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Mike Cooper: "La monoscocca l'abbiamo inventata noi"

L'erede di John Cooper è stato a Monza per seguire l'ultimo appuntamento del MINI Challenge dove era in pista il figlio Charles. E così abbiamo fatto una bella chiacchierata nel paddock fradicio di pioggia durante la quale sono emersi alcuni aspetti davvero interessanti...

Charles Cooper, Mini JCW  Team Italy

Charles Cooper, Mini JCW Team Italy

Mini

Sull’autodromo di Monza cade una fitta pioggia, ma non c’è problema. “Almeno non per me - sottolinea Michael Cooper – siamo decisamente abituati”.

‘Mike’, come viene chiamato dalle persone a lui vicine, è il figlio di John Cooper, personaggio di spicco nel mondo dell’automobile inglese, le cui imprese sia sportive che commerciali hanno ben presto lasciato la Gran Bretagna per arrivare in tutte le nazioni in cui circolano automobili. E' stato ospite di MINI Italia per seguire le gare del figlio Charles protagonista nel MINI Challenge 2019...

La storia della Cooper è nata in pista, con innovazioni tecnologiche che hanno cambiato il corso della storia delle monoposto, poi è proseguita nel motorsport a ruote coperte e infine è approdata con grande successo nel mondo della produzione di serie. “Serie, ma sempre speciali”, puntualizza Mike, ed ha ragione.

Una MINI Cooper è sempre particolare, e lo conferma il culto che persiste intorno a questo brand che sembra non conoscere limiti di età. Del resto le 16 vittorie in F1 e le 11 pole position restano scolpite nella storia, proprio come i tre successi al Rally di Montecarlo con le MINI Cooper S negli anni 60.

Passano gli anni, ma basta pronunciare la parola Cooper e si innesca subito un’associazione a sport, pista, velocità, anche tra i giovani. Come se lo spiega?
“Essere associati ad una collaborazione con MINI è un ovviamente un grande aiuto, ma non solo. Cerchiamo di mantenere viva la nostra storia e la nostra traduzione sportiva con tante iniziative, come il Festival di Goodwood e altre occasioni di questa portata. Recentemente è stata organizzata una manifestazione per celebrare i 60 anni dalla conquista del primo titolo Mondiale di Formula 1, ed abbiamo messo insieme 60 vetture Cooper. C’era tanta gente, e molti giovani, ed anche questo aiuta a mantenere viva la nostra storia”.

Basta questo per il grande pubblico?
“Abbiamo prodotto repliche di Mini identiche a quelle degli anni ’60, offrendo ai giovani la possibilità di vivere le sensazioni che hanno regalato quelle vetture. Credo che la possibilità di poter mettersi alla guida delle Mini che hanno fatto la storia di questo marchio sia un fattore cruciale per tenere vivo il marchio, e molti giovani amano farlo”.

Non meraviglia che questo brand sia estremamente popolare nel Regno Unito, ma a volte si è sorpresi dal seguito in paesi ben più lontani...
“Sappiamo quanto sia popolare la nostra storia, ma ammetto che riusciamo ancora a stupirci. Recentemente sono stato in Messico, ed è stato incredibile vedere quanti appassionati del nostro marchio conservino gelosamente le loro vetture e non perdano occasione per sfoggiarle. Un altro esempio è il Giappone, dove mi ha colpito vedere tanti profondi conoscitori del nostro marchio".

"Ci sono appassionati che conoscono anche la storia che ci ha legati alla prima Honda di Formula 1. Quando la Casa giapponese varò il programma per l’ingresso nel Mondiale, acquistò una Cooper F1 per studiarla con attenzione e fu la base della loro prima monoposto. Quella Cooper oggi è esposta nel loro Museo! Ma tornando alla domanda, direi sì, in ogni nazione sembra esserci una storia legata al nostro marchio”.

E sull’Italia?
“Ce ne sono davvero tante. Ma il primo ricordo che mi viene in mente su Monza risale ad un racconto di mio padre, quando nel 1960 insieme a Colin Chapman decisero di boicottare il Gran Premio d’Italia. La polemica nacque a causa della decisione di utilizzare nuovamente la pista comprendente l’anello ad alta velocità, che mio padre e Chapman ritenevano poco sicuro per le monoposto dell’epoca. Ma avevamo già vinto il Mondiale con Jack Brabham, e la scelta alla fine non fu dolorosa”.

E oggi cosa prova nel tornare a Monza?
“È sempre speciale, non lo nascondo. Lo scorso anno ho voluto vedere da vicino la sopraelevata, e mi sono ricordato quando venni qui per la prima volta nel 1966, avevo 12 anni, e ricordo l’emozione di essere in corsia box per intere giornate”.

Ama ancora seguire i Gran Premi?
“Assolutamente si! Ho degli amici che a volte mi chiedono se mi diverto ancora a guardare la Formula 1, e rispondo sempre allo stesso modo: come potrei non esserlo? C’è un aspetto che non tutti considerano. La Formula 1 è una competizione che deve impegnare squadre diverse, ognuna con una sua monoposto, con motori differenti, piloti e squadre in pista differenti, tutti lavorano per conto proprio e poi si ritrovano in pista a contendersi… un decimo di secondo! Lo trovo incredibile, ed è sempre così a dispetto della tecnologia che avanza”.

Cooper è stata a lungo un sinonimo di innovazione...
“Si, e sotto molti aspetti. Tutti, ovviamente, fanno riferimento alla scelta tecnica del motore posizionato nella zona posteriore della monoposto, ma ci sono molte altre soluzioni meno note che hanno influenzato molto la storia delle corse. Ad esempio, fu la Cooper, e non la Lotus, a realizzare la prima monoscocca, ma mio nonno si convinse che sarebbe stato molto oneroso finanziare una svolta di quella portata. Ma conservo delle foto di quel prototipo... La voglia di guardare oltre non è mai venuta meno, ed anche recentemente quando mio figlio Charlie ha lanciato il progetto eBike, il briefing sugli obiettivi è stato molto rapido riprendendo i nostri punti chiavi: leggera, veloce, bella da vedere”.

E la leggendaria semplicità…
“Il nostro must è sempre stato quello di raggiungere gli obiettivi prefissati nel modo più semplice possibile. È una filosofia che accompagna Cooper sin dagli inizi della sua storia fino all’attuale progetto eBike. Tutto ciò che non è strettamente necessario può solo complicare le cose ed essere fonte di problemi”.

La svolta verso vetture elettriche può essere un pericolo per la filosofia del brand Cooper?
“Non mi nascondo: mi piacciono i motori benzina. Ma so che nel prossimo futuro qualcosa cambierà, probabilmente avrò sempre le mie Mini Cooper, ma per arrivare nel garage userò una Mini elettrica”.

Vedremo mai una Mini John Cooper Works elettrica?
“Non lo escluso assolutamente, anzi, ma per essere una John Cooper Works dovrà avere almeno 400 cavalli, in quel caso sarò contento”.

Oggi vediamo trofei riservati alle Mini Cooper di grande successo. L’attività in pista è ancora un aiuto a vendere auto?
“Sì, le corse aiutano a vendere auto, è una certezza non una supposizione. Osserviamo oggi l’operazione Mercedes in Formula 1, costata centinaia di milioni: ha garantito un ritorno valutato in cifre molto maggiori, credo più di un miliardo. In Inghilterra si dice da tempo “Corri la domenica e venderai il lunedì”, e credo che sia una legge ancora validissima”.

Charles Cooper, Mini JCW  Team Italy

Charles Cooper, Mini JCW Team Italy

Foto di: Mini

Brundle sulla Cooper T43 prima monoposto di F1 a vincere col motore posteriore

Brundle sulla Cooper T43 prima monoposto di F1 a vincere col motore posteriore

Foto di: Jeff Bloxham / Motorsport Images

Jo Siffert, Cooper T81 Maserati

Jo Siffert, Cooper T81 Maserati

Foto di: LAT Images

John Surtees, Cooper T81, con Jim Clark, Lotus 43-BRM H16, sul podio

John Surtees, Cooper T81, con Jim Clark, Lotus 43-BRM H16, sul podio

Foto di: LAT Images

Cooper Maserati t81

Cooper Maserati t81

Foto di: Gianni Mazzotta

Bruce McLaren sulla Cooper T60 Climax nel GP di Monaco 1962

Bruce McLaren sulla Cooper T60 Climax nel GP di Monaco 1962

Foto di: LAT Images

Jack Brabham, Cooper T53-Climax vittorioso nel GP di Gran Bretagna 1960

Jack Brabham, Cooper T53-Climax vittorioso nel GP di Gran Bretagna 1960

Foto di: LAT Images

Maurice Trintignant, Cooper T51-Climax, precede Stirling Moss, BRM P25, e Bruce McLaren, Cooper T45-Climax

Maurice Trintignant, Cooper T51-Climax, precede Stirling Moss, BRM P25, e Bruce McLaren, Cooper T45-Climax

Foto di: LAT Images

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Foto di: LAT Images

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Foto di: LAT Images

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Timo Mäkinen, Paul Easter, Mini Cooper S

Foto di: LAT Images

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