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Analisi

Suzuki ha già vinto la prima gara del 2021

Il team Suzuki, campione del mondo MotoGP nel 2020, è l’unico dei dodici partecipanti al mondiale che ha deciso di rimanere in Qatar al completo, compresi i piloti. Questo per minimizzare i rischi di contagio del Covid-19.

Il Team Suzuki MotoGP

Foto di: Suzuki

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“In MotoGP, attualmente è necessario che la squadra lavori sodo. Credo che questa sia stata una delle chiavi del successo di Suzuki lo scorso anno”. Questa frase è stata pronunciata da Valentino Rossi il venerdì dei test in Qatar, poco dopo aver chiuso i test di pre-stagione e poche ore prima di prendere un aereo di ritorno in Italia.

Rossi, così come la grande maggioranza dei piloti, è tornato a casa sua una volta terminati i test (5-12 marzo) e rientrerà a Doha all’inizio della settimana prossima per l’inizio della stagione, che partirà il 28 marzo. È ripartita tutta la griglia ad eccezione di Joan Mir e Alex Rins, che hanno deciso di rimanere insieme ai membri della loro squadra, la Suzuki, in queste due settimane.

Quando Dorna ha annunciato la prima revisione del calendario 2021, ha deciso di includere un secondo Gran Premio a Losail, il 4 aprile. Questo e la cancellazione dei test di Sepang, programmati inizialmente dal 19 al 21 febbraio, hanno portato gran parte del paddock a restare in Qatar per più di un mese, tra lo shakedown del 4 marzo e la seconda gara della stagione, all’inizio di aprile.  

Restano dunque quattro settimane sotto un rigidissimo protocollo stilato da Dorna e dalle autorità sanitarie locali, che vieta di uscire dalla bolla creata fra i rispettivi hotel e il circuito, da cui vanno e vengono con autobus noleggiati a questo scopo. Il piano iniziale non prevedeva che si potesse lasciare il paese fino a quando non fosse finita la seconda gara, in modo da evitare ciò che era successo l’anno scorso.

Nel 2020, la classe regina del mondiale ha effettuato gli ultimi test invernali a Losail, dove la settimana seguente avrebbe dovuto avere inizio la stagione. Tutti i piloti e la maggior parte delle strutture erano tornate a casa, ad eccezione dei giapponesi, che non potevano uscire dal paese. Lo scoppio della pandemia ha portato il Qatar a chiudere le frontiere e questo ha causato poi la cancellazione della gara della MotoGP. Sono state però disputate le gare di Moto2 e Moto3, dato che i piloti della classe intermedia e cadetta avevano completato i test di pre-stagione poco prima e dunque non si erano mossi di lì.

Miembros del equipo Suzuki se desplazan en Qatar con un bus, dentro de las medidas COVID-19

Miembros del equipo Suzuki se desplazan en Qatar con un bus, dentro de las medidas COVID-19

Foto: Suzuki Team

“Shinichi Sahara ha parlato con tutti i membri del team e ha detto che gli sarebbe piaciuto che tutti restassero in Qatar – ha spiegato a Motorsport.com un membro di Suzuki – Non è stata un’imposizione, ha lasciato a ognuno la libertà di decidere per se stesso. Le persone si sono mostrate molto ricettive, così come i piloti, per responsabilità e solidarietà del progetto con il resto dei membri del team”.

Sahara, leader del progetto del costruttore di Hamamatsu, si mostra orgoglioso e felice di una risposta così unanime e lo ha espresso sul suo account twitter: “Durante i giorni che precedono la gara, dopo i test, tutti i membri del team Suzuki resteranno in Qatar per evitare il rischio di contagio. Ringrazio per la compresione tutti i piloti ed il personale”.

Ai Gran Premi, Suzuki sposta, oltre ai piloti, circa 30 persone di diverse nazionalità: giapponesi, italiani, francesi e argentini, la maggior parte dei quali sposati e più della metà con figli; famiglie che non potranno vedere per cinque lunghe settimane.

“Il sacrificio è enorme, ma l’impegno e l’unione della squadra lo sono di più. Qui siamo una famiglia, non abbiamo un grande budget, non abbiamo un team satellite, ma ci sosteniamo gli uni con gli altri e lavoriamo fianco a fianco. È come il calcio: quando una squadra piccola è unita, il coraggio le permette di battere le grandi squadre”, afferma un altro membro del team della Grande S.

Rins è stato il primo dei piloti Suzuki a decidere di rimanere in Qatar. “È un po’ una seccatura, perché hai voglia di tornare a casa per vedere la famiglia”, ha affermato in una sessione di zoom con i media, mentre mostrava l’anello che sfoggia sull’anulare sinistro, facendo capire di essersi sposato recentemente.

Momento del desayuno para el equipo Suzuki, en su estancia en Doha

Momento del desayuno para el equipo Suzuki, en su estancia en Doha

Foto: Suzuki Team

“Però siamo qui per correre e vogliamo minimizzare i rischi. Guarda l’anno scorso cosa è successo con Iker Lecuona. Solo per essere stato in contatto con un positivo, non ha potuto correre alcune gare”, ha ricordato il catalano.

Venerdì scorso, dopo aver chiuso il test, anche Mir ha comunicato che aveva deciso di rimanere.

“Si tratta di sicurezza e responsabilità. Tutti abbiamo una famiglia e vorremmo tornare a casa. Però penso che la cosa corretta sia rimanere qui e non esporsi al pericolo”, ha appuntato il campione del mondo. Nel suo caso è stata la sua fidanzata ad essere partita verso Doha per trascorrere dei giorni con lui.

Mir e Rins sono rimasti insieme ai loro rispettivi assistenti, Tomas Comas e Roger Morales rispettivamente. Approfittano dei giorni a Doha per prepararsi nella palestra dell’hotel e per girare con moto da strada in un piccolo circuito che fa parte dell’impianto di Losail, dove sperano anche di avere dei kart in modo da trascorrere i lunghi giorni di attesa nella maniera più veloce che si può.

Mir, Rins y parte del equipo Suzuki entrenando en un karting anexo al Circuito de Losail

Mir, Rins y parte del equipo Suzuki entrenando en un karting anexo al Circuito de Losail

Foto: Suzuki Team

Oltre a Suzuki, anche Yamaha ha chiesto al suo staff di restare in Qatar. La maggior parte ha accettato, ma Fabio Quartararo e Maverick Vinales hanno preferito tornare in Europa.

“Non è rimasta tutta la squadra, gli unici che sono tornati a casa sono il personale che non era previsto che restasse ai Gran Premi – spiegano da Yamaha a Motorsport.com – del resto, siamo rimasti tutti tranne i piloti”.

La decisione di restare o meno è stata personale e volontaria. La maggior parte dei giapponesi non si è mossa da Doha a causa delle restrizioni per entrare ed uscire dal proprio paese, anche se alcuni ne hanno approfittato per spostarsi in altri luoghi. Takaaki Nakagami, per esempio, è tornato a Barcellona, dove ha la residenza.

Ci sono restrizioni anche per Jack Miller, australiano, che ha viaggiato ad Andorra, luogo dove vive. Delle circa 40 persone che lavorano per Ducati durante le gare, solo tre hanno deciso di restare in Qatar. Una di queste per prevenzione, dato che un suo familiare in Italia è risultato positivo al Covid-19.

Nemmeno di Honda è rimasto qualcuno a Doha, tra quelli che non avevano restrizioni per entrare nel proprio paese. Tutti i giapponesi di HRC, con Takeo Yokoyama su tutti, continuano a lavorare da Losail, dove questo mercoledì dovrebbero aver consegnato il motore che sarà sigillato per la stagione 2021. Sono i primi a farlo, come lo scorso anno.

Chiaramente, i punti vengono assegnati solo la domenica della gara e le vittorie si conquistano in pista, però l’unione e la solidarietà mostrate da Suzuki nella gestione di questa situazione sono un chiaro esempio di determinazione, con un chiaro segnale da parte del team di difendere la doppia corona conquistata lo scorso anno.

Una unione che è stata ottenuta ed è stata rafforzata nonostante l’addio a sorpresa di Davide Brivio, team manager e punto di riferimento del progetto fino alla scorsa stagione. L’italiano ha scelto di passare in Formula 1 come direttore sportivo nel team Alpine.

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