Per la BMW la velocità non è determinante in Formula E
Jens Marquardt, direttore della Motorsport bavarese, ha affermato che la serie “full electric” deve investire sull’interazione con i fan e sulle gare virtuali, anche a scapito delle performance di potenza.
Robin Frijns, Amlin Andretti Formula E Team
Andy Chan
Jens Marquardt, direttore della BMW Motorsport, ritiene che la Formula E non abbia bisogno di preoccuparsi di rendere le proprie vetture più veloci in futuro, pensando che la serie “full electric” dovrebbe invece concentrarsi sulla crescita del settore virtuale.
Il Marchio bavarese è stato coinvolto ufficialmente nella categoria per la prima volta in questa stagione attraverso un legame con il team Andretti Autosport, circostanza peraltro confermata dalla presenza di un pilota legato esplicitamente al costruttore tedesco, come Antonio Félix Da Costa, al fianco di Robin Frijns.
Una delle critiche più comuni che deve affrontare questa fiorente specialità riguarda infatti la sua velocità di punta relativamente bassa rispetto ad altre formule, dal momento che le monoposto sono limitate elettronicamente a 225 km orari (140 miglia l’ora).
Anche se la Formula E contempla modesti aumenti di potenza nelle prossime stagioni, Jens Marquardt crede non vi sia alcuna necessità di aumentare drammaticamente la velocità, soprattutto in considerazione dei vincoli alle corse esistenti nei centri urbani.
Il manager tedesco ha inteso evidenziare che il potenziale di crescita più grande per il Campionato FIA consiste nel rendere al massimo le opportunità offerte da settori quali l'interazione con i tifosi e le competizioni virtuali.
"È importante che la Formula E mantenga la propria USP (“unique selling proposition” o “argomentazione esclusiva di vendita”, un concetto del marketing e della pubblicità, coniato negli Anni 40 da Rosser Reeves, che allude alla caratteristica propria di un prodotto che non è appannaggio della concorrenza, ndr), con corse nelle grandi città dove le persone effettivamente abitano e trascorrono il loro tempo", ha insistito l’alto dirigente della Casa di Monaco. "Il programma degli eventi, breve ma emozionante, si adatta peraltro perfettamente alla vita moderna”.
"Inoltre, serve generare il massimo dell’interazione con i tifosi, i simulatori e i nuovi concetti dello sport virtuale. Qui è dove si trova il vero potenziale della Formula E: non lo si trova cercando di andare più veloci o volendo sembrare più grandi e importanti di quello che si è”.
E ancora: "Il vero punto della questione è il seguente: le auto non possono essere molto più veloci di così su questo tipo di tracciati, con le misure di sicurezza attualmente in vigore. Ma non devono neppure essere più rapide di ora, secondo me. A mio parere, il vero potenziale della categoria è il settore virtuale”.
"Magari, fra pochi anni, i tifosi potranno essere nella condizione di correre una gara di Formula E accanto ai loro beniamini, che sono impegnati in pista nella corsa reale. Questa possibilità è molto più importante della differenza che passa tra l’andare a 250 o a 180 km/h sui rettilinei".
Un motore BMW nella quinta stagione
Jens Marquardt ha anche chiarito che la BMW vorrebbe avere un proprio propulsore nella categoria “full electric” in tempo per la quinta stagione di esistenza della categoria nel 2018, quando la Formula E bandirà definitivamente il cambio vettura a metà gara e prevederà corse disputate con una sola monoposto per pilota.
"Stiamo lavorando insieme al team Andretti e la collaborazione procede sempre meglio", ha detto il dirigente teutonico. "Stiamo imparando molto, il che è importante nell’ottica della stagione cinque, quando vogliamo avere assolutamente il nostro motore, un BMW, in macchina”.
"C'è un sacco di cose sulle quali dobbiamo ancora prepararci al fine di essere pronti per quel preciso istante. Al momento, stiamo aiutando la squadra americana dal nostro quartier generale di Monaco di Baviera con costanti simulazioni ed elaborazione dei dati”.
"Inoltre, abbiamo delle persone dislocate in loco presso il team per aiutarlo e sostenerlo. Una persona sempre è lì, a volte anche due o tre. Dipende dalle circostanze…", ha concluso Jens Marquardt.
Informazioni aggiuntive di Stefan Ehlen
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