F1 | Red Bull: Max insaziabile, si comporta da team principal
La Red Bull da un punto di vista strategico non sbaglia niente e in Austria ha collezionato la nona vittoria di fila: Verstappen ha portato a 81 punti il vantaggio sul compagno Perez e, addirittura, 100 su Alonso. Il muretto ha provato ad opporsi alla richiesta di Max a tre giri dalla fine di fare il pit stop per montare le soft e prendere anche il punto aggiuntivo, ma poi Horner e Marko hanno chinato il capo, temendo che l'olandese cercasse il giro veloce anche con gli pneumatici usati ormai finiti...
La corsa a tappe di Max Verstappen prosegue. In pista ci sono diciannove avversari, ma il leader del mondiale sembra in una categoria tutta sua, in cui sa che se tutto va come deve andare, non ci saranno sorprese.
La Red Bull è ben cosciente del suo stato di forma, ed oggi a Spielberg non ha avuto esitazione neanche quando è scattata la virtual safety car. Tutti gli avversari diretti ne hanno approfittato per effettuare il primo pit-stop, le due Red Bull sono rimaste in pista.
“Il degrado delle gomme era basso”, ha poi spiegato Christian Horner, ma era basso solo per le due RB19. “Sapevamo che avremmo perso delle posizioni in pista – ha aggiunto Horner – ma tutto era sotto controllo, è stato facile recuperarle”.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
Photo by: Steven Tee / Motorsport Images
Nella conferenza stampa post-gara è stata posta a Horner una domanda in merito ad uno scenario che inizia a prendere forma: se non vincerete tutte le gare in calendario, ci sarà un pizzico di delusione?
“Questa è la nostra migliore serie di risultati stagionali che ha eguagliato quanto avevamo ottenuto con Sebastian Vettel nel 2013 con nove consecutive in una stagione. Vogliamo continuare a spingere il più a lungo possibile, ma se mi chiedere quanto durerà, beh, solo il tempo ce lo dirà”. Verstappen ha portato a 81 i punti di vantaggio su Perez, 100 su Alonso.
Davanti a più di centomila supporter che hanno trasformato il Red Bull Ring in uno luogo di culto ‘orange’, Max era a caccia di qualcosa di speciale, ma con la superiorità vista in questi tempi non è proprio semplice. L’opportunità è arrivata a tre giri dalla fine del Gran Premio. Quando ha appreso di non avere il giro più veloce della corsa (nelle mani di Perez) Verstappen ha chiesto al suo ingegnere di poter montare un set di gomme fresche per far suo anche l’ultimo punto in palio.
Gianpiero Lambiase ha subito risposto via-radio che non era il caso, visto che il suo margine su Leclerc era di ventitré secondi, ovvero due in più del tempo stimato per un pit-stop. Sembrava una faccenda chiusa, ma poco dopo la Red Bull numero 1 è entrata in corsia box. Tutto è andato bene, Verstappen è tornato in pista con due secondi di margine su Leclerc e ha concluso il giro record sotto la bandiera a scacchi.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
Photo by: Steven Tee / Motorsport Images
Era necessario? Nessuna altra squadra avrebbe assecondato il suo pilota, perché di fatto la Red Bull ha accettato di correre il rischio di gettare al vento una vittoria in modo clamoroso. È un episodio che però dice molto sul peso che oggi Verstappen ha all’interno della squadra, e d’altronde anche all’interno del team sono tutti coscienti che senza Max staremmo raccontando una stagione diversa.
Dopo la gara, in uno scenario dove non si può mentire (location per bisogni fisiologici) Helmut Marko ha spiegato che è stata una scelta motivata dal timore che Max provasse comunque ad ottenere il giro più veloce, e con gomme usate i rischi che potesse incappare in un errore sarebbero stati maggiori.
Max Verstappen, Red Bull Racing
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
Verstappen (e la Red Bull) si sono concessi una dose di adrenalina, che forse è l’unica assente in una stagione dove tutto sembra andare come ampiamente previsto.
“Ormai Max è il team principal”, commentava un addetto ai lavori nella serata di Spielberg, cercando di mettere in cattiva luce qualcosa che semplicemente splende di suo. Sono parole di frustrazione da parte di chi Max non ce l’ha. Horner e Marko sono professionisti navigati, che vivono nel motorsport da decenni, e non sono noti per essere inclini a calare il capo davanti alle richieste dei loro piloti. Se oggi sono disposti a concedere al loro top-driver qualcosa di speciale, è perché conoscono bene cosa ottengono in cambio. E nessuno, meglio di loro, sa di cosa si tratta.
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