F1 | Red Bull rivoluzionaria: quattro stadi per il raffreddamento
La RB20 non ha cercato solo l'efficienza aerodinamica, ma anche il miglior baricentro possibile per salvaguardare le gomme dall'usura. I radiatori sono stati divisi in quattro gruppi e ciascuno ha un suo specifico impianto di raffreddamento. La sosfisticazione costa qualcosa in peso, ma permette la ricerca di un bilanciamento migliore.
La Red Bull sta andando controcorrente. Adrian Newey detta la linea dello sviluppo e vuole costringere gli avversari a inseguirlo, ma stando sempre un passo avanti agli altri. La RB20 sembra un gioiello pensato in funzione dell’aerodinamica e, invece, ciò che emerge in modo molto chiaro dalle prime immagini della vettura di Milton Keynes nuda è che lo staff diretto da Pierre Waché ha puntato molto sul trovare il migliore baricentro per avere una vettura con un ottimo bilanciamento.
Il nostro Giorgio Piola, stando ore in pitlane, è riuscito a cogliere alcune fotografie che ci hanno permesso di scoprire qual è il concetto che è stato evoluto sulla monoposto del team campione del mondo. In Red Bull hanno cercato di ottimizzare la collocazione dell’impianto di raffreddamento, studiando una sistemazione dei radiatori che è inedita e, certamente, fantasiosa.
Red Bull RB20: la fiancata è molto scavata con un undercut molto pronunciato
Photo by: Giorgio Piola
L’esigenza di avere un undercut molto scavato, vale a dire il passaggio d’aria sotto alla pancia che scende dal sottosquadro e alimenta il marciapiede del fondo, ha obbligato Newey ad alzare i radiatori: il vantaggio aerodinamico deve superare l’effetto negativo di un innalzamento delle masse.
In Red Bull hanno pensato bene di sfruttare il “doppio fondo”, un concetto che hanno sviluppato tutti, sapendo di trovare delle prestazioni, ma a differenza di altri a Milton Keynes hanno pensato come ottimizzarne gli aspetti avversi. E guardando le immagini emerge l’incredibile sofisticazione della RB20: ci sono quattro livelli nei quali è stato parcellizzato l’impianto di raffreddamento della power unit Honda.
Red Bull RB20: la presa d'aria verticale che alimenta l'intercooler e quella orizzontale per il radiatore acqua
Photo by: Giorgio Piola
A dispetto di quanto andavamo dicendo dopo aver visto le prime foto, la presa verticale sotto alla bocca dei radiatori non è un “By pass duct” simile a quello che la Ferrari ha confermato sulla SF-24, ma è una presa che porta l’aria all’intercooler del turbo che è stato collocato in posizione orizzontale sul pavimento della pancia.
Red Bull RB20: sotto al radiatore acqua si nota l'intercooler che è montato orizzontalmente
Photo by: Giorgio Piola
Il tradizionale radiatore dell’acqua, invece, si trova più sopra ed è molto inclinato in avanti: questo elemento viene alimentato dalla bocca orizzontale che resta nascosta sotto l’ala e che fa da condotto all’imbocco delle pance vero e proprio. Con questa configurazione la Red Bull è riuscita ad avere uno scavo molto pronunciato sotto alla fiancata, senza penalizzare l’efficienza aerodinamica pur avendo aperto due prese di raffreddamento.
Sulla RB19, che ha dominato la stagione 2023 vincendo 22 dei 23 GP disputati, c’era anche il radiatore “centrale” sistemato sul motore Honda. Era molto in alto, montato inclinato: ora è stato abbassato in posizione orizzontale sopra al motore ed è stato ridotto nelle dimensioni per stare nel cofano motore. In questo caso l’aria fresca arriva dalle due orecchie dell’airbox, mentre il flusso che entra nel roll bar triangolare è destinato all’aspirazione del 6 cilindri Honda.
Red Bull RB20: le frecce rosse indicano le prese dei radiatori dei servizi
Photo by: Motorsport Images
Newey, allora ha pensato bene, di sistemare due altri radiatori di servizio in una posizione inedita, subito dietro all’attacco dell’Halo, certamente più in basso rispetto a dove erano l’anno scorso. Si capisce come mai il bazooka della RB20 sia molto bombato e posto così in alto: la presa di raffreddamento è stata ricavata fra l’airbox e il bazooka, mentre sfoga il calore dalle branchie aperte lateralmente.
Red Bull RB20: le branchie aperte nel bazooka per estrarre il calore dai radiatori di servizio
Photo by: Giorgio Piola
La squadra di Milton Keynes, quindi, ha diviso il raffreddamento in quattro elementi separati, per ottimizzare il baricentro: si è trattato di una scelta di progetto che ha costretto Red Bull a ridisegnare completamente la vettura. Osservando gli scatti viene da dire che il passaggio a una configurazione “zero pods” in stile Mercedes, come qualche osservatore aveva ipotizzato nei giorni scorsi, è praticamente impossibile.
Anzi, lo studio del packaging deve essere stato maniacale e, quasi certamente, questa soluzione ha comportato anche un incremento del peso con più tubi e canalizzazioni per legare tutto il complicatissimo sistema di raffreddamento.
Red Bull Racing RB20
Photo by: Uncredited
È lecito pensare, quindi, che la RB20 non sia nata al limite del peso, ma che abbia come obiettivo dello sviluppo bucare i 798 kg per scendere sotto e introdurre della zavorra laddove è più utile a bilanciare al meglio la vettura.
La Red Bull ha fatto scelte molto coraggiose che fin dai primi giri nei test in Bahrain sembrano pagare molto: si tratta di soluzioni che non potranno essere copiate. A Milton Keynes hanno estremizzato i concetti nella consapevolezza che si potranno estrarre più prestazioni in questa configurazione più complicata, ma nel team iridato devo sperare di non avere problemi meccanici perché lavorare nelle pance o sugli accessori della power unit Honda non sarà affatto semplice…
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