F1 | Leclerc: 6 secondi costati una vittoria. Quali sono i motivi?
Uno dei momenti decisivi del GP d'Azerbaijan è stato quello della sosta di Charles Leclerc, in cui il monegasco ha visto ridursi buona parte del vantaggio che aveva accumulato nel corso del primo stint. Quasi sei secondi sfumati in pochi chilometri, ma quali sono i motivi? Andiamo ad analizzare osservando dati e telemetrie.
Un secondo posto amaro. Al termine di un Gran Premio d’Azerbaijan che sentiva di poter vincere, specie dopo aver accumulato un buon vantaggio nel primo stint, Charles Leclerc non ha nascosto come quella piazza d’onore sul podio stia stretta, perché le ambizioni erano legittimamente ben altre.
Dopo aver percorso quasi venti giri in testa, la situazione si è ribaltata, perché il monegasco è passato dall’essere colui da superare a colui che doveva attaccare, in uno scambio di ruoli decisivo, sia per modi che per tempistiche. Gli elementi che hanno caratterizzato la gara sono molteplici, sia nella prima che nella seconda parte del Gran Premio ma, come primo tassello dell’analisi, è interessante soffermarsi proprio su come è nato il sorpasso che ha completamente stravolto la corsa.
Non è infatti passato inosservato come il Ferrarista sia passato dall’avere un buon margine di sicurezza di quasi sei secondi prima della sosta a ritrovarsi sotto attacco dall’australiano dopo il pit stop, con un cambio di prospettiva che si è concretizzato nello spazio di pochissimi chilometri. Si tratta di un tema su cui vale la pena porre l’accento non solo perché mette in evidenzia anche la differenza di approcci e di gestione della gara da parte dei piloti, ma anche perché spiega come hanno ragionato le due squadre.
Charles Leclerc, Ferrari SF-24
Foto di: Ferrari
La scelta di fermarsi un giro dopo
Dopo una prima parte di gara sostanzialmente dominata, riuscendo a fare la differenza su Piastri anche dal punto di vista della gestione gomma, dato che l’australiano aveva “bruciato” le anteriori nel tentativo di mettere pressione nel corso delle prime tornate, Leclerc era riuscito ad aumentare il vantaggio a quasi sei secondi. Un margine importante che, però, è svanito in pochi chilometri.
Come ci si attendeva alla vigilia, la prima parte di gara, quella in cui la pista era in condizioni peggiori, è stata condizionata dal graining, tanto che i primi pit stop sono arrivata abbastanza presto, già dopo una decina di tornate. Sia per la natura della pista che per le condizioni dell’asfalto, ancora molto sporco, le squadre si attendevano una fase di warm-up della gomma hard piuttosto lenta, anche tenendo a mente che il secondo stint realisticamente sarebbe stato piuttosto lungo. Da questo punto di vista, le squadre da una parte tendono a basarsi sulle simulazioni, mentre dall’altra analizzano i dati in tempo reale dalla pista.
Osservando i tempi dell’outlap dei piloti che si sono fermati per primi, tra cui Colapinto, Bottas, Russell, Alonso e Hamilton, si nota come il miglior outlap sia di 2:04.183 (Russell), anche se influenzato dal fatto di poter utilizzare il DRS nella parte conclusiva del giro. Al contrario, tutti gli altri giri sono sul ritmo del 2:05 o del 2:06, quindi notevolmente superiori a quelli di Piastri che ha girato in 2:03.253. A ciò si aggiunge anche un altro elemento, ovvero il fatto che per alcuni di questi piloti, anche il secondo giro non sia stato molto aggressivo.
Pilota | Piastri | Leclerc | Alonso | Colapinto | Hamilton | Russell | Perez | Bottas |
Tempo (outlap) | 2:03.253 | 2:06.071 | 2:05.549 | 2:06.259 | 2:06.757 | 2:04.183 (DRS) | 2:04.864 | 2:06.862 |
Il pilota con cui si può approcciare un discorso leggermente differente è Sergio Perez, che ha girato in 2:04.864, quantomeno prima di finire nella tornata successiva alle spalle di Norris, il quale ha cercato di rallentarlo nel settore centrale in modo da dare proprio a Piastri l’opportunità di uscire davanti. È però interessante notare come anche McLaren non sia rientrata subito, in parte perché probabilmente anche il team di Woking si attendeva un tempo di warm-up forse più lungo, in parte perché la finestra su Norris era al limite.
Se si sommano questi elementi, si comprende il perché Ferrari fosse abbastanza sicura che, con un gap di quasi sei secondi a suo favore, vi fosse il margine di sicurezza per osservare le mosse degli avversari, non cedere la track position e rientrare comunque in testa con Leclerc senza grossi problemi. Dall’altra parte, chiaramente, si potrebbe obiettare che la sosta di Piastri era facile da individuare da un punto di vista puramente temporale e che Ferrari ha messo il suo pilota in una posizione più complessa, ma evidentemente il team del Cavallino ha ragionato più su un discorso di track position sicura in caso di eventuale Safety Car.
Il giro di rientro di Leclerc e l’outlap di Piastri
Per quanto con il senno di poi giustamente si possa obiettare che Ferrari avrebbe potuto far rientrare il monegasco un giro in anticipo, ci sono alcuni elementi che realisticamente hanno colto in contropiede anche la stessa scuderia di Maranello, a partire dal giro di rientro di Leclerc.
Charles Leclerc, Ferrari SF-24
Foto di: Ferrari
Andando ad osservare lo storico dei tempi, è facile notare come nel momento di calo del Ferrarista nella parte conclusiva dello stint, il trend sia stato quello di perdere circa 4 decimi per giro. Il problema è che nella penultima tornata prima della sosta, quella in cui Piastri è tornato ai box, i tempi sono peggiorati non di quattro decimi con nei passaggi precedenti, bensì di un secondo tondo, con un crollo verticale difficile da prevedere in maniera così marcata. Anche lo stesso Sainz, per quanto sia vero che avesse gestito in maniera diversa le gomme, negli ultimi giri delle stint ha iniziato a essere più rapido di Leclerc di diversi decimi, incluso nel giro di rientro del monegasco dove si tende a sfruttare quel che resta della gomma.
Questo è il primo elemento che ha colto di sorpresa la Ferrari perché, se il calo avesse seguito il trend dei giri precedenti, vi sarebbe comunque stato un buon margine per restare saldamente in testa con un tesoretto da amministrare. Dall’altra parte, c’è il discorso Piastri, che ha tirato fuori dal cilindro un outlap estremamente aggressivo, disobbedendo anche agli ordini del team, che gli aveva suggerito di gestire la gomma nei primi passaggi con la hard, dato che nello stint di apertura aveva bruciato le anteriori nel tentativo di stare con Leclerc.
Andando ad osservare il crono, il portacolori della McLaren ha registrato un 2:03.253, sensibilmente più veloce del tempo registrato da qualsiasi altro pilota dopo la sosta fino a quel momento. Questi elementi hanno fatto sì che da un vantaggio di sei secondi nel momento della sosta di Piastri, il Ferrarista si sia ritrovato con un vantaggio di solo un secondo e mezzo dopo il suo pit stop, con Alex Albon a dividere i due.
Un approccio troppo soft dopo la sosta
Leclerc non ha nascosto che realisticamente la gara è stata persa soprattutto dopo la sua fermata, dato anche un approccio troppo soft sia nell’introduzione dello stint che nella difesa su Oscar Piastri, tanto che il monegasco non ha realmente nemmeno cercato di coprire sperando di poter riattaccare subito dopo con il DRS. Il monegasco ha infatti girato in 2:06.071, ovvero sui tempi dei piloti di medio classifica che si erano fermati qualche tornata prima.
Confronto telemetrico outlap Leclerc - Piastri Baku 2024
Foto di: Gianluca D'Alessandro
Come da programma, in effetti il Ferrarista ha optato per un giro di introduzione della hard conservativo, cercando di non forzarla per essere sicuro di non avere problemi più avanti nella gara. Un rammarico condiviso anche da Frederic Vasseur, il quale a fine gara ha spiegato come realisticamente siano stati fin troppo conservativi, con un tempo di attacco quasi ben tre secondi più lento rispetto a quello di Piastri.
Andando ad analizzare i dati per comprendere dove sia nata questa differenza, emerge però qualcosa di molto interessante. Gran parte di quel gap deriva proprio dal primo settore e, andando ancor più nello specifico, dalle prime due curve, di cui una è quella in uscita dalla pit lane che rimette in pista, dove si è già tolto il limitatore. In quel tratto, Leclerc è stato ben 17 km/h più lento di Piastri ed è risultato tra i più conservativi in termini assoluti, mentre in curva due il gap scende a circa 10 km/h, in parte anche per la presenza di Albon. Per avere un riferimento temporale, dei circa tre secondi persi nel confronto del giro d’uscita, due derivano proprio dal primo settore, mentre i sei/sette decimi restanti sono stati accumulati negli altri due intertempi.
Ciò si somma ad un altro problema, ovvero il fatto che Leclerc non è riuscito a trovare un ritmo migliore nei giri successivi, cosa che ha portato Piastri in zona DRS. Dopo la gara, il monegasco ha spiegato di aver faticato a trovare il grip, come dimostra anche il fatto che i tempi di attacco di Sainz in effetti siano migliori: “Non appena sono uscito dal box sulle hard, non siamo riusciti a trovare il grip che aveva McLaren. Quando Oscar mi ha superato, ero abbastanza calmo. Mi sono concentrato sulla gestione delle gomme. Dopo una decina di giri, ho pensato che tutto si stesse sistemando e che forse verso la fine saremmo stati in una posizione migliore. Ma con l'aria sporca, alla fine le mie gomme erano completamente andate”.
Complici l’incidente e i problemi, nelle tre libere Leclerc non aveva mai girato con un alto quantitativo di carburante, tanto che l’unico mini-stint fatto a fine FP2 era con un carico di carburante con cui ha effettuato il suo giro veloce sulla soft, non avendo rabboccato prima di rientrare in pista con la media. Ciò sicuramente può aver influito negativamente, ma è vero che, nel complesso, ci sono diversi aspetti che hanno sorpreso la stessa Ferrari.
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