Mitjet Italian Series: la via di passaggio
La Mitjet Italian Series attrae sia nuove squadre che scuderie di lungo corso del motorsport italiano. Un’ulteriore segnale di una vettura punto di incontro di esigenze ed esperienze diverse. Oggi parliamo con un po’ di questi protagonisti.
Foto di: Mitjet Italian Series
Siamo ancora nel pieno della sosta invernale, quando le auto da corsa sono in garage o iniziano a scaldarsi per i primi test privati. Ma a scorrere la lista dei Team che saranno protagonisti della stagione 2017 della Mitjet Series, spicca un dato su tutti: un alternarsi di scuderie debuttanti (o poco più) con altre di grande esperienza.
Quello di schierare nuovi nomi al fianco di strutture conosciute è una caratteristica di successo di questa Serie. Ne abbiamo parlato con qualche team manager creando una sorta di tavola rotonda virtuale per comprendere il loro modo di vedere il mondo Mitjet. Il Team Giudici, per esempio. "La macchina è tecnica, non ha elettronica e privilegia le capacità di guida. Ecco la forza ed il valore della Mitjet: mette al centro della scena la velocità e la destrezza del pilota".
Per Gianni Giudici è questo il punto centrale della Mitjet, lo stesso che ha convinto Gianpiero Sala a fondare la Besa Racing per debuttare nella Serie affiancandola ad un possibile programma endurance con i prototipi. "Credo che sia uno dei passaggi migliori per chi proviene dal kart – ci dice Sala – perché il kartista, che al 99% è attirato dalle monoposto, si sta accorgendo che una carriera nelle ruote coperte è più accessibile. E allora ecco che la Mitjet può rappresentare una scelta molto indovinata perché è una via di mezzo tra un kart e una vettura. Leggera, molto chiara nel suo comportamento, ti consente di andare forte quasi da subito senza particolari difficoltà".
Il passaggio in Mitjet per i giovani kartisti è una scelta indovinata anche per Simone Rosei della CRAM che oltre alla Mitjet sarà impegnato, con il suo team, nel Campionato Italiano di F4: "la Mitjet è un oggetto di divertimento, ma può essere una scelta utile per i giovani che vogliono mettersi in evidenza nel mondo delle ruote coperte. Rispetto alle altre categorie i suoi costi di gestione sono molto più abbordabili e quest’anno, con la concomitanza dell’ultima gara con la Formula 4 oltra alla presenza fissa in un contesto come il GT, ci sarà un deciso innalzamento della visibilità".
C’è poi un altro punto che caratterizza Mitjet come luogo non solo di agonismo, ma anche di aggregazione: il Mitjet Village. Intorno e dentro al Mitjet Village si svolge l’intero week end di gare e si costruiscono relazioni e si scambiano esperienze. Per Paolo Ansaloni della Composit "l’hospitality è una valore aggiunto spaventoso. Lo considero una chiave importante del Campionato sotto diversi punti di vista, da quello logistico per la squadra a quello relazionale".
Una vettura poliedrica adatta ai giovani piloti, a quelli con più esperienza e ai gentleman driver, quindi, una struttura mobile come il Mitjet Village punto di incontro e sintesi di tutta la Serie, ma anche, sempre in ottica imprenditoriale, una categoria che consente di pianificare i costi con una certa precisione: "economicamente – sottolinea Giudici – è fondamentale poter programmare con una certa cura costi ordinari e straordinari. Con la Mitjet sai esattamente dove ti stai muovendo e gli scostamenti non sono mai drammatici. La dinamica economica è sempre gestibile anche di fronte a imprevisti non calcolati. E questo è un altro punto di forza".
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