Carey vuole mandare in pensione il Patto della Concordia alla scadenza
Il nuovo boss della F.1 Chase Carey ha detto di non voler negoziare un nuovo Patto della Concordia con i team, quando quello attuale andrà in scadenza nel 2020, e che preferirebbe creare una nuova forma di partnership più aperta.
Foto di: Sutton Motorsport Images
Tutti gli sforzi del nuovo proprietario Liberty Media saranno vincolati all'attuale Patto della Concordia per i prossimi tre anni, ma Carey è pronto a sostituirlo per fare spazio ad un sistema meno controverso.
"Abbiamo un documento infame chiamato Patto della Concordia" ha detto Carey. "Questo è un accordo che viene firmato ogni 6-8 anni e definisce gli accordi finanziari con le squadre".
"Penso che il nostro obiettivo è quello di creare molto di più di una partnership a lungo termine, non una che abbia una via d'uscita o una possibilità di rinegoziare dopo otto anni".
Carey ha spiegato che pensa che avere sempre un termine imminente per il prossimo accordo crea dei problemi, perché tutte le parti lottano per ottenere il miglior accordo possibile, provocando inevitabilmente un'incertezza e rendendo difficile la pianificazione futuro.
"Quello che vorrei è che la priorità di tutti fosse quella di guadare continuamente tre anni avanti, senza fissarsi su un punto specifico nel tempo. Dobbiamo guidare tutti in questa direzione".
Il nuovo CEO della Formula 1 rimane fiducioso che le squadre andranno ad allinearsi con la sua visione per il bene comune, quando tutti si renderanno conto delle posssibilità di espansione del Circus.
Tuttavia, accetto che non sarà facile cambiare la cultura esistente.
"Quello che vogliamo fare è lavorare come partner per chi compete in pista, condividendo con loro la visione di dove sta andando il nostro sport, oltre ai vantaggi di farlo insieme".
"E' uno sport in cui storicamente ognuno lavora per sé e questo spesso porta ad un sistema in cui uno più uno fa uno e mezzo".
"Se potessi convincere tutti a lavorare insieme per capire quale sia la strada giusta da prendere per tutti, uno più uno farebbe tre".
"Questo è il nostro obiettivo, cambiare la cultura di questo sport e crearne una nuova. Ma devo dire che per ora c'è stata una buona accoglienza verso questa idea".
"Non c'è dubbio che per cambiare una cultura così radicata ci vorrà un po' di tempo, ma penso che sia un'opportunità di trasformazione per costruire una relazione più lunga e sana, che porti vantaggi a tutti".
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