F1 | Newey: "Ho scelto Aston per Lawrence, unico proprietario di team"
Stroll ha messo sul tavolo di Adrian un'offerta principesca e una struttura modernissima per puntare a vincere in F1 con il nuovo regolamento, ma il "genio" inglese ha scelto la squadra di Silverstone perché è guidata da una persona sola al vertice, come accadeva più di 20 anni fa quando i top manager erano i proprietari.
Adrian Newey e Lawrence Stroll, Aston Martin F1 Team
Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images
Adrian Newey ha una personalità complessa. È certamente un tipo particolare. Non è “geniale” solo perché sa disegnare macchine vincenti interpretando le norme in un modo che nessuno riesce a leggere. Gli piace essere protagonista, ma non vuole stare sotto alla luce dei riflettori.
Nell’era del computer non ha rinunciato a disegnare schizzi su un pezzo di carta, fermandosi al ciglio della strada mentre stava andava in factory, perché all’improvviso gli era venuta un’idea. Parla sempre con un filo di voce, quasi avesse paura ed esprimere il suo parere. È uomo pieno di incertezze e dubbi, che condivide con la moglie Amanda.
Durante la conferenza stampa nella nuovissima sede di Silverstone, Newey ha risposto “Lawrence” in modo lapidario a chi gli chiedeva perché avesse scelto l’Aston Martin, dopo che per mesi era stato tirato per la giacchetta da molti responsabili di team di F1: Ferrari, McLaren, Williams ma anche Alpine e, forse, Mercedes.
Adrian Newey, Aston Martin Racing Team
Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images
Adrian ha bisogno di sentirsi “protetto”. Ogni volta che non si è più trovato a suo agio ha cambiato aria. È successo in Williams, McLaren e ora anche in Red Bull. A Milton Keynes qualcosa è cambiato quando si è spento Dietrich Mateschitz. Con Ron Dennis il rapporto non era mai decollato perché il titolare della McLaren voleva “ingabbiare” Newey nelle sue ferree leggi aziendali e, provarci, voleva dire blindare il genio creativo del tecnico inglese.
La tragedia di Ayrton Senna nel 1994 aveva portato alla rottura con Patrick Head e Frank Williams dopo che insieme avevano ottenuto risultati straordinari. Ora Newey ha scelto Lawrence Stroll. È facile pensare perché il magnate canadese ha messo insieme tutti gli ingredienti per puntare ad ambizioni mondiali: una modernissima factory con la galleria del vento più innovativa a cui si aggiungono la fornitura esclusiva della power unit Honda e l’e-fuel della Aramco, vale a dire la benzina sostenibile sviluppata dal petroliere di stato arabo che è considerata la più evoluta.
Adrian Newey e Lawrence Stroll, titolare di Aston Martin F1 Team
Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images
A tutto questo ci aggiungiamo un ingaggio principesco degno di un top driver, con tanto di premi e incentivi. Si parla di 30 milioni di sterline all’anno per una durata non specificata, ma il coinvolgimento è di lunga durata perché l’ingegnere è diventato anche azionista della squadra di F1 e, quindi, scommetterà del suo.
Gli argomenti di convincimento sono stati diversi ed è giusto dire che Adrian fosse elettrizzato dall’offerta Ferrari, l’unico marchio che considera superiore ad Aston Martin, ma poi ha scelto la squadra britannica. Perché? E la risposta si collega alla dichiarazione lapidaria: per Lawrence Stroll.
Per molti l’idea che ci potesse essere un padre-padrone alla conduzione della squadra verdona era vista come un grosso limite. E, invece, alla resa dei conti si è rivelata un elemento derimente nella scelta.
"La realtà è che si torna indietro di almeno 20 anni, quelli che ora chiamiamo team principal al tempo erano i proprietari delle squadre - ha spiegato Adrian -. Frank Williams, Ron Dennis, Eddie Jordan, tanto per citarne alcuni. Nell’era moderna Lawrence è l'unico proprietario di team che è pienamente attivo. È una sensazione diversa quando hai una sola interfaccia perché sembra davvero di tornare a un modello della vecchia scuola".
La squadra intesa non come un’azienda, come ormai si sono trasformati tutti i team di Formula 1, Aston Martin compresa mer quanto con una catena di comando corta, cortissima. Con un solo referente a cui rendere conto e di cui è anche diventato socio. Una bella scommessa...
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