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#JukeRide: Nissan mette il pilota nella telemetria

Siamo stati a Silverstone per farci raccontare il progetto in anteprima dalla Nismo e dal consulente Herbert

Quanto conta l'uomo-pilota rispetto alla macchina per il risultato di gara? C’è chi dice il 20, chi il 30, chi il 50%; e chi, più diplomaticamente, risponde con un "dipende dal tipo di corsa". L'interrogativo esiste da quando è stata inventata l’automobile. Le risposte si sono evolute nel tempo e saranno sempre opinabili. Oggi torniamo sull'argomento perché abbiamo trascorso 24 ore a Silverstone a contatto con gli uomini del team Nissan Nismo che hanno una convinzione: le condizioni psicofisiche del pilota vengono prima di tutto, perché un pilota fuori forma sbaglia non soltanto la traiettoria, ma gli stessi input forniti ai meccanici per preparare l'auto. Il che genera un circolo vizioso che può avere un'unica conseguenza: precludere la vittoria. E allora la telemetria sull'auto non basta, ci vuole quella sul pilota, anzi i due flussi di dati devono essere costantemente correlati. A maggior ragione se parliamo di una corsa di endurance fisicamente impegnativa come la mitica 24 Ore di Le Mans. Da queste premesse ha preso vita il progetto #JukeRide che ora cercheremo di raccontarvi. LA GT ACCADEMY INSEGNA... La particolare attenzione di Nissan sull’analisi delle condizioni del pilota ha un’origine ben precisa. Con la GT Accademy la Casa giapponese si è specializzata da anni nel trasformare videogamers incalliti in aspiranti piloti professionisti capaci di correre ad una 24 Ore. E allenare dei ragazzi (probabilmente sedentari) a resistere alle fatiche di una gara richiede una certa scientificità nella preparazione che poi va controllata nel tempo e, perché no, durante le gare stesse. BIOTELEMETRIA Il Team Nismo ha fatto questo ragionamento: Le Mans è lunga 13,5 chilometri. Un pilota può correre fino a 4 ore consecutive in condizioni a dir poco stressanti: il buio della notte, i 40 gradi di temperatura dentro l’abitacolo, gli abbagli dei fari… E’ una fatica fisica paragonabile a quella di un uomo che fa 2 maratone di fila. Il pilota è determinante per il risultato della gara quindi la sua “fatica” è un elemento fondamentale da monitorare. Come? Facendoli vestire una fascia biometrica che analizza tutto: le pulsazioni, il respiro, la temperatura, l’idratazione corporea ecc. I valori vengono trasmessi in tempo reale ad un server e confluiscono in un algoritmo che genera una curva della “fatica”. E questa curva dovrà essere controllata da chi decide la strategia di gara al pari dei dati sulle condizioni tecnico/prestazionali dell’automobile. Perché come si può decidere se intervenire su un settaggio aerodinamico si deve poter capire se è opportuno sostituire un pilota “stanco” prima del previsto. UN MURETTO BOX… MOBILE: LA NISSAN JUKE Il Team Nissan Nismo non si accontenta però di trasmettere questi dati al box e ha deciso di sviluppare un ufficio di analisi mobile, nel senso che è un’automobile, la Nissan Juke, da cui il nome del progetto #JukeRide. Noi l’abbiamo vista in anteprima durante la nostra visita nello stabilimento della RML e ci siamo confrontati con gli ingegneri che la stanno sviluppando con il contribuito degli utenti che hanno pubblicato le loro idee sui canali Twitter e Facebook della Nissan. L’auto è ancora in allestimento, ma è già chiara l’impostazione che la caratterizzerà. Al posto dei sedili posteriori è stato montato un server rack, che ospiterà appunto i computer deputati a ricevere la telemetria avanzata. I dati saranno riprodotti su un set di schermi montato sul tetto del vano bagagli, che ovviamente deve essere aperto. Il tutto è alimentato elettricamente in modo autonomo da un generatore che è stato montato al posto della pompa dell’aria condizionata… LO SKYCAM SUL TETTO E poi ci sono gli “effetti speciali”. Parliamo dell’elicotterino a sei eliche parcheggiato sul tetto della Juke. Tecnicamente si chiama drone, ma in Nissan lo hanno ribattezzato Skycam perchè, appunto, serve a fare riprese video dal cielo. L’idea è di fornire un punto di vista “a volo d’uccello” (la cosiddetta bird’s eye view) del tracciato, una prospettiva utile per analizzare le traiettorie ideali. Anche questa è una trovata di chiara ispirazione GT Accademy in cui la componente multimediale in stile videogame ha un ruolo preponderante. Ad ogni modo vedere la pista dall’alto ha un suo perché, soprattutto in ottica di formazione dei giovani piloti. Qualche curiosità tecnica: secondo gli obiettivi del progetto #JukeRide, il drone potrà viaggiare ancorato al tetto della Juke grazie ad una super calamita; la telecamera deputata alla riprese è una GoPro3 montata su uno stabilizzatore a controllo elettronico, ma i produttori del drone stanno verificando l’opportunità di montare più telecamere; il cervello elettronico del drone è dotato di funzione “followme” che gli consente di localizzare e seguire (o raggiungere) la Juke… C’E’ ANCORA MOLTO DA LAVORARE Il progetto #JukeRide farà sicuramente discutere per la sua esuberanza dettata in parte dagli obiettivi promozionali. L’utilità di certe soluzioni, infatti, è tutta da dimostrare, come pure la relativa fattibilità tecnica: lo Skycam, per esempio, è molto delicato e potrebbe incontrare non pochi problemi a sorvolare Le Mans se le condizioni atmosferiche sono avverse. E poi ha due limiti tecnici: non supera i 50 km/h di velocità massima e la batteria ha un’autonomia di circa 20 minuti. Ci piace molto invece l’ambizione di integrare la telemetria con i parametri biometrici del pilota perché l’analisi di questi dati nelle gare di durata potrebbe effettivamente rivelarsi preziosa per lo sviluppo della strategia di corsa. E allora non ci resta che aspettare di vedere all’opera questa Juke e la sua Skycam in una gara vera: l’imminente 24 Ore di Le Mans.

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