Corona Camp, Marko ritratta: "Non mando i ragazzi in guerra"
Il consigliere di Red Bull Motorsport ha detto di essere stato frainteso e che non aveva intenzione di contagiare nessuno deliberatamente, ma che guardava le cose in prospettiva essendo lui stesso guarito dal Coronavirus.

Dopo aver sconvolto il mondo per le sue dichiarazioni completamente prive di sensibilità ed insensate in un momento difficile come questo, Helmut Marko ha provato a rientrare nei ranghi.
Appena un paio di giorni fa, il consigliere di Red Bull Motorsport aveva detto senza mezzi termini che sarebbe stato meglio se i suoi piloti fossero stati contagiati dal Coronavirus, per essere in forma quando finalmente si potrà tornare in pista, ipotizzando addirittura un "campo" per questo scopo.
"Abbiamo quattro piloti di Formula 1 e otto o dieci conduttori junior. La mia idea era quella di organizzare un Camp in cui avremmo potuto riempire questo tempo morto con un lavoro di preparazione mentale e fisica. E quello sarebbe stato il momento ideale per fargli prendere il virus" aveva detto Marko ad ORF.
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Dopo aver ricevuto una più che meritata pioggia di critiche, il manager austriaco ha provato a ritornare sui suoi passi, provando a ritrattare le sue affermazioni.
"Non intendevo infettare nessuno deliberatamente. Questo è quello che sembrava dopo un lavoro di copia e incolla. Mi sembra chiaro che non mando volontariamente i miei ragazzi in guerra" ha detto Marko a F1-insider.com, provando a difendersi.
"Ovviamente bisogna fare attenzione in tempi di pandemia, ma bisogna anche essere in grado di vedere le cose in prospettiva. Ho avuto il virus a febbraio. Se le persone della mia età possono sopravvivere, i giovani atleti dovrebbero avere meno paura delle conseguenze".
"Questa era l'unica ragione cui volevamo organizzare il campo. Ma la contaminazione deliberata non è mai stata un problema" ha concluso.

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Riguardo questo articolo
Serie | Formula 1 |
Team | Red Bull Racing |
Autore | Matteo Nugnes |
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