo in pochi giri, distruggendo da subito il pathos.

Dunque la Sprint Qualifying non sembra essere, almeno a oggi, la risposta per chi cerca una F1 più eccitante nei giorni precedenti la gara. C'è anche un altro aspetto da tenere in considerazione. Attenzione però, a prima vista potrebbe apparire marginale, ma non lo è.

Con la Sprint Qualifying 30' in meno di pista

 

Con il format classico, quello utilizzato per gran parte dei gran premi svolti sino a ora e che annovera 3 sessioni di libere, qualifiche e gara, i piloti di Formula 1 scendono in pista 2 ore al venerdì, 2 ore al sabato e quasi 2 ore alla domenica (a seconda della durata del gran premio).

L'introduzione del nuovo format con le qualifiche al venerdì e la Sprint Qualifying al sabato ha portato a una riduzione del tempo in pista dei piloti. Al venerdì le monoposto girano sì per 2 ore, ma nella giornata di sabato per un'ora e mezza. La durata della Sprint Qualifying è di 30 minuti, dunque mezz'ora in meno rispetto alle canoniche qualifiche. Inoltre bisogna considerare che le prove libere non vengono allungate pur essendo un turno in meno (2 al posto di 3). Dunque delle 6 ore che le monoposto passano in pista con il format canonico, la Sprint Qualifying ne cancella un sesto.

Non si tratta di un problema da poco, perché il pubblico pagante che va in circuito, così come chi segue tutto da casa, non si aspetta di vedere meno azione. Si aspetta di vedere le monoposto in pista - perché è per quello che segue la F1, non per motivi astrusi - e che quello che vede in pista sia soddisfacente. Vedere meno azione in pista e uno spettacolo rivedibile non potrà mai attrarre più pubblico. Anzi, rischia di far perdere appassionati.

Serve una F1 più vicina nelle prestazioni

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, lotta con Valtteri Bottas, Mercedes W12

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, lotta con Valtteri Bottas, Mercedes W12

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

Intervenire sul format potrebbe dunque non essere stata la mossa vincente per rendere la F1 più appassionante, più appetibile e coinvolgente. Ciò che fa spettacolo non è il contorno. Sono i piloti, sono le monoposto. Ed è proprio da quest'ultime che la FIA e la F1 dovrebbero partire per disegnare una Formula 1 più entusiasmante.

Non stiamo affatto parlando di monomarca. La F1 continui a essere il pinnacolo del motorsport. Serve innanzitutto permettere alle monoposto di seguire quelle che stanno davanti, senza essere frenate - e, spesso, fermate - dalle turbolenze aerodinamiche. Servono regolamenti chiari, con poche zone d'ombra. Serve anche permettere ricerca e sviluppo per non snaturare troppo la mission che la Formula 1 ha da quando è stata creata.

Questa potrebbe essere la strada giusta. Vedremo le monoposto 2022, quelle a effetto suolo, se saranno un passo verso l'obiettivo che team e FIA si sono dati o se, invece, sarà necessario intervenire in altri modi. E' certo che, sino a ora, le modifiche al format non abbiano portato gli effetti sperati. E questo lo sa anche la FIA, che pochi giorni fa ha inviato un sondaggio destinato ai media per capire anche il parere dei giornalisti su quanto sia stata efficace l'adozione della Sprint Qualifying.

Tornando alla domanda con cui abbiamo aperto la nostra analisi, al momento la Sprint Qualifying è un esperimento che probabilmente andava fatto, ma che, così com'è stato proposto, non solo non ha convinto, ma ha mostrato di essere inadeguato ai fini di una Formula 1 più spettacolare e coinvolgente.

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