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F1 | Horner ammette: "Abbiamo reso la RB20 fin troppo complessa"

La Red Bull sta attraversando un momento difficile della stagione, con una RB20 che non risponde come vorrebbero i piloti e gli ingegneri. Secondo Christian Horner, forse il lavoro invernale per rivoluzionare la monoposto che aveva dominato il 2023 è andato oltre una certa linea, rendendo la RB20 più complessa del necessario, anche da sviluppare.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Non è un mistero che Red Bull stia attraversando un momento complesso, soprattutto perché mentre il team di Milton Keynes sta ancora cercando di comprendere e risolvere i propri problemi, McLaren sta continuando a crescere e imporsi come monoposto di riferimento in griglia. Il vantaggio nel costruttori si è ormai quasi totalmente dissolto, mentre quello nel mondiale piloti, per quanto sia ancora piuttosto ampio, non è sufficiente per dormire sonni tranquilli.

La pausa estiva è servita per mettere in ordine le idee, analizzare le idee e capire come muoversi, mentre a Monza si è tenuto in meeting con i vertici della squadra proprio per discutere delle prossime mosse. Max Verstappen ha rimarcato più volte quali siano i problemi della RB20, anche in fasi del campionato non sospette, segnale che, comunque, le difficoltà di questo progetto non siano nate all’improvviso, ma il fatto che la concorrenza si sia avvicinata mettendo pressione, le ha messo ancora di più in risalto.

L’olandese non ha nascosto che al momento la vettura sia molto difficile da guidare: se in alcuni eventi il tre volte iridato è riuscito a mettere una pezza alla situazione centrando comunque un buon risultato, quegli stessi problemi hanno mandato in crisi Sergio Perez, autore di una parte centrale di campionato deludente sul piano delle performance e dei risultati.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Foto di: Red Bull Content Pool

Alla presentazione della RB20, i tecnici avevano spiegato come durante l’inverno avessero rivoluzionato buona parte della monoposto dato il timore che la concorrenza potesse recuperare il gap. Già nei primi appuntamenti, quando si è potuto sbirciare sotto il cofano motore dell’ultima nata a Milton Keynes, si è compreso come il lavoro fatto soprattutto sull’impianto di raffreddamento fosse ben più complesso e spinto di quanto ci si potesse immaginare.

Un grande lavoro che, dall’altra parte, secondo Christian Horner forse è andato oltre quel “margine” di sicurezza, rendendolo anche fin troppo complesso da gestire e creando delle difficoltà su cui ora il team sta cercando di venire a capo. Recentemente, infatti, la stessa Red Bull ha iniziato un percorso inverso, andando a rimuovere alcuni elementi per risalire alla causa dei problemi di bilanciamento che stanno creando delle difficoltà anche allo stesso Verstappen nel guidare la vettura. Da Zandvoort, infatti, il tre volte campione del mondo dispone di un fondo basato su un mix di elementi: la base è la medesima di inizio stagione, ma alcuni pezzi sono più recenti, anche perché sono necessari per far funzionare l’auto in simbiosi con altri componenti.

Anche se Verstappen ha comunque rimarcato problemi di bilanciamento anche con questa soluzione intermedia, Horner non esclude che il fondo possa rimanere un problema: “No, non escludiamo che il fondo possa essere un problema. Credo che si debbano considerare tutti gli aspetti della macchina. C'è un problema di bilanciamento della vettura che non consente ai piloti di spingere in ingresso in curva”, ha detto il Team Principal della Red Bull.

“Non appena si calma il posteriore, lo si fa compromettendo l'anteriore. Così si finisce per avere del sottosterzo e, di conseguenza, si consumano maggiormente gli pneumatici. Quello che dobbiamo fare è riuscire a far funzionare la mappa aerodinamica”.

Horner ha sottolineato quanto, forse, questa RB20 sia figlia di un progetto ambizioso, ma anche troppo complicato e questo potrebbe aver messo in difficoltà la Red Bull nello sviluppo, anche perché le novità portate fino ad ora hanno portato il team in una direzione sbagliata. Qualcosa di inusuale per la Red Bull, che ha fatto della capacità di migliorare le proprie auto durante la stagione un punto di forza negli anni. Horner sostiene che McLaren abbia seguito la via che forse avrebbe dovuto scegliere anche la squadra di Milton Keynes in inverno e di cui aveva già parlato Pierre Waché prima della pausa estiva: non rivoluzionare il progetto per il timore di essere riacciuffati dagli avversari e continuare a sviluppare la RB19.

“Se si guarda la McLaren, sembra quasi un'evoluzione dell’auto dell'anno scorso, molto più semplice della nostra. Forse abbiamo scelto un approccio troppo complesso e dobbiamo semplificare alcune cose”, ha detto Horner.

Al di là di questo aspetto, la stessa Red Bull ha ammesso in diverse occasioni che sta riscontrando dei problemi di correlazione tra i dati della galleria del vento e quelli della pista e questo è uno dei fattori che sta contribuendo a quei problemi di bilanciamento menzionati dai piloti: "L'auto è sbilanciata, dai dati lo vediamo. Il problema è che lo vediamo in pista, non in galleria del vento. Si tratta quindi di fare i conti con questo problema, perché ovviamente quando si verifica una cosa del genere significa che non ci si può fidare dei propri strumenti. Quindi bisogna tornare ai dati della pista e all'esperienza precedente”.

"Non è raro che, quando qualcosa non funziona sulla vettura, i risultati degli strumenti di simulazione siano diversi e non convergano. Si ottengono quindi tre serie di dati: la CFD, la galleria del vento e la pista. Ovviamente quelli che contano davvero sono i dati della pista, ma per svilupparli è come leggere l'ora con tre orologi diversi: devi concentrarti sullo strumento che ti darà l'input più prezioso, e ovviamente i dati della pista sono i più affidabili”.

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