Liberty Media: più primi piani e show in tv, ma cala la visibilità degli sponsor?
Gli americani stanno scoprendo che rilanciare la F.1 non è impresa semplice: la regia dei GP punta sui duelli in primo piano per favorire lo spettacolo, ma a rimetterci sono gli sponsor che hanno visto una drastica riduzione della visibilità a bordo pista.
Foto di: Andrew Hone / Motorsport Images
Più primi piani delle monoposto in azione e meno campi lunghi con le immagini che si appiattiscono facendo perdere il senso della velocità. Liberty Media cerca lo spettacolo nei GP e non esita a mostrare una battaglia nelle retrovie se c’è la speranza di mostrare un sorpasso.
Per chi ha il telecomando in mano è sicuramente un tentativo lodevole (anche se a volte la regia si perde delle situazioni in testa alla corsa), tanto più che l’intenzione è di dare una scossa agli ascolti televisivi che mostrano ancora un indicatore generale puntato al ribasso.
Chase Carey e Sean Bratches con Ross Brawn sono i manager chiamati a tutelare il prodotto Formula 1: se calano gli ascolti televisivi si generano due effetti molto negativi, perché si riduce la visibilità delle squadre e, quindi, la loro attrattività nel trovare nuovi sponsor da coinvolgere nel Circus, e si deprezza la vendita dei diritti tv che era uno dei pilastri sul quale si teneva in piedi il sistema creato e sviluppato da Bernie Ecclestone.
Sacrosanto, quindi, il tentativo di spettacolarizzare i Gran Premi con riprese in primo piano per creare una maggiore attenzione verso l’evento clou dell’automobilismo mondiale, ma l’operazione ha i suoi effetti negativi che possono avere altre ripercussioni più nascoste.
Volete un esempio? Gli sponsor istituzionali della Formula 1 quest’anno sono cinque: Heineken, Rolex, Pirelli, Emirates e DHL. Se la Pirelli, in qualità di fornitore unico degli pneumatici dei GP, si è garantita una visibilità del marchio molto importante grazie alla presenza attiva nel paddock, gli altri partner hanno scelto la cartellonistica lungo le piste del mondiale per rendersi visibili a livello mondiale attraverso le riprese televisive.
Con la nuova regia voluta da Liberty Media che ha stretto i campi delle immagini, rendendo più attrattive le riprese tv cosa è successo? Che i cinque sponsor che, attualmente, garantiscono un gettito finanziario importante per il sistema, si sono visti ridurre drasticamente la visibilità. C’è chi sussurra fino a un 25/30% in meno nella stagione in corso.
Un vistoso calo che avrebbe fatto storcere il naso ai vertici di alcuni degli sponsor, visto che il costo contatto della Formula 1 sarebbe cresciuto sensibilmente. Può sembrare paradossale, ma il più che apprezzabile tentativo di rendere i GP più divertenti in televisione, può avere l’effetto inverso di penalizzare quei marchi che hanno deciso di investire nella F.1.
Mister E, infatti, non si faceva alcun problema nel penalizzare lo show a garanzia di soddisfare la visibilità degli sponsor. Come si vede il passaggio è stretto: il compito della triade di Liberty Media nella gestione di F1 Group è tutt’altro che semplice, perché “seminare” per trovare un pubblico in un bacino più grande di appassionati, può essere controproducente se va a intaccare le risorse che derivano dagli sponsor.
La coperta, come si vede, è molto corta: quando Chase Carey ha detto che la F.1 non è delle squadre, ma dei fan, l’americano ha espresso una delle sue verità nelle quali crede profondamente. Il simpatico baffone avrà già anche capito che nel Circus non si possono fare le rivoluzioni senza la condivisione di chi abita il Circus e ogni cambiamento è molto più lento di quanto voglia correre la F.1.
E lo si vede nella definizione delle regole sui motori 2021 e nel rifiuto dei Costruttori di accettare un budget cap difficile da applicare e controllare…
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