Pain: "Quella del 2016 sarà una Dakar diversa"
Il francese è passato dalla Yamaha alla KTM, ma c'è anche un percorso inedito e la mancanza di favoriti
Foto di: A.S.O.
Olivier Pain non è esattamente un outsider. E' un pilota che ha già vinto delle speciali alla Dakar, e si è anche tolto il gusto di occupare la prima posizione assoluta per più di qualche giorno. Oltre al podio nella Dakar 2014. Tutto questo però avveniva quando era pilota ufficiale Yamaha. Quest'anno Olivier ha dato un colpo di straccio alla sua vita e ha ricominciato. Si è operato ad una spalla, la destra, è stato fermo diversi mesi e poi è tornato a mettersi in gioco.
Con un nuovo team, francese, privato, il team Nomade, che gli ha fornito una KTM e l'assistenza necessaria per portarlo ad essere di nuovo quel'ottimo pilota che Olivier è sempre stato. Tre gare da agosto 2015 ad oggi, corse in sella alla KTM e sempre ottimi risultati, ma soprattutto un ottimo allenamento e la possibilità di prendere confidenza con un mezzo completamente diverso da quello che aveva in precedenza.
"Sarà una Dakar diversa quella del 2016. Di sicuro. In questi ultimi dieci anni siamo stati abituati ad avere un riferimento davanti a noi, qualcuno da andare a cercare. Quest'anno non c'è nessuno: certo ci sono i favoriti, questo sì, ma ognuno ha il suo stile di guida, chi più esplosivo, chi più imperniato sulla navigazione, dipenderà anche un po' da come ci orienteremo sul terreno di gara quest'anno. Non sappiamo ancora che tipo di corsa ci ha preparato ASO e quindi la strategia dipenderà anche da questo".
Personalmente Olivier Pain spera nella navigazione: "Sì, io spero davvero che ci sia tanta navigazione, la velocità certo, anche, e poi la durezza della prova sarà importante. Questa è la Dakar e ci vuole un pilota il più completo possibile che si possa esprimere e che sappia stare davanti, non solo in base alla velocità. E' vero che oggi non abbiamo riferimenti".
E il percorso presentato ieri a Parigi della Dakar 2016, sembra diventare sempre più complicato con il passare dei giorni, culminando in una seconda parte di gara davvero tosta: "E' quello che sembra, ma non è detto. Mi ricordo la Dakar 2014 – quella che a me sta più a cuore visto che l'ho finita sul podio – e mi ricordo di una settimana molto dura in Argentina quando eravamo proprio negli stessi posti dove quest'anno arriveremo nella seconda settimana di gara. Se hanno preparato più o meno lo stesso tipo di prove speciali ci saranno dei veri punti difficili e sarà bello. Tutti partiranno molto veloci, con il coltello fra i denti, visto che il numero uno è libero".
E che le intenzioni del francese siano molto serie lo conferma il suo ultimo acquisto. "Correre con una KTM per me ha significato cambiare completamente l'impostazione di guida. Negli ultimi dieci anni ero sempre stato in sella ad una Yamaha e qui le cose funzionano diversamente. Per essere sicuro della mia preparazione ho fatto un investimento, mi sono comprato una KTM con le mie risorse da pilota privato, e mi alleno con quella, prendendo sempre più l'abitudine a questo mezzo. E' una moto che è stata sviluppata per i rally, molto stabile, molto facile e dipende da me riprendere l'abitudine a guidare questo tipo di moto. Ho scelto di passare in un team privato, rinunciando alle offerte di portatore d'acqua in altri team. Ho fatto la mia scelta, mi sono fatto i conti in tasca e ho scelto il team Nomade".
Saranno 9 i piloti di questo team privato alla Dakar di quest'anno e Olivier è quello di punta: "Abbiamo un obiettivo principale – confessa infine il francese – essere nei primi cinque in classifica al traguardo di Rosario e credo che sia alla nostra portata. Ho fatto una scelta di cui sono convinto e che spero mi ripagherà alla fine, così come so che non la rimpiangerò".
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