F1 | Giro veloce: un punto da abolire per evitare le polemiche?
Ricciardo ha tolto un punto a Norris siglando il giro più veloce a Singapore, ma l'australiano non si è visto attribuire alcunché essendo finito fuori dalla Top 10. Nel paddock si discute se, in un mondiale combattuto sul filo, sia giusto che il titolo possa essere deciso da elementi esterni. L'idea è quello di abolire il premio?
Daniel Ricciardo, RB F1 Team VCARB 01
Foto di: Lionel Ng / Motorsport Images
Intorno al tavolo delle regole che disciplinano la Formula 1 a partire dal 1998 siedono rappresentanti di tutte le realtà del paddock. Ogni novità viene proposta, discussa e votata. Per quanto gli addetti ai lavori si sforzino di prevedere tutti gli scenari possibili legati all’introduzione nel regolamento (tecnico o sportivo) di una regola inedita, non tutto viene previsto con precisione chirurgica. Un esempio è arrivato nel Gran Premio di Singapore disputato lo scorso weekend.
Ottenendo il giro più veloce della corsa, Daniel Ricciardo ha tolto un punto nella classifica mondiale a Lando Norris innescando qualche polemica. C’è chi ha visto la decisione della Racing Bulls di montare a Ricciardo un set di gomme soft finale come un favore concesso alla Red Bull, ma anche chi ha interpretato il tutto come l’ultimo omaggio al pilota australiano, al suo ultimo Gran Premio in Formula 1.
Al di là dei motivi dietro la scelta della Racing Bulls, quanto accaduto a Marina Bay ha portato alla luce una situazione potenzialmente problematica con cui la Formula 1 (FIA, Liberty e squadre) dovrebbero fare i conti. Il punto addizionale concesso a chi ottiene il giro più veloce fu reintrodotto in Formula 1 nella stagione 2019, in precedenza era stato presente nel regolamento sportivo dal 1950 al 1959.
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Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
Sei anni fa furono valutati i diversi scenari, e si decise che il punto venisse assegnato solo nel caso in cui il pilota con il miglior crono avesse concluso la corsa nella top-10. Una decisione mirata ad evitare che il giro più veloce diventasse un bonus riservato ai piloti in grado nelle fasi finali di gara di potersi permettere una sosta ai box senza controindicazioni.
Prima di Singapore nessuno si era però soffermato sulla possibilità in cui un pilota (fuori dai giochi di classifica o per altri interessi) possa deliberatamente decidere di togliere il punto addizionale ad un avversario. Solo tre anni fa Max Verstappen e Lewis Hamilton arrivarono alla vigilia dell’ultima gara di campionato a pari punti, e per quanto non sia uno scenario frequente, la possibilità che un singolo punto possa diventare cruciale per l’assegnazione di un titolo mondiale, non si può considerare irreale. La polemica emersa ieri è stata innescata dalla proprietà comune di Racing Bulls e Red Bull, ma davanti ad un mondiale combattuto sul filo del singolo punto le alleanze possono nascere a prescindere dalla proprietà dei singoli team.
Prima ancora di valutare possibili soluzioni (sarebbe l’ennesima regola da aggiungere) c’è prima da considerare il significato del punto addizionale legato al giro più veloce. Con la gestione degli pneumatici attuali, che garantiscono un plus di prestazione nei primi giri, è un bonus che non ha nulla a che vedere con la performance dei pilot.
Il miglior crono della corsa è un obiettivo raggiungibile da tutte le monoposto in pista a patto di tornare ai box a tre giri dal termine per montare un set di gomme nuove. La differenza la fa la posizione di classifica o il gap sull’avversario alle proprie spalle. Un pilota che ha dominato una corsa, senza però disporre di un vantaggio tale da potersi fermare ai box per un pit-stop aggiuntivo, risulta essere fuori dai giochi rispetto ad un avversario che naviga nelle ultime posizioni e non ha nulla da perdere con una sosta in più. Che senso ha?
Oltre che a Singapore, nel corso di questa stagione il punto addizionale del giro più veloce non è stato assegnato a Miami (dove Piastri, fuori dalla zona punti, lo ha tolto a Perez) e a Spielberg, dove Alonso (penultimo sotto la bandiera a scacchi) lo ha sfilato a Verstappen.
Mettendo il tutto sulla bilancia, la caccia al giro più veloce in termini sportivi e di show di fatto non aggiunge nulla, ma c’è il rischio che in un mondiale molto combattuto possa diventare un motivo di grandi polemiche e potenziali alleanze, innescando scenari potenzialmente molto critici per la Formula 1. Ne vale la pena?
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