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FE | Vandoorne difende DS dalle accuse: “Non stavamo rubando dati”

I piloti della DS Penske hanno rigettato le accuse nate dopo che la Federazione ha sorpreso la squadra installare delle apparecchiature per scansionare i codici a barre degli pneumatici delle scuderie rivali in pit lane. Vandoorne e Vergne hanno negato che il team stesse cercando di "rubare dati" ai propri avversari, come invece riportato nel bollettino ufficiale diffuso dagli steward.

Stoffel Vandoorne, DS Penske, DS E-Tense FE23

Il fine settimana di Portland ha probabilmente messo la parola fine alle speranze della DS di poter lottare per la conquista del mondiale piloti di Formula E, ponendo Jean-Eric Vergne quasi definitivamente fuori dai giochi. Per quanto la Formula E abbia confermato la sua imprevedibilità, al momento il pilota transalpino si trova in quinta posizione in classifica, staccato di 57 punti dalla vetta, attualmente nelle mani di Jake Dennis, il quale per altro proviene da cinque podi consecutivi.

Quello americano sarà un weekend che il team ricorderà a lungo, non solo perché si trattava della gara di casa per Penske, la squadra partner della casa francese, ma anche per le polemiche attorno alle azioni della scuderia.

Infatti, sia Vandoorne che il compagno di squadra sono stati costretti a iniziare la gara dalla pit lane in seguito a quanto riferito dai commissari sul comportamento della squadra. Secondo il bollettino diffuso dagli steward, DS Penske è stata ritenuta colpevole di aver ottenuto un " ingiusto vantaggio dall'avere un'apparecchiatura di scansione RFID nella pit lane durante le prove libere, con l’obiettivo di leggere i codici a barre presenti sugli pneumatici degli avversari e comprenderne l’utilizzo durante il weekend.

Jean-Eric Vergne, DS Penske, DS E-Tense FE23

Jean-Eric Vergne, DS Penske, DS E-Tense FE23

Photo by: Sam Bagnall / Motorsport Images

Una prima versione del bollettino affermava che il team aveva utilizzato questo sistema di scansione per ottenere informazioni sulle coperture montate dalle monoposto rivali, ma una versione rivista ha eliminato il riferimento agli pneumatici, affermando semplicemente che il team era stato in grado di "raccogliere dati in tempo reale da tutte le vetture".

Un’accusa che Vandoorne ha rigettato fortemente, sottolineando che l’obiettivo era solo quello di individuare il numero identificativo degli pneumatici, pratica in realtà abbastanza diffusa in Formula E, che generalmente avviene però sfruttando le immagini raccolte dai fotografi nella corsia box o lungo la pista.

Tuttavia, il belga non ha potuto nascondere che la penalità fosse meritata, non tanto per le azioni in sé, ma per il fatto che la FIA vieta ai team di montare delle apparecchiature particolari in pit lane o lungo la pista che potrebbero garantire un vantaggio sulla concorrenza. Inoltre, qualsiasi sistema in grado di trasmettere dati telemetrici o informazioni di vario genere, deve passare dal rigido controllo della Federazione attraverso il datalogger ufficiale. 

"Ovviamente quello che abbiamo fatto è sbagliato. Ma il messaggio che è stato trasmesso non era corretto, perché si diceva che stavamo rubando i dati degli altri team. Non è quello che abbiamo fatto, stavamo solo cercando di controllare quale set di pneumatici stessero usando gli altri, cosa che si può fare con una normale macchina fotografica. Gli altri team lo fanno, usano fotografi nella pit lane. Noi abbiamo trovato un modo intelligente, o facile, e abbiamo pagato un prezzo elevato per questo”.

The cars of Stoffel Vandoorne, DS Penske, DS E-Tense FE23, Jean-Eric Vergne, DS Penske, DS E-Tense FE23

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Photo by: Simon Galloway / Motorsport Images

"Accettiamo la decisione, non possiamo cambiarla, ma il messaggio è stato trasmesso in modo sbagliato".

Prima della corsa, Vergne aveva affidato ai social un suo pensiero con cui aveva criticato la formulazione scelta dai commissari FIA, secondo cui DS stava rubando dati agli avversari in tempo reale. Un’accusata che il francese ha rigettato in maniera decisa al mittente, sottolineando come fosse completamente inesatta.

"Questo è completamente sbagliato, con il sistema ci limitiamo a leggere il numero di serie degli pneumatici per sapere quali pneumatici vengono utilizzati dagli altri. Una cosa che qualsiasi squadra può fare (e sicuramente fa) scattando foto", ha scritto Vergne.

“Ma non abbiamo mai avuto accesso a nessun tipo di dati in tempo reale da altri team. Non abbiamo mai avuto pressioni, temperature o altro. Sono al fianco della mia squadra, accettiamo la decisione in quanto avere questa macchina quando non era consentito".

Jean-Eric-Vergne, DS Penske

Jean-Eric-Vergne, DS Penske

Photo by: Andreas Beil

Partendo dal fondo, i due piloti della DS hanno provato a recuperare, riportandosi a tratti anche in top ten. Tuttavia, in seguito anche a un’uscita di pista, Vergne si è dovuto accontentare di una posizione ai margini della zona punti, così come il suo compagno di squadra, il quale ha concluso solamente una posizione alle sue spalle. Vandoorne ha dichiarato di ritenere che il fatto di dover partire dalla pit lane non ha giocato un ruolo importante nel risultato della squadra, dato che l'estrema necessità di risparmiare energia ha impedito ai rivali di prendere il largo nelle prime fasi.

"Alcuni possono fare un lavoro migliore del nostro. In gare come questa, vediamo sempre Jaguar e Porsche in testa, mentre noi fatichiamo. Non sono del tutto sicuro del perché, ma nelle gare più puramente basate sul ritmo puro, di solito andiamo meglio. Ma quando c'è il caos e hai bisogno di energia per andare avanti, non sembriamo essere in grado di farlo. Sicuramente non siamo contenti e dobbiamo fare un lavoro migliore" ha aggiunto il belga.

 

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