F1 | Sainz: "Non ho spinto, abbiamo dovuto gestire il motore"
Carlos Sainz ha concluso la sprint all'ottavo posto, portando così a casa un punto utile nella rincorsa al secondo posto nella classifica costruttori, obiettivo dichiarato del Cavallino. Tuttavia, a influenzare negativamente la corsa dello spagnolo sono stati due elementi, ovvero il degrado della soft usata e la necessità di dover effettuare tanto lift and coast per mantenere sotto controllo le alte temperature della Power Unit.
L’ottavo posto finale non può certo soddisfare Carlos Sainz, il quale è consapevole che Ferrari esce da questa giornata con qualche dubbio in più e qualche certezza in meno. Da una parte c’è l’ottimismo del Team Principal Fred Vasseur, il quale era ben consapevole che la scelta pianificata era quella di sacrificare la sprint race a favore della corsa di domenica, con l’obiettivo di puntare ad avere un miglior degrado nella gara lunga rispetto alla Mercedes.
Tuttavia, dall’altra parte c’è anche un senso di realismo, perché oggettivamente alcuni elementi hanno avuto un impatto significativo sulla prestazione delle due Rosse nella sprint. Ad esempio, Sainz era consapevole che, non avendo un set di soft nuovo, avrebbe faticato nella Shootout, patendo rispetto a tutti quei rivali che, invece, potevano fare affidamento su una gomma più fresca. La seconda qualifica del weekend si è infatti conclusa con un nono posto che ha costretto lo spagnolo a una sprint tutta in salita.
A ciò si sono aggiunti altri elementi, come il degrado della copertura più tenera, chiaramente accentuato anche ai tanti duelli che hanno visto protagonista Sainz per difendere con le unghie e con i denti l’ottavo posto finale. Tuttavia, un altro aspetto cruciale è quello della gestione delle temperature del motore, le quali hanno subito raggiunto picchi piuttosto importanti, costringendo il madrileno a effettuare circa 350 metri di lift and coast durante ogni singolo giro per raffreddare i componenti interni.
Photo by: Andy Hone / Motorsport Images
Charles Leclerc, Ferrari SF-23, Carlos Sainz, Ferrari SF-23
Questo problema si era già verificato in Messico, dove l’altitudine a cui si trova il tracciato influisce dal punto di vista dell’aria a disposizione per freni e motore, ma anche in Brasile ha avuto un impatto significativo. Dopo aver guadagnato la posizione al via su Daniel Ricciardo, Sainz è rimasto a lungo nella scia di Yuki Tsunoda, il quale aveva preso il via della corsa su una soft nuova. Rimanendo così a lungo alle spalle di un altro pilota, le temperature del motore sulla vettura 55 sono incrementate rapidamente, rendendo così il lift and coast, come indicato dagli stessi ingegneri del Cavallino via radio, una priorità assoluta. Dovendo però anche difendersi da Daniel Ricciardo alle sue spalle, ma senza poter forzare in frenata, per lo spagnolo è stata una corsa tutta in difesa, con traiettorie particolari che hanno pesato anche sulla durata delle coperture.
Ciò non ha permesso nemmeno di trarre vantaggio dal crollo verticale di Hamilton nell’ultima parte di gara, dato che Sainz ha dovuto passare la maggior parte del tempo a guardare gli specchietti per cercare di contenere gli attacchi degli avversari: “Abbiamo iniziato la giornata pensando di salvare quanti più treni di gomme possibile per domani. Quindi sapevamo che la giornata di oggi sarebbe stata difficile. Ciò che non ci aspettavamo, tuttavia, era di dover gestire così tanto le temperature del motore, abbiamo fatto così tanto lift and coast. Questo ci ha fatto perdere tanto tempo oggi”, ha raccontato Sainz.
“Non ci aspettavamo di fare così tanto saving, oggi abbiamo dovuto davvero fare tanta gestione [sulle temperature della Power Unit], speriamo che domani vada meglio. Oggi non potuto proprio spingere. Abbiamo avuto più degrado che in altri appuntamenti, quindi per domani dobbiamo vedere cosa possiamo fare”, ha poi aggiunto il pilota della Rossa.
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