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Formula 1 GP del Qatar

F1 | Flop Qatar: tante domande ora cercano delle risposte

Una sessione FP1 disputata sulla sabbia, il layout delle curve 13 e 14 modificato dopo le qualifiche di venerdì, una gara disputata con un limite di giri imposto e nella quale sono state registrate ben 51 violazioni di track-limit: il weekend di Lusail ha aperto un vaso di Pandora nella gestione di un GP da parte della FIA e sono emerse delle criticità che dovranno essere risolte, magari coinvolgendo anche i piloti.

Fuoripista di Fernando Alonso, Aston Martin AMR23

Dopo il Gran Premio del Qatar una riflessione sarebbe utile. Un dibattito costruttivo, tra FIA, Liberty Media ed i rappresentanti delle squadre, per confrontarsi sulle problematiche (alcune inedite altre note da tempo) che hanno impattato in modo importante sul fine settimana di Lusail.

La fortuna ha voluto che non ci fossero verdetti mondiali ancora in ballo, perché in quel caso la coda polemica sarebbe stata enorme. Una sessione FP1 sulla sabbia, il layout delle curve 13 e 14 modificato dopo le qualifiche di venerdì, una gara disputata con un limite di giri imposto e nella quale sono state registrate ben 51 violazioni di track-limit. Non sono tutte problematiche inedite, ma sommandosi nello stesso fine settimana hanno innescato la tempesta perfetta.

Ecco i contestati cordoli piramidali del Qatar

Ecco i contestati cordoli piramidali del Qatar

Photo by: Alex Kalinauckas

Il primo problema, che ha attivato un effetto domino, è stato quello legato ai cordoli presenti sul rinnovato circuito di Lusail. Prima nota: non si tratta di un disegno studiato e realizzato dai responsabili del circuito, ma di uno standard FIA, quindi gli organizzatori locali non hanno colpe.

La domanda che sorge è come sia stato possibile per tutto il Circus della Formula 1 essere stato colto di sorpresa. La Federazione Internazionale ha ispezionato il circuito dopo i lavori di ristrutturazione, ma non è scattato nessun allarme. C’è anche da mettere in conto che al termine dell’edizione 2021 fu inviata una relazione all’allora direttore di gara Micheal Masi che puntava il dito proprio contro i cordoli presenti sul tracciato, e all’epoca le monoposto utilizzavano ancora gomme da 13” senza effetto suolo.

Charles Leclerc durante il track walk a Lusail

Charles Leclerc durante il track walk a Lusail

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Solo alla vigilia del weekend (dopo i primi track walk) alcuni piloti hanno manifestato delle perplessità sull’altezza dei cordoli, ritenendoli potenzialmente in grado di causare danni ingenti al fondo delle monoposto. Nessuno, però, ha pensato agli pneumatici, e le stesse squadre anche dopo le qualifiche del Gran Premio non hanno lamentato anomalie.

L’allarme è arrivato nella serata di venerdì, quando la Pirelli ha completato le consuete ispezioni al microscopio di alcune gomme appositamente tagliate. Dall’analisi sono emerse delle microfratture sugli pneumatici che avevano completato più di 20 giri, un’anomalia potenzialmente pericolosa poiché in grado di generare una perdita di pressione. A questo punto la frittata era fatta. Constatata l’impossibilità a modificare i cordoli in tempo per l’attività prevista sabato (sono in cemento) la FIA è stata costretta a trovate soluzioni di ripiego: prima è stato deciso di cambiare il layout alle curve 13 e 14, poi di limitare nel Gran Premio la percorrenza dei set di gomme a 18 giri.

Max Verstappen effettua una dei tre pit stop obbligatori nel GP del Qatar

Max Verstappen effettua una dei tre pit stop obbligatori nel GP del Qatar

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

È una situazione che stride non poco considerando gli standard della Formula 1. Uno scenario dove tutto è iper-programmato, nel quale ciò che non è possibile fare nel reale viene replicato nel virtuale, dove la cura del dettaglio è maniacale. La faccenda dei cordoli non è nuova, così come quella dei track-limit. Se ne parla ogni anno, soprattutto in Austria, ma poi si passa alla gara successiva e tutto viene dimenticato.

L’impressione è che la FIA abbia introdotto dei cordoli così aggressivi per scoraggiare i piloti a percorrerli, senza considerare che le necessità che comporta la guida su curve veloci in appoggio, a Spielberg come lo scorso weekend a Lusail. In più occasioni si è parlato della difficile convivenza su piste condivise con la MotoGP, ma è una constatazione, non una soluzione.

Era solo questione di tempo, e il tempo è scoccato nel Gran Premio del Qatar, dove si è dovuto ricorrere a misure estreme per riuscire a disputare la gara. La circostanza è stata eccezionale, e davanti a motivi di sicurezza nessuno ha polemizzato, ma un cambio di regole in corsa deve restare un episodio straordinario da non ripetere. Ora la speranza è che il clamore di Lusail spinga chi di dovere a intervenire in modo definitivo non solo sul circuito qatariota, ma su tutti i tracciati interessati da questa problematica. I mezzi ci sono, basta volerlo.

Altra cosa è il problema della gestione dei track-limit. C’è una regola molto precisa, è vero, ma quando in una gara si registrano 51 infrazioni forse anche la regola stessa va messa in discussione.

Nico Hulkenberg sui cordoli con la Haas VF-23

Nico Hulkenberg sui cordoli con la Haas VF-23

Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images

Il problema si era evidenziato già in qualifica, ed ha impattato molto sullo schieramento di partenza così come sulla gara. Dopo quasi due stagioni complete è cosa nota che con le vetture ad effetto suolo i piloti percorrono traiettorie più circolari e sono spesso soggetti a correzioni nei cambi di direzione. Questo ha portato ad un incremento di infrazioni, con un carico di lavoro notevole finito sulle spalle della direzione gara, costretta ad esaminare centinaia di passaggi sospetti in tutti i weekend disputati su piste con curve veloci in appoggio. Venerdì sera dopo le qualifiche del Gran Premio sono stati intervistati Lando Norris ed Oscar Piastri per poi apprendere che non erano nella top-3 quando è arrivato il verdetto della cancellazione del giro.

È necessario fare un punto, sedersi ad un tavolo intorno al quale devono presenziare anche rappresentati dei piloti, gli unici che possono testimoniare come viene vissuta la problematica dall’abitacolo. Ne va della godibilità di un Gran Premio, sia per i piloti, chiamati a disputare gare su un campo minato di regole che stressano più della guida stessa, che per gli spettatori, ormai costretti a sedersi sul divano con carta e penna per poter seguire il filo della corsa.

È un passo che va fatto per il rispetto di tutte le parti in causa, ad iniziare dai piloti che hanno dato tutto nei 57 giri di Lusail. È davvero difficile credere che una macchina organizzativa capace di organizzare tre Gran Premi in altrettante settimane passando da Stati Uniti, Messico e Brasile, possa arenarsi per dei cordoli alti cinque centimetri. Me è quanto abbiamo visto lo scorso weekend.

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