Non sono ancora le sette di sera quando la
Panda del team Orobica arriva al bivacco di
Calama. E' talmente presto che i camion assistenza non sono ancora arrivati dal lungo trasferimento che oggi attraversava la cordigliera delle Ande, dal passo di Jama.
La speciale non è stata facile per la piccola di casa
Fiat, ma
Giulio Verzeletti ed Antonio Cabini ce l'hanno fatta e hanno concluso l'ottava speciale della
Dakar e mai prima d'ora la "piccoletta" era arrivata così lontano nella gara più famosa del mondo. Approfittando dell'orario Giulio ed Antonio sono andati subito a cena al bivacco e poi sono andati in paese a Calama a fare il pieno di gasolio. Nel frattempo è arrivata l'assistenza e pochi minuti più tardi anche i due
Mercedes Unimog di assistenza veloce.
Quando raggiungono il bivacco sono ormai le otto di sera, ma c'è ancora luce, e
Verzeletti e Cabini vengono salutati con gioia da tutti gli altri elementi del team. "
Non era una speciale facile – esordisce
Verzeletti –
almeno non per la Panda. C'erano dei tratti in cui il fesh fesh era alto quasi un metro e tirarsene fuori non è stato semplice. Il problema poi è che non puoi entrare troppo piano nella sabbia altrimenti finisce che ti pianti, ma se invece vai veloce tocchi sotto e prendi delle buche o dei sassi che sono nascosti e che non si vedono. In qualche salita rallentavo per prendere la rincorsa e allora arrivavano i camion e mi superavano, togliendomi completamente la visuale. Noi stiamo bene ma la Panda è un po' conciata. Il nostro oggi lo abbiamo fatto, ora tocca ai meccanici".
Gli fa coro
Antonio Cabini: "
Noi non possiamo neanche sgonfiare le gomme, altrimenti rischiamo di tagliarle oppure di uscire dal cerchio, e quindi siamo costretti a correre nella sabbia con la pressione alta". I meccanici controllano subito la vettura per vedere in che condizioni è, ed apparentemente, esternamente, non sembra neanche messa malissimo. "
Dategli una bella occhiata sotto" insiste
Verzeletti, "
perchè abbiamo preso delle botte molto forti nel fesh fesh e negli ultimi chilometri faceva davvero un brutto rumoraccio”.
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