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Aprilia: il podio come punto di partenza, non come traguardo

Il terzo posto di Aleix Espargaro ha rappresentato il primo podio della Casa di Noale nell'era MotoGP. Un risultato che premia per un percorso che è stato costellato di ostacoli, ma che deve essere preso come punto di partenza per ambire a qualcosa di ancora più grande. Anche perché ora c'è pure un sogno di nome Maverick Vinales.

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini

Gold and Goose / Motorsport Images

Certi eventi possono essere un punto d'arrivo o uno di partenza, a seconda di come li si osserva. Il podio di Aleix Espargaro domenica scorsa a Silverstone, il primo per l'Aprilia nell'era della MotoGP, può sembrare un grande traguardo per la Casa di Noale, che premia per il grande lavoro, per i momenti difficili, ma anche per la sofferenza dovuta alla perdita di una figura di riferimento come Fausto Gresini.

Forse la sensazione è soprattutto questa perché il percorso per arrivarci è stato davvero lungo e disseminato di insidie. L'Aprilia ha fatto il suo ritorno sulla scena della MotoGP nel 2015, ma lo ha fatto con una moto che di fatto non era altro che un riadattamento della RSV4 da Superbike per i regolamenti MotoGP, appoggiandosi al Gresini Racing come struttura. I primi anni sono stati complicati, con davvero poche soddisfazioni, ma dal 2017 si sono iniziati a vedere alcuni segnali incoraggianti proprio con l'arrivo di Espargaro. Lo spagnolo si è presentato con un sesto posto in Qatar, all'esordio sulla RS-GP. Risultato che poi ha bissato anche ad Aragon.

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Ma oltre al budget a disposizione più piccolo tra i marchi impegnati ufficialmente nella top class, almeno un altro paio di fattori hanno reso complicata l'ascesa della Casa veneta: in primis, Romano Albesiano era costretto a svolgere un doppio ruolo, occupandosi sia degli aspetti manageriali che della direzione tecnica del reparto corse. Uno sforzo davvero importante per una persona sola. Inoltre, le prestazioni della RS-GP non parevano in grado di attrarre piloti di grido: nel 2017 e nel 2018 accanto ad Aleix abbiamo infatti visto soluzioni di ripiego come Sam Lowes e Scott Redding.

Il 2019 sembrava poter rappresentare una prima svolta, perché l'Aprilia è riuscita a mettere sotto contratto un pilota che poteva vantare un pedigree più importante come Andrea Iannone, che l'anno precedente era salito quattro volte sul podio con la Suzuki, ma che soprattutto aveva già all'attivo un successo in MotoGP, in Austria nel 2016. Ma non solo, perché a Noale è arrivata un'altra figura che poi si è rivelata chiave come Massimo Rivola, ex direttore sportivo della Ferrari, che ha fatto un passo verso la sua passione per le due ruote assumendo il ruolo di CEO del reparto corse.

Massimo Rivola, CEO Aprilia Racing

Massimo Rivola, CEO Aprilia Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Il manager faentino ha subito fatto sentire la sua presenza: per esempio, è stato lui a portare avanti il reclamo contro il cucchiaio della Ducati in occasione del Gran Premio del Qatar che ha aperto il campionato, proprio perché la direzione tecnica della MotoGP aveva bocciato una soluzione molto simile che era stata proposta in precedenza dall'Aprilia. Ma soprattutto ha liberato Albesiano di tutte le incombenze legate alla parte manageriale, facendo confluire a Noale anche dei tecnici di fiducia dalla Formula 1, con i quali finalmente Romano ha potuto iniziare a lavorare alla RS-GP 2020, quella che doveva essere la prima "vera" MotoGP Aprilia.

Ancora una volta però la sorte ha messo i bastoni fra le ruote al marchio italiano: Iannone ha disputato quella che era fino a quel momento la miglior gara di una RS-GP a Phillip Island, chiuedendo sesto ad un soffio dal podio e riuscendo anche a fare qualche curva in testa. La settimana successiva, però, è risultato positivo al drostonalone in un controllo antidoping e da qui si è innescata una vicenda che ha inevitabilmente rallentato lo sviluppo della V4 veneta. Il pilota di Vasto è stato infatti sospeso per 18 mesi dalla FMI, che aveva almeno riconosciuto la possibilità della contaminazione alimentare alla base della sua positività.

Come se non bastasse, c'è stato l'avvento del COVID, che ha portato ad un congelamento dello sviluppo nella stagione 2020 anche per quelle Case che come l'Aprilia disponevano delle concessioni. Quando il campionato ha preso il via a luglio inoltrato quindi ci sono stati almeno due ostacoli da affrontare: qualche problema di affidabilità legato al motore, che ha imposto una riduzione del regime di rotazione, ma anche l'assenza di una seconda guida allo stesso livello di Espargaro. Iannone ha infatti presentato ricorso al TAS di Losanna, convinto che questo avrebbe portato alla cancellazione della sua squalifica, e Rivola gli ha promesso di aspettarlo, quindi la stagione è iniziata con il collaudatore Bradley Smith sulla seconda RS-GP.

Andrea Iannone, Aprilia Racing Team Gresini

Andrea Iannone, Aprilia Racing Team Gresini

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

La sensazione fin dalle prime gare è stata che il potenziale ci fosse, ma che fosse rimasto un po' inespresso, con Aleix che alla fine ha conquistato appena tre piazzamenti nella top 10 nell'arco dell'intera stagione. Il tutto mentre per Iannone arrivava la mazzata del Tribunale Arbitrale, che ha preso le parti della WADA, portando addirittura a quattro anni la sua squalifica. Una mazzata per la carriera di Andrea, ma anche per Aprilia, perché la sentenza è arrivata quando ormai la maggior parte dei giochi erano fatti per il mercato piloti 2021. Per coprire la falla, Rivola ha fatto un primo tentativo su piloti esperti come Andrea Dovizioso e Cal Crutchlow, ma quando è andato a vuoto ha provato a corteggiare alcuni ragazzi della Moto2, come Fabio Di Giannantonio, Marco Bezzecchi e Joe Roberts.

Di fronte ai loro no si è quindi trovato costretto a ripiegare sul tester Lorenzo Savadori, che nel frattempo aveva fatto il suo esordio nelle gare conclusive del 2020 come premio per aver vinto il titolo del CIV, ma che aveva sviluppato praticamente tutta la sua carriera tra le derivate di serie. Tutti questi rifiuti hanno fatto infuriare Espargaro, che aveva già visto nascere in fabbrica la nuova RS-GP e ne pregustava il potenziale. Il pilota di Granollers infatti aveva profetizzato che chi qualche mese fa aveva detto di no, si sarebbe pentito rapidamente.

In effetti, la musica quest'anno è cambiata decisamente, con una moto tutta nuova, affinata dal punto di vista dell'aerodinamica, del motore, ma soprattutto finalmente al di sotto del peso minimo regolamentare. Cosa che ha permesso di iniziare a lavorare con le zavorre per ottimizzare la distribuzione dei pesi a livello di setting. Aleix ha parlato con entusiasmo di questa moto fin dal primo test, trovandola migliorata sia a livello di accelerazione che di handling e i risultati hanno cominciato a vedersi anche nei weekend di gara.

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini Jack Miller, Ducati Team

Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini Jack Miller, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Anche i risultati in pista hanno cominciato a confermare queste sensazioni: basta pensare che fino ad oggi lo spagnolo si è piazzato nella top 10 in ognuna delle gare in cui ha visto la bandiera a scacchi, ma anche che il distacco dal vincitore è sempre stato molto ridotto. In quella che potremmo definire la parte centrale della stagione sono arrivati poi anche i primi acuti importanti: al Sachsenring, nella penultima gara prima della pausa estiva, Espargaro è andato a piazzare per la prima volta la RS-GP in prima fila. La magia però è stata quella di domenica scorsa, con il primo podio a Silverstone. Un risultato arrivato meritatamente, non in maniera casuale, con lo spagnolo che è stato costantemente nelle primissime posizioni e alla fine ha chiuso terzo, consacrando il prototipo veneto su una pista completa come quella britannica.

Alla luce del percorso che vi abbiamo raccontato, è lecito pensare che quello raggiunto a Silverstone possa essere considerato un grande traguardo per Aprilia. Se volessimo fare un paragone con il ciclismo però, potremmo dire che può rappresentare la vittoria in una tappone alpino del Giro d'Italia. Uno di quei successi che ti candidano a diventare un grande a tutti gli effetti e che alza l'asticella, facendoti diventare un "uomo di classifica". 

L'obiettivo quindi ora per la Casa di Noale deve essere quello di riproporsi a lottare per queste posizioni con una certa regolarità, ma è un qualcosa che nella testa di Rivola sembra già essere piuttosto chiaro, visto che subito dopo la gara scorsa non ha nascosto di partire per la prossima tappa a Motorland Aragon con grandi ambizioni per un doppio motivo: è la pista preferita di Aleix e la RS-GP si è sempre comportata molto bene sul quel tracciato.

Ma quella potrebbe essere una tappa fondamentale anche da un altro punto di vista: il GP d'Aragon sarà quello del debutto in gara di Maverick Vinales in sella alla RS-GP. Proprio mentre stiamo scrivendo, il pilota di Roses è in pista a Misano per la sua prima presa di contatto con il mondo Aprilia, anticipando l'inizio di un'avventura che avrebbe dovuto avere i suoi natali solo nel 2022.

Maverick Vinales, Aprilia Racing Team Gresini

Maverick Vinales, Aprilia Racing Team Gresini

Photo by: Aprilia Racing

Lo spagnolo è il top rider che l'Aprilia sognava per chiudere il cerchio e rappresenta anche un messaggio importante alla concorrenza: è vero che Maverick si è separato dalla Yamaha in maniera burrascosa, dopo una sospensione e l'accusa di aver provato a danneggiare deliberatamente la sua M1 nel GP di Stiria, ma è altrettanto vero che tutto questo è successo quando ormai aveva già deciso di voltare le spalle alla Casa giapponese, uscendo con un anno d'anticipo dal suo contratto.

Per legarsi all'Aprilia, Vinales ha rinunciato ad un accordo da ben otto milioni di euro per andare a prendere meno di un quarto, stando almeno alle voci che circolano nel paddock, perché a Noale crede di poter trovare una moto competitiva, ma soprattutto quell'ambiente familiare con cui aveva fatto molto bene in Suzuki e di cui ha particolarmente bisogno un pilota con un carattere particolare come lui.

Ma l'arrivo di Maverick è anche una bella inizione di fiducia per chi fino ad ora si era visto rifiutare più volte, non ultimo da Dovizioso, che quest'anno ha accettato di fare alcuni test in sella alla RS-GP, ma alla fine non ha mai concretizzato il suo ritorno in gara, salvo poi cedere alla corte della Yamaha quando questa gli ha offerto una M1 factory nel team satellite per il prossimo anno.

La sensazione comunque è che l'accordo con Maverick fosse davvero l'ultimo tassello che mancava per cominciare a pensare in grande, perché per gettare le fondamenta c'è voluto forse più tempo del previsto, ma le basi ora paiono davvero solide. Ora sta agli uomini di Noale costruici qualcosa all'altezza delle aspettative che si sono create...

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