Dakar, Despres: “Nel 2018 Sainz e Loeb erano favoriti, qui siamo alla pari"
Il francese sta affrontando la sua 18a Dakar occupando il quinto posto fra le auto ed è convinto di poter reggere il confronto anche coi suoi colleghi armati di X-Raid, Sainz e Peterhansel.
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Cyril Despres ha praticamente passato metà della sua vita a correre e sa benissimo cosa significhi vincere la Dakar, almeno su due ruote, dato che il 44enne nativo di Fontainebleau si è imposto fra le moto nelle edizioni 2005, 2007, 2010, 2012 e 2013. Una volta passato alle auto, il suo miglior piazzamento è stato il podio con Peugeot nel 2017.
In questa 41a edizione del rally raid, il francese affronta una nuova sfida con il buggy MINI X-Raid assieme a Carlos Sainz e Stéphane Peterhansel: in 3 hanno vinto 20 Dakar, ma Cyril è il più giovane e si dice pronto a combattere per il successo.
“Credo che ogni anno vada un po' meglio - ha ammesso Despres parlando con Motorsport.com - Nel 2018 ho commesso l'errore di tirare come un matto per tre giorni e poi rilassarmi, così ho rotto la macchina per una sciocchezza. Ho imparato molto in quell'occasione, cosa che non mi era capitata negli anni precedenti, dato che una moto puoi domarla ad ogni cambio di direzione, mentre una macchina pesa molto di più. Detto questo, combatterò dando tutto e sui percorsi del Perú non vedo piloti favoriti rispetto ad altri. Deciderà il deserto chi sarà il vincitore".
“Il percorso sta andando bene per me, sono più un pilota da rally raid nel deserto. L'anno scorso era più complicato lottare contro Carlos Sainz e Sébastien Loeb su strade argentine che sembravano più da piloti WRC. Qui credo che siamo più sullo stesso livello e l'esperienza di Polo Cottret, il mio nuovo co-pilota, mi sta aiutando. La chiave è non osare, ma avere pazienza, in questo tipo di deserto bisogna stare attenti ad ogni chilometro".
Despres si è detto anche contento di far parte di una team con colleghi che mantengono un ritmo di gara elevato.
“L'annuncio è arrivato ad ottobre, ma in realtà era da giugno che provavamo la macchina e funzionava già piuttosto bene. Non sto dicendo che è stato tutto facile, ma da quando ho capito come guidare un buggy, mi sono reso conto che salendo sulla MINI tutto viene piuttosto naturale. Venivo da una macchina che avevo sviluppato per 4 anni assieme ad altri piloti, mentre qui si tratta di capire su cosa e come lavorare. In poco tempo abbiamo visto le differenze, il team tecnicamente è preparato e questo rende tutto più semplice".
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