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Analisi
Formula 1 GP d'Australia

F1 | Sainz è il cecchino Red Bull, Leclerc il talento non basta

Lo spagnolo è il pilota Ferrari che meglio di ogni altro riesce a essere pronto a sfruttare le occasioni quando a Verstappen le cose non vanno bene: è successo a Singapore e si è ripetuto a Melbourne. Leclerc, invece, ha perso le chance di vittoria in qualifica con scelte tecniche estreme.

Podio: Charles Leclerc, Ferrari, Carlos Sainz, Ferrari

Da quando Max Verstappen ha deciso di prendere la residenza sul gradino più alto del podio per tutti i suoi avversari (con ambizioni di vittoria) è iniziato un periodo molto duro. Di fatto da un anno la possibilità di vincere un Gran Premio non è più una questione che coinvolge solo le proprie forze, serve anche che qualcosa vada male in casa Red Bull.

Nelle diciannove gare vinte da Verstappen a partire dal Gran Premio di Miami 2023, il ruolo di ‘primo degli altri’ è stato per cinque volte ciascuno di Lando Norris e Sergio Perez e per tre di Fernando Alonso, Lewis Hamilton e Charles Leclerc.

Ma nelle uniche due occasioni in cui per Max le cose non sono andate come nelle previsioni, alle sue spalle è apparsa la sagoma di Carlos Sainz, un vero cecchino nel mettere in campo weekend con una performance di grande valore proprio quando la Red Bull di Max ha evidenziato delle crepe. Le carriere degli sportivi passano anche attraverso questi crocevia, essere nel momento giusto quando serve.

Carlos Sainz, Ferrari

Carlos Sainz, Ferrari

Foto di: Ferrari

Nel caso di Sainz il suo ‘esserci’ è stato autoritario, un timbro importante messo lo scorso anno nel Gran Premio di Singapore e ieri a Melbourne, vittorie dal peso specifico elevato che cambiano il bilancio di una stagione. Per Carlos, arrivato a Melbourne senza neanche la certezza di scendere in pista, il weekend di Albert Park è stato probabilmente il più gratificante da quando corre in Formula 1.

Molto diverso è stato il sorriso di Leclerc, abbozzato ma solo un po’. Come è naturale che sia per un pilota, la consapevolezza di aver potuto disporre di una monoposto competitiva (una buona notizia in prospettiva) non è bastata a mitigare la delusione per non aver messo le mani su quella vittoria che manca da quasi due anni. Sembra una sceneggiatura avversa, quando nel meccanismo Red Bull si inceppa qualche ingranaggio ecco che Charles si trova di fianco un compagno di squadra in grande forma. Per Leclerc, esattamente come lo scorso anno a Singapore, anche lo scorso weekend le possibilità di poter vincere il Gran Premio sono crollate il sabato in qualifica.

A Marina Bay furono 79 crucialissimi millesimi di ritardo da Sainz a determinare la sua partenza dalla seconda fila e il conseguente poco gradito ruolo di gregario, a Melbourne la precipitosa scelta di intervenire in maniera importante sul setup della monoposto tra la Q2 e la Q3.

Carlos Sainz, Ferrari SF-24, precede Max Verstappen, Red Bull RB20 nel GP d'Australia

Carlos Sainz, Ferrari SF-24, precede Max Verstappen, Red Bull RB20 nel GP d'Australia

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Carlos è stato molto bravo nel mettere il compagno sotto pressione con il miglior tempo ottenuto in Q1 e Q2, due verdetti che hanno convinto Leclerc a dover cambiare qualcosa, decisione che si è rivelata un boomerang. Dopo il brillante esordio in rosso del 2019 Leclerc ha affrontato quattro stagioni con una Ferrari quasi mai in lotta per la vittoria, campionati difficili in cui Charles ha fatto ricorso al suo talento per regalarsi qualche soddisfazione, per lo più in qualifica.

Spesso ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, un atteggiamento apprezzato dai tifosi della Scuderia, ma è un approccio valido quando da perdere non c’è nulla, viceversa non è un metodo che paga. Se nelle qualifiche di Melbourne, Leclerc fosse stato meno precipitoso, probabilmente avrebbe sopravanzato Lando Norris sulla griglia di partenza e in gara si sarebbe ritrovato alle spalle di Sainz sin dal primo giro, con la possibilità (teorica) di dire la sua anche per la prima posizione. Ritrovarsi dietro la McLaren ha comportato la necessità di dover cambiare strategia, decisione che lo ha estromesso dalla lotta per la vittoria.

Charles Leclerc, Scuderia Ferrari

Charles Leclerc, Scuderia Ferrari

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Nei momenti concitati a Leclerc serve quella freddezza che Sainz ha dimostrato di avere, per il resto nessuno che sappia distinguere una monoposto da un camion si sogna di mettere in dubbio ciò che Leclerc può dare alla Ferrari e a sé stesso. Se poi la Scuderia arriverà a mettere i suoi piloti nelle condizioni di lottare per il successo indipendentemente dai guai Red Bull, Leclerc non dovrà più sperare nell’incastro perfetto per ritrovare la vittoria, ma Charles sarà chiamato a mettere in campo un pacchetto completo, dove il talento è una componente fondamentale ma non esclusiva.

La doppietta di Melbourne ha riportato molto entusiasmo intorno alla Scuderia, al punto che lo stesso Vasseur nel dopogara si è affrettato a indossare i panni del pompiere per evitare un’escalation delle aspettative. Nell’euforia generale c’è chi è tornato a mettere in dubbio la bontà della scelta Hamilton in chiave 2025.

Nell’arco di due settimane si è passati dal rimpianto per non poter mettere nel ruolo titolare Oliver Bearman a quello di non aver lasciato Sainz al suo posto, considerando l’arrivo a Maranello di Lewis Hamilton un’operazione basata su tanto marketing e poca sostanza. Si sente anche questo, dimenticando che solo quattro mesi fa la Mercedes è arrivata seconda nel mondiale Costruttori (davanti alla Ferrari) grazie soprattutto al rendimento del ‘bollito’ Hamilton, leader tra chi non ha potuto scendere in pista al volante di una Red Bull.

Oliver Bearman, Ferrari

Oliver Bearman, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

La gara di Melbourne ha dato una risposta chiara anche ai dopati delle gerarchie, amanti di complicate trame all’interno di un box dove inesorabilmente convivono una prima ed una seconda guida, sempre e comunque. Il punto fermo è che tra due compagni di squadra non ci sarà mai grande serenità, anzi, spesso al di là delle apparenze c’è un genuino odio sportivo. Altra cosa è immaginare scenari di fantasia, come un Carlos Sainz declassato ad un ruolo di seconda guida nel momento stesso in cui lo scorso febbraio è stato ufficializzato l’arrivo a Maranello di Lewis Hamilton.

In Formula 1 la necessità di dettare delle gerarchie interne può essere una necessità che si presenta quando una squadra è in lotta per un titolo mondiale, contesto in cui serve fare quadrato intorno a chi ha maggiori possibilità di spuntarla.

In assenza di questo scenario la priorità sono i punti nella classifica Costruttori, ovvero la graduatoria che porta bonus e cash nelle casse delle squadre. Poco importa ai team principal chi porta i risultati, l’importante è assicurarseli, e il weekend di Melbourne ne è stato l’ennesimo esempio, come d’altronde lo era stato il Gran Premio di Singapore dello scorso anno. Sainz si è giocato le sue carte avendo a disposizione lo stesso materiale e lo stesso supporto di Leclerc, ha saputo fare meglio del compagno di squadra e questo ha fatto la differenza. È nero su bianco.

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