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F1 | Fry duro su Alpine: "Non vedevo entusiasmo e ambizione"

Il nuovo responsabile tecnico della Williams, Pat Fry, ha raccontato i passi che lo hanno portato ad abbandonare l'Alpine nel corso di questa stagione, sottolineando che, dopo i primi tre anni passati insieme, non ha visto da parte della casa madre Renault l'ambizione e l'entusiasmo per fare quei passi in avanti che sperava per andare oltre il quarto posto. Questi elementi lo hanno portato a scegliere un differente percorso professionale, accasandosi così in Williams.

Pat Fry, Williams Chief Technical Officer

In seguito all'arrivo di Dorilton Capital come nuovo proprietario, in casa Williams sono giunti investimenti freschi e anche nuove figure. Il simbolo di questo nuovo percorso è James Vowles, il quale ha assunto il ruolo di Team Principal a inizio anno, portando con sé le conoscenze acquisite durante gli anni in Mercedes.

Il suo apporto è stato fondamentale soprattutto dietro le quinte, soprattutto perché ha indicato su quali aree intervenire con urgenza, come ad esempio sui software di gestione per tenere traccia dei vari pezzi in fabbrica. L'arrivo di Vowles, unito ai nuovi investimenti, ha permesso di attrarre anche nuove figure, tra cui Pat Fry, il quale ha assunto un ruolo di spicco nell'organigramma della scuderia di Grove. 

Il tecnico britannico precedentemente aveva lavorato per la Benetton dal 1987 al 1993, prima di intraprendere una carriera che ha compreso due periodi alla McLaren e uno alla Ferrari. Fry è poi tornato a Enstone nel 2020, ma dopo aver contribuito alle ultime tre vetture ha deciso di andarsene seguire un nuovo percorso all'inizio di questa stagione, dovendo chiaramente rispettare un periodo di gardening leave. Curiosamente, il suo passaggio alla Williams è stato reso pubblico lo stesso giorno in cui sono stati annunciati anche gli addi del Team Principal Otmar Szafnauer e del direttore sportivo Alan Permane.

Otmar Szafnauer, Team Principal, Alpine F1, Pat Fry

Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images

Otmar Szafnauer, Team Principal, Alpine F1, Pat Fry

Dopo aver rispettato il classico periodo di congedo, come da accordi quando si lascia una scuderia rivale, Fry ha iniziato a lavorare a Grove all'inizio del mese. Parlando per la prima volta da quando ha lasciato Alpine, l'ingegnere ha svelato alcuni dietro le quinte del sui periodo passato ad Enstone, così come le motivazioni che lo hanno spinto a cambiare percorso.

"Ripenso ai primi tre anni in cui sono stato lì e abbiamo fatto dei passi in avanti importanti. Anno dopo anno, abbiamo costruito una macchina migliore. Se si mettono le tre vetture una accanto all'altra, ognuna di esse ha rappresentato un enorme passo avanti. È un merito di tutti, i vari dipartimenti hanno collaborato molto meglio. Credo che tutti siano orgogliosi dei risultati ottenuti in questi tre anni", ha raccontato Fry.

"Credo di essere tornato lì [pensando] di tornare nel posto in cui hai iniziato la tua carriera e provare a ricostruirla. E credo che abbiamo fatto davvero bene. Da un lontano quinto posto, siamo arrivati solidamente quarti. Ma non ho sentito l'entusiasmo o la spinta per andare oltre il quarto posto".

La A523 si è dimostrata complessivamente una vettura solida dal punto di vista aerodinamico e meccanico, tanto che è riuscita a ottenere anche qualche podio nel corso della stagione. Tuttavia, ha anche mostrato diversi punti deboli, soprattutto a livello motoristico, che hanno impattato negativamente sulle performance. Non a caso, Alpine ha sempre dovuto utilizzare ali posteriori molto scariche, ben più degli avversari e, in quei casi dove anche i rivali hanno adottato scelte simili, si sono visti i limiti progettuali, come a Monza. Curiosamente, invece, in altri appuntamenti come Las Vegas, dove è rimasta comunque un passo più scarica di certi avversari, la A523 si è comportata meglio, riuscendo anche a centrare la zona punti.

Pat Fry, Chief Technical Officer di Alpine F1 Team, in conferenza stampa

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Pat Fry, Chief Technical Officer di Alpine F1 Team, in conferenza stampa

Tuttavia, la sensazione è che mentre gli altri fanno progressi, l'Alpine rimanga sempre lì, nel mezzo, in attesa di sfruttare un'occasione, ma senza mostrare i segnali di crescita mostrati ad esempio da Aston Martin e McLaren. Un sentimento avvertito anche da Fry, che in realtà ha poi portato anche all'addio di Szafnauer, il quale chiedeva tempo per riuscire a mettere insieme un team che potesse risalire la classifica, dati anche i recenti investimenti per nuove strutture e apparecchi, mentre la dirigenza puntava a vedere segnali in tempi brevi.

"All'inizio di marzo ho deciso che volevo muovermi, non volevo stare seduto lì e non essere in grado di fare le cose. Quindi per me era arrivato il momento di fermarmi e andare avanti. È una di quelle cose che, secondo me, come azienda non sono state impostate per fare abbastanza progressi, si può dire che si vuole essere i primi. Ma la differenza tra dirlo e realizzarlo è monumentale, come tutti sappiamo".

Quando gli è stato chiesto di approfondire cosa mancava, Fry ha precisato che i suoi dubbi erano legati più alla casa madre Renault che alla scuderia: "Enstone in quanto tale, il destino che avevamo in mano, potevamo controllarlo. E credo che abbiamo fatto un buon lavoro. Non sono sicuro che Otmar abbia avuto la possibilità di sistemare le cose, perché in un certo senso credo che metaforicamente si abbiano le mani legate".

"Ma, come ho detto, credo che tutti siano orgogliosi dei risultati ottenuti in questi primi tre anni. È sempre un peccato abbandonare le cose in corso d'opera. Ma per quanto mi riguarda, li avevo portati al massimo delle mie possibilità. Ed era giunto il momento di mettere i piedi in alto e sedermi nel mio giardino!".

Pat Fry, Williams Chief Technical Officer

Photo by: Williams

Pat Fry, Williams Chief Technical Officer

Fry ha raccontato che, dopo aver deciso di lasciare l'Alpine, James Vowles ha impiegato due mesi di corteggiamento per convincerlo a prendere parte al nuovo percorso della scuderia di Grove. Il settimo posto nella classifica costruttori rappresenta un primo passo per continuare a crescere, soprattutto perché si vuole porre come una base per il futuro. Quest'anno la Williams è riuscita a progettare una buona vettura, anche se troppo dipendente da determinati punti di forza che, con l'aumento di una certa tipologie di piste, hanno comunque pagato. L'obiettivo è ora costruire una vettura che possa ancora fare le vela su quelle caratteristiche, andando però a migliorare i punti deboli per realizzare un progetto che si possa adattare meglio a più tracciati.

"James mi aveva parlato per un po' di tempo e solo dopo un paio di mesi ho deciso di venire qui [in Williams]. Credo che la cosa che mi entusiasma di questa opportunità sia il fatto che il consiglio di amministrazione sia pienamente d'accordo con quello che serve per far progredire questa squadra. Sono disposti a investire il necessario e a sostenerci nella costruzione di una squadra".

"È una cosa bella, non è vero, ricostruire una vecchia icona britannica. È un po' come la mia visione romantica di tornare alla Benetton, per ricostruirla. Quindi è un'altra prospettiva eccitante. James sta spingendo molto per cercare di migliorare questo posto. Come ho detto, il consiglio di amministrazione è pienamente d'accordo con lui e questo è l'aspetto che mi entusiasma: non saremo limitati in ciò che possiamo ottenere. Dobbiamo solo fare del nostro meglio in questo periodo e portare avanti le cose".

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