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Formula 1 GP di Gran Bretagna

F1 | Red Bull chiara e spietata con i piloti, ma sorgono limiti

L'appiedamento di De Vries da parte di Red Bull è solo l'ultima delle decisioni drastiche prese da Helmut Marko, in una gestione dei giovani piloti spietata, ma molto chiara. Sorgono però diversi limiti nell'approccio utilizzato con chi è sotto contratto e guida monoposto del gruppo Red Bull: ecco quali.

Max Verstappen, Red Bull Racing, con Nyck de Vries, Scuderia AlphaTauri, nella conferenza stampa dei piloti

È accaduto in passato e probabilmente accadrà ancora. La Red Bull in più occasioni ha confermato di avere una gestione dei suoi piloti senza troppi scrupoli, la facilità con cui concede ad un giovane l’opportunità di correre in Formula 1 è tale anche quando si tratta di interrompere i rapporti. L’ultimo atto di questa politica è il licenziamento di Nyck De Vries, arruolato lo scorso mese di ottobre sull’onda positiva della gara d’esordio in Formula 1 disputata a Monza con la Williams e lasciato a casa dopo dieci Gran Premi, privato della possibilità di concludere la stagione.

Davanti a questi repentini cambi di line-up (in passato è accaduto con Pierre Gasly, Alexander Albon, Daniil Kvyat, Brandon Hartley) le opinioni nel paddock si spaccano. La Red Bull si muove ovviamente facendo gli interessi dell’azienda, è l’unico gruppo ad avere la disponibilità di uno junior team di Formula 1, e valuta il da farsi sulle esigenze del momento. Se l’interesse cala, il copione è già scritto: convocazione a Graz nell’Hotel di proprietà di Helmut Marko per porre la firma sul foglio che sancisce la conclusione del rapporto. Il consulente austriaco opera così da molti anni, quindi non c’è alcun effetto sorpresa, un giovane che oggi decide di cogliere l’opportunità Red Bull, conosce bene i pro e i contro del programma.

È una gestione corretta?

Chiarito che Red Bull agisce in modo trasparente, e come tale non può essere criticata, restano comunque delle valutazioni sulla bontà dei metodi di Marko. È vero che la gestione del manager austriaco ha portato nel team di famiglia Max Verstappen, così come in precedenza Sebastian Vettel, e davanti a questi risultati tutto sembra passare in secondo piano, come probabilmente è giusto che sia. Però colpisce come davanti ad un dispendio di forze così importante, ad iniziare dalla gestione di una seconda squadra di Formula 1, la Red Bull si trovi in una situazione paradossale.

Sainz, Gasly e Albon sono tutti ex Red Bull, lasciati andare nel corso degli anni perché ritenuti non utili ai programmi della squadra. Nomi che oggi sarebbero perfetti come alternativa a Sergio Perez (che lo stesso Marko ha chiarito essere al fianco di Verstappen per mancanza di sostituti) o anche dello stesso De Vries. L’impressione è che manchi una visione nel lungo periodo, la pianificazione sembra essere fatta di pancia sul sentimento del momento, come accaduto nel caso di De Vries, assunto per aver disputato una buona gara a Monza. Una sorta di roulette, perché viste dall’esterno sembrano vere e proprie scommesse. Red Bull può permetterselo, sia chiaro, ha una struttura importante che glielo consente e la utilizza come crede.

Pierre Gasly, Alpine F1 Team, Nyck de Vries, Scuderia AlphaTauri

Pierre Gasly, Alpine F1 Team, Nyck de Vries, Scuderia AlphaTauri

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Osservando però la crescita evidenziata oggi da Albon, così come quella che negli anni ha confermato Sainz, emerge però una mancanza di strategia nel lungo periodo. Red Bull non si preoccupa di ciò che potrà accadere tra una o due stagioni, e non si è fatta problemi nel richiamare suoi ex quando ne ha avuto bisogno, incluso l’ultimo figlio prodigo Daniel Ricciardo. È sempre andata bene, tutti nel corso degli anni hanno subito risposto positivamente, ma un mese fa c’è stato il primo rifiuto. Richiamato da Marko per valutare la possibilità di un ritorno in famiglia, Albon ha risposto con un ‘no, grazie’. Può essere un caso isolato, o forse chi ha già la disponibilità di un sedile in Formula 1 si guarda bene dal rientrare in un programma che lo ha già bocciato.

I limiti del programma Red Bull junior

C’è un altro aspetto nella gestione Marko che negli ultimi anni ha fatto discutere. In questo caso non ci sono attenuanti, nella ricerca dei giovani (settore nel quale fino a una decina di anni fa la Red Bull aveva poca concorrenza) il programma è deficitario. L’ultima ondata di giovani telanti arrivata in Formula 1 (Russell, Leclerc, Piastri, Norris) è sfuggita ai radar della Red Bull, ed anche Verstappen è stato intercettato in extremis grazie alla disponibilità del sedile in Toro Rosso, ultima carta utilizzata da Marko nel duello con la Mercedes per accaparrarsi Max. I programmi junior nel corso degli anni sono diventati parecchi, ed utilizzano strutture molto articolate che identificano e contrattualizzano giovani già nel karting, vincolandoli per molti anni.

La politica Red Bull di convocare a Graz il giovane di turno dopo una gara positiva ha ristretto molto una possibilità di scelta che in passato era stata molto ampia. Oggi chi arriva a vincere in monoposto in modo convincete di solito è già parte di un programma junior, e questo limita molto le scelte Red Bull. L’approccio è ancora utilizzato, due anni fa bastò una vittoria nella prima gara di Monaco del campionato F.Regional per una convocazione immediata la sera stessa di Isack Hadjar nell’hotel di Marko. Un colloquio veloce ed ecco l’offerta (accettata) di entrare a far parte della famiglia. Lo stesso è accaduto con De Vries. Ma si tratta di scelte che arrivano dopo una prima scrematura che avviene ben prima.

Tutte le speranze del programma Red Bull junior oggi sono riversate su Arvin Lindblad, sedicenne britannico che ha esordito in questa stagione nel campionato Italiano F.4, serie di cui al momento è leader. Marko non ha mai menzionato i ben sei piloti che corrono in Formula 2 con i colori Red Bull come potenziali talenti in grado di ambire alla Formula 1, e anche questa è un’anomalia. Resta però un successo, ed è quello di Verstappen, e davanti ad un colpo di questa portata, tutte le criticità sembrano avere un peso quasi irrilevante, garantendo a Marko ossigeno per poter proseguire con la sua politica. Per quanto ancora? È una domanda che oggi resta senza risposta.

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