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Intervista

F1 | Leclerc esclusivo: “La Ferrari finirà la stagione seconda forza”

Il monegasco ammette di aver patito la doccia fredda nell’aver scoperto che la SF-23 non era una F1 per vincere, ma apprezza la reazione della squadra che ha capito dove mettere le mani per riavvicinarsi alla Red Bull. Charles vuole realizzare il sogno di diventare campione del mondo con la rossa e non pensa ad altro. Con Carlos ha un bel rapporto anche se è molto competitivo. Stima Verstappen e non si spiega il divario che si è creato con Perez. Ma l’idea è di battere presto l’olandese…

Charles Leclerc, Ferrari

Il prossimo mese di ottobre, nel Gran Premio degli Stati Uniti, Charles Leclerc affronterà il centesimo weekend di gara con la Ferrari, il fine settimana successivo (in Messico) sarà a tre cifre anche il numero di Gran Premi disputati con la Scuderia.

Il percorso inizia ad essere lungo, ma resta sempre una sensazione di incompiuto nella storia tra Leclerc e la Ferrari. Charles è entrato nel cuore dei tifosi così come nel ristretto ed ambito club dei top-driver di Formula 1, ma quel sogno accarezzato per tre mesi lo scorso anno, resta ancora lontano.

Nella chiacchierata con Motorsport.com, Leclerc ha sottolineato più volte di amare la Ferrari, l’obiettivo di arrivare sul tetto del mondo al volante di una rossa resta prioritario. La palla è nelle mani di John Elkann, Benedetto Vigna e Frederic Vasseur, che dovranno mettere sul tavolo un progetto convincente nel medio e lungo periodo. Per il resto Leclerc ha ormai spalle grosse, sa come gestire la pressione mediatica, così come relazionarsi con il compagno di squadra. E in fondo al cassetto c’è anche un altro sogno, per ora non prioritario, ma intenzionato a realizzare forse prima del previsto.

Ripartiamo dallo scorso 14 febbraio, ovvero dalla presentazione della SF-23. Una grande giornata vissuta a Maranello, tanti tifosi, tanto ottimismo. Quanto è stato duro il momento in cui avete capito che i risultati non sarebbero stati in linea con le aspettative?
“Lo scorso inverno la motivazione era altissima. Lo scorso anno ci siamo classificati in seconda posizione sia nel mondiale piloti che in quello Costruttori e, a quel punto, hai solo un obiettivo a cui puntare, diventare campioni del mondo. Ma già nel primo weekend di gara, in Bahrain, abbiamo capito che eravamo in una situazione difficile, e dopo il secondo Gran Premio abbiamo preso atto in modo definitivo dello scenario”.

“Bisogna saperlo accettare, e personalmente credo di averlo fatto, è stato un po' come rivivere il 2020, anche tre anni fa abbiamo capito subito che i risultati non sarebbero stati in linea con le aspettative. Sono momenti difficili, e in questi casi l’aspetto più importante diventa avere una direzione chiara su cui lavorare, perché è molto facile perdere la strada. Quando ci si trova in queste situazioni non è mai per un solo motivo, credo sino molteplici fattori ognuno dei quali porta nella direzione sbagliata, bisogna individuare queste criticità ed affrontarle una alla volta, senza mettere tutto in discussione”.

“Rispetto al 2020 ho avuto una sensazione migliore, sono convinto che stiamo lavorando nella giusta direzione e tutti remano dalla stessa parte. Ovviamente anche i nostri avversari fanno passi avanti, quindi non è facile risalire, ma il nostro obiettivo è ancora quello di tornare al vertice il più rapidamente possibile”.

Avere a che fare con una monoposto veloce in qualifica e molto meno in gara ha reso le cose più difficili? Dall’esterno è sembrato subito un problema complesso…
“Onestamente, ci siamo trovati davanti ad una situazione strana. In qualifica ci siamo espressi bene, ma in gara abbiamo fatto molta fatica, il tutto con la stessa monoposto. Gara dopo gara abbiamo identificato le aree su cui dover concentrare gli sforzi per migliorare la situazione, soprattutto per quanto riguarda il passo gara, ed ora la direzione è molto chiara. Sappiamo che ci vuole tempo, in Formula 1 non cambi nulla da un giorno all’altro, ma abbiamo fatto dei passi avanti e ne dovremo fare altri, perché la strada per riprendere la Red Bull è ancora lunga”.

Roberto Chinchero, Giornalista Motorsport.com e Charles Leclerc, Ferrari

Roberto Chinchero, Giornalista Motorsport.com e Charles Leclerc, Ferrari

Photo by: Ferrari

Quali sono gli obiettivi in vista della seconda parte di stagione?
“Penso che l'obiettivo realistico che vogliamo provare a raggiungere è essere la squadra più forte dopo la Red Bull, e allo stesso tempo provare a colmare il divario. Poi, se parliamo di 2024, non ci sono dubbi che nella mente di tutta la squadra l'obiettivo sia quello di tornare al vertice e combattere contro la Red Bull, un target che realisticamente, e lo dico come opinione personale, prima della fine dell'anno non saremo in grado di raggiungere. L'obiettivo più realistico sarà quello di terminare la stagione davanti a McLaren, Aston Martin e Mercedes”.

La Red Bull e Max Verstappen hanno marchiato a fuoco una stagione che senza il loro dominio sarebbe stata incredibilmente equilibrata, con continui cambi di fronte. Qual è la tua opinione in merito ad una supremazia che vede di fatto un solo pilota davanti a tutti?
“Penso che Max sia un grande pilota, ma allo stesso tempo sono in tanti a non spiegarsi un margine così ampio tra lui e Checo. Personalmente credo sia impossibile leggere bene la situazione dall’esterno, solo all’interno del team sanno esattamente tutto. A volte il margine tra Max e Checo è stato superiore a quello che mi sarei aspettato, ma d'altra parte Verstappen è un pilota incredibile e probabilmente è molto difficile essere al suo fianco. Ma, ripeto, non ho la visione completa della situazione”.

La Ferrari è una squadra costantemente sotto i riflettori dei media, a volte piovono tante critiche e c’è una grande pressione da parte dei tifosi che spesso vedono deluse le loro aspettative. Come gestite questi aspetti e in che modo hai visto Fred affrontare la situazione?
“Abbiamo creato una vera e propria bolla all’interno della quale non ci facciamo influenzare troppo da ciò che accade fuori, ed è un aspetto davvero positivo. Credo che Fred abbia capito subito che in passato i media hanno pesato un po' sulla squadra, e uno degli obiettivi che ci eravamo posti all'inizio dell'anno è stato proprio quello di proteggerci da questo scenario, e devo dire che abbiamo fatto dei passi avanti. Vedo un cambiamento positivo, poi ci sono sempre dei momenti difficili da gestire, ma credo che questo valga per tutti nel paddock, è vero che la Ferrari è sempre un po' più sotto i riflettori, ma è un aspetto che bisogna saper affrontare”.

Diversi piloti hanno sottolineato come il lavoro su questa generazione di monoposto sia più difficile, intendendo i compromessi necessari per la messa a punto. Dal tuo punto di vista è stato un vero cambiamento radicale rispetto al 2021?
“Si, negli ultimi 10-15 anni fino al 2021 le macchine si sono comportate più o meno allo stesso modo, mentre dalla scorsa stagione abbiamo a che fare con una filosofia molto diversa che le squadre stanno ancora scoprendo. Ci sono ancora ampi margini di miglioramento, queste monoposto rispetto alle precedenti sono molto più sensibili a tutte le modifiche, è facile passare da un bilanciamento buono ad uno pessimo con un piccolo cambiamento, ed è per questo che stiamo vedendo spesso delle oscillazioni imprevedibili”.

Come procedono i rapporti con Carlos? Nella prima metà di stagione abbiamo sentito diversi team radio che hanno fatto trasparire un po' di tensione…
“Sono abbastanza attivo sui social media, ho sentito e ho letto quanto è stato detto, e credo che sia stato tutto un po' sproporzionato rispetto alla realtà delle cose. Con Carlos ho un ottimo rapporto, fuori dalla macchina sappiamo lavorare insieme, e posso dire che andiamo d'accordo anche perché condividiamo diversi interessi. Allo stesso tempo tra di noi c’è anche molta competitività, d’altronde siamo in Formula 1, personalmente amo lo sport perché c'è agonismo ed è fantastico che sia così. Ciò che in qualche occasione si è sentito via-radio è qualcosa che fa parte dell’essere competitivi, ed entrambi lo siamo, vogliamo ottenere il miglior risultato possibile in assoluto e trovo tutto questo normale. Poi, siamo entrambi piloti della Ferrari, e sappiamo di essere sotto i riflettori probabilmente più spesso di altri, ma va bene così. Ciò che conta è che all'interno del team abbiamo un buon rapporto e lavoriamo per gli stessi obiettivi”.

Un altro argomento caldo è quello relativo al tuo futuro…
“Ho sempre amato la Ferrari, ed è sempre stato il mio sogno essere dove mi trovo oggi. È chiaro che all'interno della squadra nessuno è contento della situazione in cui ci troviamo, ma qui mi sento a casa. Non posso aggiungere molto perché non c'è stata ancora una trattativa, a parte qualche battuta”.

Ma ti sei dato una data in cui dovrai iniziare a farlo?
“Abbiamo avuto altre priorità, e probabilmente le abbiamo ancora, ci stiamo solo concentrando su ciò che è veramente importante, ovvero tornare ad essere competitivi il più rapidamente possibile”.

Roberto Chinchero, Giornalista Motorsport.com e Charles Leclerc, Ferrari

Roberto Chinchero, Giornalista Motorsport.com e Charles Leclerc, Ferrari

Photo by: Ferrari

Sappiamo che ami questa squadra, ma allo stesso tempo ogni pilota ama vincere. Se avrai delle opportunità per arrivare più rapidamente al secondo obiettivo, le valuterai?
“Credo che ogni pilota consideri tutte le diverse opzioni, ma nel mio caso il primo sogno è diventare campione del mondo con la Ferrari, lo desidero più di ogni altra cosa, quindi se c'è una minima opportunità che possa accadere, non avrò dubbi e spingerò per restare dove sono”.

Il prossimo anno ti attendono 24 Gran Premi. È giusto così o credi siano troppi?
“Spero che sia il limite massimo, non uno di più! Una parte di me capisce, non è facile se ti metti nei panni di Formula 1, abbiamo uno sport che sta vivendo un’esplosione di interesse, ed è un aspetto fantastico. Allo stesso tempo temo che possa diventare tutto un… po' troppo, e non lo dico dal punto di vista dei piloti, perché comunque abbiamo una vita bella e privilegiata. Il problema si presenta se valutiamo la posizione dei meccanici, degli ingegneri o degli addetti alla logistica, c’è una parte del personale operante sui campi di gara che arriva in pista tre giorni prima di noi e riparte due giorni dopo il Gran Premio. Io sono felice ogni volta che salgo in macchina, ma allo stesso tempo credo che ogni weekend di gara debba essere qualcosa di unico, e se corriamo ogni fine settimana finiremo col perdere quella sensazione speciale che si prova alla vigilia di un Gran Premio”.

C’è un po' di malcontento nel paddock in merito al peso delle monoposto. E si parla di un ulteriore incremento a partire dal 2026. Anche tu sei tra coloro che spera un giorno di guidare vetture più leggere?
“Sono arrivato in Formula 1 nel 2018 e le macchine erano già piuttosto pesanti. Non ho mai avuto la possibilità di guidare una monoposto del 2008/2009, ma lo scorso anno mi è capitata la chance di girare ad Abu Dhabi la Ferrari F2004, e per quanto sia sceso in pista con 50 kg di carburante, la differenza rispetto alle vetture di oggi l’ho sentita parecchio. Non mi piacciono le macchine pesanti perché sono meno agili e nelle curve a bassa velocità questo aspetto emerge molto. Ma allo stesso tempo le sensazioni che abbiamo oggi nelle curve che si percorrono a velocità medie-alte è incredibile, abbiamo un carico aerodinamico impensabile rispetto a 12 o 13 anni fa. È una questione di equilibrio, ma sono certo di non voler aumentare ulteriormente il peso che abbiamo ora”.

La Formula 1 si è trasformata radicalmente negli ultimi quattro o cinque anni con la crescita dei social media e la visibilità di Netflix, i piloti sono tornati ad essere delle grandi star. Come hai vissuto questa trasformazione e l’essere tutti i giorni sotto i riflettori?
“Non voglio mentire, credo che il primo anno o i primi due sia una sensazione piacevole. Da bambino sognavo di essere un pilota di Formula 1 al volante di una Ferrari, e credo che anche essere riconosciuto per ciò che hai fatto faccia parte del sogno. E quando accade all’inizio ti dici ‘Ok, è fantastico!’ perché finalmente ottieni il riconoscimento per il duro lavoro che hai fatto nella tua carriera”.

“Poi si arriva ad un punto in cui ti piace un po' meno, e magari inizi a desiderare di avere un po' di privacy, di avere dei momenti nei quali nessuno sa chi sei e cosa stai facendo, come quando, ad esempio, ci sono persone che ti citofonano dal portone di casa. Ma alla fine fa anche parte del nostro lavoro, se metto tutto sulla bilancia ci sono così tanti lati positivi legati a ciò che faccio da portare sempre ad un bilancio positivo”.

Quest’anno hai assistito alla 24 ore di Le Mans. Ti piacerebbe un giorno essere al via di quella gara magari in coppia con tuo fratello Arthur?
“Oh sì, sì. Ci ho pensato molte volte, ed è qualcosa che un giorno vorrò sicuramente fare, insieme ad Arthur e ad Antonio (Fuoco) uno dei miei migliori amici, siamo cresciuti insieme, e poi lui si sta già allenando per quel giorno. Vedremo quando sarà possibile, bisognerà combinare tutti i nostri piani perché gareggiamo in categoria differenti, ma quel giorno arriverà”.

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