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Analisi

Pininfarina H2 Speed e quel propulsore che... "fa tanto F.E”

Il doppio motore elettrico a celle a combustibile di idrogeno ricorda quello delle M2Electro della Mahindra, proprietaria dell'atelier torinese: WEC, Roborace o monoposto all'orizzonte per il celebre marchio?

Pininfarina H2 Speed

Foto di: Pininfarina

Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Pininfarina H2 Speed
Mahindra simulation experience
Mahindra Racing M2Electro dettaglio
Mahindra Racing M2Electro, dettaglio
Anand Mahindra, Mahindra Group Chairman
Nick Heidfeld e Bruno Senna, Mahindra Racing

Benché apparentemente non sembrasse così, molta Formula E si “nascondeva” sotto mentite spoglie all'86esima edizione del Geneva International Motor Show. Il salone svizzero dell'automobile, fra le molte novità, ha infatti accolto all'inizio del mese di marzo la Pininfarina H2 Speed.

C'è tutto, nel nome del concept a metà fra il Prototipo da competizione e la supercar stradale che l'atelier italiano ha mostrato. La dizione H2 deriva dalla formula chimica dell'idrogeno che alimenta i due motori elettrici della vettura. Speed, come lo scopo ultimo di questo progetto, ovvero la velocità: non soltanto quella in moto rettilineo, ma anche quella in curva.

Il gruppo di propulsione dell'azienda franco-svizzera GreenGT ne fa inoltre la prima supercar da pista al mondo alimentata a idrogeno. Non è tutto. Guarda caso, la nuova Pininfarina H2 Speed è stata presentata all'indomani dell'acquisto dell'azienda lanciata da Sergio “Pinin” da parte del gruppo Mahindra, avvenuto nel dicembre 2015, per un esborso di 50 milioni di euro, pari a 1,1 euro ad azione.

E le M2Electro impegnate quest'anno nella categoria “full electric” con Bruno Senna e Nick Heidfeld sono proprio equipaggiate con un propulsore duale, realizzato dall'accoppiamento di due motori elettrici secondo i desiderata del costruttore indiano. Ovviamente, allo stato attuale, le monoposto della Formula E sono alimentate da batterie, e non c'è alcuno spazio nei regolamenti perché un serbatoio di idrogeno possa venire fissato al telaio.

Alejandro Agag ha tuttavia affermato in passato che la "E" presente nel nome della categoria da lui fondata e promossa deve essere inteso semplicemente come "trazione elettrica" (ciò significa che il “luogo fisico” e le modalità di immagazzinamento dell'energia potrebbero cambiare rispetto al passato, fino a comprendere batterie, super o ultracondensatori o anche celle a combustibile a idrogeno).

Dato che la Commissione Tecnica di questa disciplina è attualmente impegnata a definire la tabella di marcia per le stagioni future (il 4 marzo si è appreso che il torneo 2018-2019 prevederà un fornitore unico per autotelaio e batterie come nell'anno del debutto), è lecito domandarsi se questo tipo di tecnologia possa essere consentita dalla quinta o dalla sesta stagione in poi. Se fosse così, la Mahindra Racing avrebbe un vantaggio innegabile sui rivali, disponendo già di questa elegante unità motrice elettrica a mo' di asso nella manica.

Sappiamo che, per ragioni di sicurezza, la FIA tende a essere un po' conservatrice quando si tratta di introdurre nuove tecnologie nel motorsport, il che significa che le celle a combustibile di idrogeno dovrebbero probabilmente affrontare molti, molti ostacoli. Questo non vuole però dire che il resto del powertrain non possa riuscire a trovare “casa” nelle Mahindra da corsa del futuro, però. E non necessariamente in Formula E...

A dire la verità, ci sarebbero anche altre possibilità per questa splendida vettura. Non è probabilmente un caso che sembri molto simile a uno Sport Prototipo per la 24 Ore di Mans: ha sì un aspetto futuristico, ma non abbastanza da poter trovare il proprio posto in un videogioco anziché nella realtà. Potremmo vederne una versione modificata in azione nella serie WEC o una versione ancora più modificata in testa a una gara della Roborace?

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