F1 | Ferrari: è una questione tecnica o umana?
La Scuderia è andata in Ungheria per cercare la pole e ha raccolto un settimo e ottavo posto su una pista che doveva essere favorevole alla rossa. Un errore al pit stop, insieme a una penalità di Leclerc per aver superato il limite di velocità in pitlane hanno peggiorato un quadro che non aveva niente per cui sorridere. Vasseur deve chiarire il dubbio se la SF-23 non ha margini di crescita (ma perché le simulazioni dicono che si può puntare al vertice) o se ci sono tecnici che non sanno estrarne il potenziale.
È un problema tecnico o umano? La Ferrari deve farsi qualche domanda dopo il GP d’Ungheria. Charles Leclerc settimo e Carlos Sainz ottavo. La Scuderia ha rimediato una seconda figuraccia dopo quella di Silverstone. E se la pista inglese non era troppo confacente alla SF-23, l’Hungaroring doveva essere il teatro ideale per la rossa, tanto che nemmeno sommessamente si era parlato di pole position fra gli obiettivi di Maranello.
Insomma, l’ennesimo buco nell’acqua di una stagione fatta di tante sofferenze e poche soddisfazioni. Eppure le simulazioni che avevano preparato la trasferta magiara erano sembrate positive, ma fra il mondo virtuale e la realtà del Cavallino evidentemente ci sono troppi… sogni che non combaciano con la cruda verità.
Frederic Vasseur, Team Principal Ferrari
Photo by: Alexander Trienitz / Motorsport Images
Fred Vasseur questa volta è sembrata meno conciliante del solito: “Se non siamo andati bene, vuole dire che non abbiamo lavorato bene". Ma il team principal che agisce con il pragmatismo tipico dei francesi, deve trovare una risposta alla nostra domanda iniziale: se il problema è la SF-23, allora non ha senso spendere soldi ed energie a svilupparla, dedicando tutte le risorse alla macchina 2024. Ma, se come Vasseur lascia intendere, la rossa ha in pancia un rendimento che non si concretizza, vuol dire che sono gli uomini a sbagliare e a non capire come si deve mettere in pista una monoposto che consenta ai piloti di dare il massimo.
E, allora, bisogna mettere mano alla struttura per evitare che i problemi di oggi siano gli stessi anche domani. A Budapest abbiamo rivisto un errore al pit stop, il primo del 2023: per un problema alla pistola della posteriore sinistra la sosta è costata a Charles Leclerc 9”7, a cui si sono aggiunti i 5” di penalità che il monegasco ha preso per l’eccesso di velocità all’ingresso della pit line. Se anche “evaporassimo” questo episodio dal contesto della gara troveremmo il monegasco due posizioni più avanti e non ci sarebbe certo da gioire.
“Non possiamo permetterci tutti questi errori se vogliamo essere competitivi – dice Vasseur -. Il passo non era magico, ma non era così lontano da quello di Lewis. Ma in queste condizioni non possiamo sbagliare niente".
Vero, però si ha un bel dire che il “passo” mostrato durante gli stint era quello (più o meno) di McLaren e Mercedes, come se la track position (come la chiamano gli inglesi) non contasse niente e, invece, fa classifica e vale punti.
Carlos Sainz è dubbioso sul potenziale della Ferrari
Photo by: Ferrari
Facciamo un passo indietro e torniamo alle qualifiche: come è possibile che due Alfa Romeo prive di aggiornamenti circondino la migliore delle rosse: ma qualcuno del Cavallino si sarà domandato come mai Guanyu Zhou e Valtteri Bottas abbiano chiuso quinta e settima la SF-23 di Charles Leclerc in sandwich? Parliamo di macchine a parità di motore 066/7, confrontabili quindi per telaio, sospensioni e aerodinamica. Un top team contro un team clienti.
Ed è qui che cadono le braccia e si resta senza parole. Perché la sensazione è che il problema non sia solo di natura aerodinamica, come si pensa, ma coinvolge anche il resto della monoposto che troppo spesso viene considerato competitivo. La meccanica, lo dimostra proprio l’Alfa Romeo, in Ungheria contava quanto il carico aerodinamico.
E anche le nuove gomme della Pirelli, introdotte proprio a Silverstone, per aumentarne la resistenza dopo che le attuali F1 avevano raggiunto già in Australia il carico aerodinamico che avrebbero dovuto avere a fine stagione (perché fornire simulazioni degne di Pinocchio?), probabilmente hanno bisogno di un approccio leggermente diverso da prima per trarne il massimo rendimento. È possibile che anche il (minimo) cambiamento regolamentare possa far saltare il puzzle di Maranello? È mai possibile che una variazione, secondo noi obbligata da parte di Pirelli, non dia mai un vantaggio ma costi qualcosa alla Scuderia?
Charles Leclerc, Ferrari SF-23
Photo by: Ferrari
È possibile che il vento possa rendere la SF-23 inguidabile? I piloti si lamentano dall’inizio dell’anno dell’instabilità aerodinamica, ma non si è ancora trovata la medicina giusta, perché il dialogo fra casa e pista sembra fatto da sordi. Le simulazioni dicevano che la rossa avrebbe potuto puntare alla pole position (ma qual era il tempo previsto a Maranello per stare davanti? E quanto è stato diverso dalla prestazione di Lewis Hamilton), tanto che Leclerc ha fatto ricorso all’overdrive in T3, quando le gomme erano già finite e magari bisognava gestire lo pneumatico. Ma se nessuno glielo dice leggendo i dati, lui si comporta come sa, generosamente.
"Avevamo le simulazioni sulla nostra macchina – ha detto Charles -, sappiamo di trovarci un po' meglio su piste come l'Hungaroring, ma non abbiamo i dati delle altre macchine e alcune di queste si sono trovate ancora meglio di noi"…
È lapalissiano che ci sia una malattia latente nel Reparto Corse: finché c’è da fare il compitino va tutto bene, ma appena si cambia qualcosa del quadro definito è crisi. Non è un approccio da F1. Così è impossibile pensare di tornare a vincere.
Nell’incontro faccia a faccia con Vasseur a Maranello abbiano avuto la sensazione che la squadra sia in una fase di transizione ed è probabile che si siano già prese delle contromisure, ma la fotografia dell’oggi è desolante perché emerge la debolezza di figure che non reggono l’impegno a cui sono chiamate. Vivere nella paura di sbagliare, porta solo a coprirsi le spalle. E se il salvare il posto è la priorità, la scelta conservativa, non coraggiosa sarà alla base delle decisioni. Perdenti…
E l’errore più grande che si possa commettere è fare di tutta l’erba un fascio: ovviamente non tutto è da buttare via, anzi c’è molto di buono, ma non si vede. Fred deve togliere delle incrostazioni nel modo di pensare e di agire di diverse teste fagocitate da sistemi e procedure: Loic Serra, direttore delle performance Mercedes, porterà nuova linfa e nuove idee per la rossa del 2025, perché il francese dovrà fare i conti con un lungo gardening che non è ancora cominciato.
Enrico Cardile, che nel frattempo riceverà i galloni di direttore tecnico, non potrà essere lasciato solo in questa fase delicata: sta partendo il progetto della Ferrari del prossimo anno e ha bisogno di rinforzi. Anche perché la stagione 2023 è arrivata solo a metà…
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