F1 | GP di Madrid: quando un'opportunità può diventare un rischio
Madrid sarà l'ottavo circuito cittadino nel mondiale di F1 del 2026: la Capitale iberica ha fatto un grande investimento per portare la F1 in città, ma finirà per far escludere dal calendario Barcellona. Un tracciato permanente rischia di lasciare il posto a uno stradale, portando a otto le gare fra le mura di una città su 24 corse, una su tre. Analizziamo quali potrebbero essere gli effetti di questa scelta, con riflessi non legati direttamente solo alla massima categoria dell'automobilismo.
L’annuncio dell’ingresso del circuito di Madrid nel mondiale di Formula 1 porterà ad otto i tracciati cittadini presenti in calendario, aggiungendosi a Jeddah, Melbourne, Miami, Monaco, Baku, Singapore, Las Vegas.
Se non ci saranno defezioni da parte di queste sedi, le gare che si svolgeranno in città a partire dal 2026 saranno un terzo dei Gran Premi complessivi. Le piste ricavate su strade utilizzate per la viabilità ordinaria hanno sempre diviso gli appassionati e gli stessi addetti ai lavori, piloti in primis: c’è chi ama correre tra i muretti e chi lo reputa un esercizio molto limitativo rispetto alle potenzialità del mezzo tecnico.
I circuiti cittadini hanno però avuto un ruolo importante per l’espansione del mercato globale della Formula 1. In luoghi come Azerbaijan, Singapore o Arabia Saudita senza la possibilità di gareggiare su tracciati stradali non sarebbe stato possibile ospitare Gran Premi, essendo paesi privi di tracciati permanenti. Correre in città è stata una grande opportunità per approdare in luoghi inediti, aprendo nuovi scenari commerciali e incrementando la popolarità dello sport.
Un altro vantaggio delle corse che si disputano nelle metropoli è il coinvolgimento di un pubblico generalista che viene catturato da un evento sotto casa, con manifestazioni che vanno oltre la gara in sé. Nei casi di Melbourne, Monaco, Singapore o Las Vegas, la settimana che ospita il Gran Premio diventa la “Formula 1 week”, dove tutta la città è trascinata da eventi che si susseguono di giorno in girono, creando un’atmosfera di grande coinvolgimento che stimola gli investimenti degli sponsor.
Il caso atipico del GP di Spagna
C’è però qualcosa di diverso nel progetto che porterà il Gran Premio di Spagna sulle strade di Madrid. Il primo aspetto che differenzia questo caso dai precedenti è che si tratta di un paese che vanta una grande tradizione nel motorsport. Dal 1986 la Formula 1 ha sempre fatto tappa in Spagna su autodromi, per cinque anni a Jerez de la Frontera e dal 1991 sul circuito di Catalunya, sede attuale del Gran Premio. In questo caso specifico decade quindi il ruolo del circuito cittadino come opportunità d’ingresso in un nuovo paese.
Quello di Madrid non sarà neanche un evento aggiunto, come è stato nei casi dei GP di Miami e Las Vegas entrati in calendario senza creare problemi ad Austin. La nuova pista cittadina sembra destinata ad escludere dai giochi il circuito di Catalunya, un tracciato storico considerato tra i più tecnici in assoluto, al punto di essere stato letteralmente ‘consumato’ per molti anni quando la Formula 1 non aveva vincoli di test. È di fatto uno scenario nuovo, come nuove (o più appariscenti) sono le motivazioni dietro la scelta.
Escludere il circuito di Catalunya dal calendario vuol dire puntare su due aspetti: quello finanziario (sia per Formula 1 che per la regione, visto che secondo il promoter dell'evento il fine settimana di gara dovrebbe generare 500 milioni di euro) e quello del ritorno di immagine. C’è anche un altro aspetto, ed è legato ad alcune critiche arrivate in passato al layout di Montmelò dopo gara noiose e prive di azione. In quest’ultimo caso la risposta arriverà solo nel 2026, quando ci sarà la possibilità di toccare con mano cosa potranno offrire i 5,47 chilometri su cui si svilupperà il circuito ricavato attorno all’IFEMA.
La decisione al momento è stata coraggiosa soprattutto sul fronte della Federazione Spagnola. La Formula 1 fa il suo lavoro, cerca le location più redditizie e che offrono (almeno sulla carta) possibilità di strutturare eventi di grande portata.
Chi gestisce il motorsport in una nazione ha però anche la responsabilità di pensare a tutto il movimento, ed in questo caso togliere il Gran Premio ad un circuito che recentemente si è esposto sul fronte finanziario per rinnovare la propria struttura, potrebbe essere motivo di difficoltà. C’è anche un mondo oltre la Formula 1, e gli autodromi di questo mondo sono un asset fondamentale.
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