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Analisi

Andretti non molla: ecco perché non vuole rinunciare al sogno F1

La Formula 1 ha rigettato la proposta di Andretti per un ingresso sulla griglia nei prossimi due anni, lasciando però la porta aperta al 2028, quando debutterà GM con una sua Power Unit. Tuttavia, la squadra americana ha spiegato che dietro le quinte sta continuando a lavorare a ritmo serrato e ha già contestato alcune delle motivazioni con cui la FOM ha respinto la sua richiesta. Scopriamo perché Andretti non vuole arrendersi al sogno F1, spingendo per entrare sullo schieramento il prima possibile.

Micheal Andretti, Autosport

È passato poco più di un anno da quando la FIA, il 2 febbraio 2023, decise di aprire formalmente il processo di selezione per l’ingresso di nuove squadre in Formula 1. Il presidente Mohammed Ben Sulayem non aveva mai nascosto il suo desiderio di vedere la griglia allargata a nuovi contendenti e, dopo aver valutato assieme ai membri dell’organo di governo i presupposti, ha dato il via alla fase di candidatura pubblicando i criteri di ammissibilità.

Una decisione nata anche dal fatto che l’attuale patto della Concordia stilato tra la Formula 1 e le squadre già esistenti effettivamente aprisse la porta all’ingresso di nuove scuderie, motivo per il quale la Federazione ha scelto di procedere, sottolineando però come ogni interessato avrebbe avuto ricevere l’approvazione non solo dall’organo di governo, ma anche da Liberty Media, detentrice dei diritti commerciali del campionato.

Diverse squadre hanno rapidamente presentato la propria richiesta, tra cui Andretti, che di fatto aveva messo sul tavolo l’offerta più convincente. Oltre a una buona stabilità economica, che gli permette di essere attiva in diverse categorie in tutto il mondo, la scuderia americana avrebbe potuto contare anche sull’appoggio di GM attraverso il marchio Cadillac, un marchio di indubbio interesse per una Formula 1 che stava spingendo per espandersi verso gli Stati Uniti.

Michael Andretti

Michael Andretti

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

A ciò si aggiunge anche il supporto di altri partner, tra cui quello di Guggenheim Partners, una società di servizi finanziari di investimento che attualmente già contribuisce ai programmi della scuderia americana in IndyCar e Formula E. Non è un caso che quest’anno, dopo l’addio di Avalanche, Guggenheim sia diventato proprio il main sponsor del team nella categoria elettrica, rafforzando ulteriormente il legame tra le due parti. La società sarebbe infatti stata pronta a contribuire per il pagamento della tassa d’ingresso da 200 milioni da dividere con le scuderie esistenti come forma di compensazione.

Lo scorso ottobre Andretti è riuscita a superare la prima fase di approvazione ricevendo l’ok dalla FIA, ma solo al termine di un rigoroso processo basato su criteri sportivi, tecnici, finanziari e di sostenibilità ambientale, al fine di garantire alla serie un candidato con una buona solidità. Tuttavia, una volta superato il primo scoglio, poi non è arrivato il consenso da parte della F1, che ha stilato una lunga serie di motivi che l’hanno portata a rigettare la richiesta della scuderia statunitense.

Il fatto che la FOM abbia concluso il suo processo di valutazione con un “no” non rappresenta esattamente una sorpresa. In primo luogo, la Formula 1 vorrebbe un nome di spessore a livello globale, motivo per il quale ha lasciato le porte aperte al 2028, quando GM dovrebbe debuttare con una propria Power Unit. Un concetto espresso in modo chiaro dai vertici della serie, tanto che nella nota si legge come nonostante “il nome Andretti ha un certo riconoscimento per i fan della F1, la nostra ricerca indica che la F1 porterebbe valore al marchio Andretti piuttosto che il contrario”.

Altrettanto centrale è stata la ferma opposizione da parte delle scuderie esistenti, che hanno spesso lasciato intendere come l’ingresso di un’altra scuderia avrebbe dovuto garantire un valore aggiunto concreto al campionato. La parte economica ha indubbiamente giocato un aspetto chiave, dato che si sarebbero dovuti ridistribuire gli introiti in maniera differente con un danno da non sottovalutare per le casse dei team già sulla griglia.

Andretti Cadillac logo

Andretti Cadillac logo

Photo by: Andretti Autosport

A ciò si aggiunge il fatto che, anche per la Formula 1, dare il consenso a un’undicesima squadra nel breve termine avrebbe significato porre ulteriori complicazioni in vista delle trattative per il nuovo Patto della Concordia, soprattutto con le dieci scuderie esistenti, che avranno naturalmente sempre un diritto prioritario rispetto a nuovi competitor. Non è un mistero che, data la crescente popolarità della serie che sta attirando partner e sponsor da tutto il mondo, con un aumento anche dei costi dei diritti TV e delle quote per ospitare un Gran Premio, i team siano piuttosto riluttanti a redistribuire i proventi. Anzi, dall’attuale tassa di ingresso di 200 milioni si vorrebbe passare a una cifra sensibilmente più alta, in modo da scoraggiare l’aggiunta di un nuovo team se non dietro una considerevole somma di denaro. A quel punto il modo più rapido per entrare sulla griglia potrebbe essere acquistare uno dei team esistenti, come fatto da Audi con Sauber, ma ci sarebbe da trovare l’intensa sull’effettivo valore delle scuderie, che continua a crescere.

Nel comunicato diffuso qualche giorno fa, la FOM ha posto particolare attenzione anche sul tema tecnico, sottolineando come Andretti non sarebbe pronta a una sfida di questa portata, non avendo mai affrontato progetti così ampi e complessi. Liberty Media ha rimarcato come, nel caso di approvazione per il 2025, il team avrebbe dovuto costruire due vetture per due cicli regolamentari differenti, dato che nel 2026 vi sarà un altro cambio radicale. Un aspetto che Andretti ha però già smentito, sostenendo che, data la lunghezza del processo di approvazione, il suo focus si era spostato proprio sul 2026, motivo il quale le risorse sarebbero già state dirottate verso quel progetto.

Non bisogna dimenticare, infatti, che la scadenza per l’iscrizione era stata fissata a metà maggio 2023 e che, quantomeno inizialmente, la FIA aveva indicato che una risposta sarebbe arrivata entro fine giugno. I tempi si sono però allungati, sia da parte della Federazione che della Formula 1, motivo per il quale nel frattempo anche la squadra americana ha iniziato a rivedere i propri piani.

Si tratta comunque di un tema interessante perché, se la FOM non ritiene Andretti pronta a una sfida di questa portata, dall’altra parte la FIA aveva già tenuto in considerazione questi aspetti nel momento in cui aveva dato il via libera lo scorso ottobre, sottolineando quindi una differenza in termini di valutazioni. Un contrasto che si aggiunge già ad altri punti di discussione già in essere tra l’organo di governo e la Formula 1.

Modello in galleria del vento a toyota cologne

Modello in galleria del vento a toyota cologne

Photo by: Andretti Autosport

Dietro le quinte Andretti in realtà sta continuando a spingere sul progetto, anche perché sono già stati messi in atto dei processi e dei finanziamenti per espandere il personale e le strutture. Per sostenere la propria posizione, il team ha anche ribattuto un altro dei punti rimarcati da Liberty Media nel comunicato, secondo cui l’azienda americana avrebbe declinato un incontro fissato per lo scorso 12 dicembre per discutere della richiesta. In realtà, Andretti non ha rigettato l’invito, ma semplicemente non era a conoscenza.

Per quanto suoni piuttosto strano che dalla parte della F1 non vi siano state più richieste d’incontro, ciò ha fatto sì che la valutazione finale sia stata completata solo su valutazioni parziali, con documenti supplementari forniti dopo l’iniziale approvazione da parte della Federazione. Da parte sua Andretti sarebbe ben disposta a concedere un altro incontro per visitare gli uffici momentanei di Silverstone, dove attualmente lavora uno staff di 70 persone che si aggiunge al gruppo di 50 dipendenti al lavoro nella sede degli Stati Uniti.

A ciò si aggiungono ulteriori motivi di scontro che Andretti intenderebbe confutare, legati sia all’aspetto tecnico che economico. Nel comunicato la Formula 1 ha sottolineato come “la necessità per ogni nuova squadra di accettare una fornitura obbligatoria di Power Unit, potenzialmente per un periodo di diverse stagioni, sarebbe dannosa per il prestigio e la reputazione del campionato”. Andretti aveva già stilato un accordo per la fornitura di Power Unit con Alpine (di fatto Renault), a cui di certo una squadra cliente farebbe comodo, sia in termini di raccolta dati che dal punto di vista economico, perché garantirebbe maggior introiti e la chance di espandersi verso nuovi mercati associandosi a un team americano.

Proprio su quest’ultimo punto, la Formula 1 ha aggiunto che la collaborazione con Renault prima dell’arrivo di GM metterebbe a rischio la proprietà intellettuale e il know-how della casa francese, dato che potrebbe esservi in qualche modo un trasferimento di conoscenze verso Cadillac. Mettendo da parte la considerazione che Renault abbia già dato il suo assenso, per quanto vi siano dei regolamenti che comunque impongono la fornitura in caso di necessità, questo discorso potrebbe essere applicato a qualsiasi scuderia che in un futuro decida di cambiare fornitore, non solo per Andretti e GM. Già ora, infatti, i costruttori tendono a prendere delle misure cautelative.

Photo by: Motorsport Images

C’è, infine, un’ultima argomentazione contestabile da parte di Andretti, quella dei costi extra per i promotori e gli organizzatori dei Gran Premi. “L'aggiunta di un'undicesima squadra comporterebbe un onere operativo per gli organizzatori delle gare, sottoporrebbe alcuni di essi a costi significativi e ridurrebbe gli spazi tecnici, operativi e commerciali degli altri concorrenti”, ha spiegato la FOM. Per quanto sia vero che vi siano alcuni impianti che necessitano di un riammodernamento per adattarsi alle nuove richieste della Formula 1, come Zandvoort, che infatti ha già pianificato un rifacimento della pit lane per garantire maggior spazio e comodità alle squadre, dall’altra parte è anche vero che lo sport è sempre stato pronto all’aggiunta di un undicesimo team, dato che era una possibilità già inserita nell’attuale patto della Concordia.

Molti autodromi, in realtà, dispongono di garage e spazio extra per le hospitality e per eventi a corredo del weekend, tanto che durante l’ultimo mondiale la F1 ha avuto anche modo di organizzare un garage dedicato per le riprese del film con Brad Pitt, con entrate aggiuntive per le casse della FOM. Inoltre, nel 2016 la griglia era già composta da undici squadre, motivo per il quale diversi impianti erano e rimangono già pronti ad accogliere una squadra in più sulla griglia. L'obiezione della FOM all'aggiunta di un undicesimo team sembra essere più commerciale che pratica.

Andretti ha già contestato due punti della lunga lista di motivazioni con cui Liberty Media ha deciso di rigettare la richiesta presentata nello scorso anno, ma potenzialmente vi sono altri elementi su cui vi potrebbero essere una divergenza di opinione. Andretti ha fatto sapere che dietro le quinte sta continuando a lavorare a “ritmo serrato” sul progetto, sperando di poter convincere la Formula 1 a cambiare idea. Chiaramente la scuderia americana ha già compiuto degli investimenti economici, tanto che aveva già previsto un piano di espansione per cambiare fabbrica, in modo da poter ospitare maggior personale. Andretti chiaramente si era già iniziata a muovere in tal senso, ma senza l’approvazione dalla FOM, diversi aspetti sono rimasti in standby.

Tuttavia, mentre i nuovi costruttori di Power Uniti come GM sarebbero comunque soggetti alle norme della FIA a livello finanziario fino a tre anni prima del loro ingresso, Andretti avrebbe maggior libertà per pianificare il futuro e per proseguire il programma di ricerca e sviluppo, che sia nel 2026 o nel 2028, dato che non è vincolata al momento da nessun accordo. Il futuro rimane nebuloso, anche perché presto entrerà in vigore un nuovo patto della Concordia che potrebbe alzare l’asticella per la futura tassa d’ingresso. Entrare nel 2028 realisticamente significherebbe pagare una cifra più alta, dato che le squadre esistenti hanno già lasciato intendere come questa cifra di 200 milioni sarà rivista al rialzo.

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