F1 | Dati: Max saetta nel veloce, Ferrari si difende nel lento
Il calo delle temperature e l'aumento dell'intensità del vento ha influenzato in maniera significativa la Q3, ma la costante è Max Verstappen, il quale ha costruito un'altra pole mettendo insieme il giro decisivo quando non vi era margine di errore. L'olandese ha ben figurato nelle curve più veloci, tratti in cui già nella FP1 aveva mostrato segnali incoraggianti, mentre Ferrari si è ben difesa nel tratto più lento, ma senza trovare grande margine sul rivale della Red Bull. Tuttavia, non sono da sottovalutare le McLaren che, soprattutto con Lando Norris, era in lizza per una potenziale prima fila prima di un errore in curva 12.
L’ultima manche delle qualifiche del Gran Premio del Brasile ha visto senza ombra di dubbio un finale caotico, tra il progressivo calo della temperatura e l’improvviso aumento dell’intensità del vento, elementi che hanno preceduto l’arrivo della pioggia spingendo la FIA a fermare la sessione con qualche minuto di anticipo. Tuttavia, al di là di quanto accaduto in Q3, nel complesso si è trattata di una sessione difficile da decifrare per il continuo mutamento delle condizioni, in cui tutti hanno sempre manutenuto un occhio verso l’alto in attesa che la pioggia bagnasse il tracciato.
I tempi dell’ultima manche sono stati pesantemente influenzati da diversi fattori, a partire dalle temperature, scese di ben sei gradi rispetto all’inizio della Q1. Ma è stato anche il forte vento che ha preceduto l’arrivo della pioggia a complicare e non poco il compito dei piloti, perché l’improvviso aumento di intensità e il cambio di direzione rispetto alle altre manche ha esposto i punti deboli delle vetture, in particolar modo nell’intertempo centrale, quello più guidato.
Infatti, osservando i riferimenti cronometrici si può osservare come nel secondo settore i tempi tra Q2 e Q3 siano peggiorati di quantomeno quattro decimi a causa del vento a favore che ha tolto carico alle monoposto incrementando quella sensazione di scivolamento. Nell’ultimo parziale, invece, si è visto un innalzamento di oltre mezzo secondo, in questo caso dovuto soprattutto al vento contrario sul rettilineo principale che ha abbassato le velocità di punta.
Photo by: Andy Hone / Motorsport Images
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
In pochi minuti gli scenari sono completamente variati e anche i piloti stessi inizialmente sono rimasti sorpresi dal peggioramento della pista, ancor più marcato tra le due manche conclusive. Un cambio repentino che da una parte ha rappresentato un’opportunità d’oro per diverse squadre, ma che dall’altra non ha fatto altro che aumentare i rimpianti per altri piloti. Ad esempio, Lando Norris al termine della Q2 aveva tra le mani il miglior ideal lap, ma la decisione di McLaren di uscire tardi in Q3 e un lungo all’ultima curva nel tentativo decisivo, lo hanno relegato in settima posizione, nonostante fosse in linea per strappare quantomeno il secondo posto a Charles Leclerc. Anche Sergio Perez sembrava pronto per centrare un buon piazzamento nelle prime due file, ma il testacoda di Oscar Piastri lo ha costretto ad abbandonare il giro.
Nelle condizioni più tranquille della Q1 e della Q2, Red Bull e McLaren sembravano avere qualcosa in più rispetto agli avversari. Con il progressivo calo delle temperature, i piloti della Ferrari hanno infatti iniziato a sentire la vettura più scomposta e nervosa ravvisando una carenza di grip. Chi ha tratto vantaggio dagli scenari dell’ultima parte della qualifica è stata soprattutto l’Aston Martin che, uscendo per prima, ha potuto dettare il passo voluto per preparare nel miglior modo possibile gli pneumatici nel giro d’uscita, conquistando così l'intera prima fila. C’è più amarezza, al contrario, in casa Mercedes, che sente di aver mancato quella finestra ideale non scaldando a sufficienza le gomme nel giro di warm-up.
Il confronto tra Verstappen e Leclerc
Le prime differenze le si possono notare già alla prima chicane, uno dei punti più famosi del tracciato di San Paolo. In questo caso si può apprezzare ancora una volta la stabilità e la precisione in entrata della RB19 che, nelle mani di Max Verstappen, riesce a tagliare in ingresso di curva uno percorrendo così una distanza minore. Opposto, invece, l’approccio di Charles Leclerc, il quale ha scelto una linea più tondeggiante volta a favorire il richiamo il richiamo di curva due, come confermano anche le tracce telemetriche che mostrano una velocità di percorrenza superiore. Tuttavia, l’aggressività del tre volte campione del mondo in inserimento, così come l’ottima reattività della vettura di Milton Keynes nel cambio di direzione hanno permesso di uscire dalla prima chicane con un leggero vantaggio di un decimo, poi calato sull’allungo che porta alla staccata di curva quattro.
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Il confronto telemetrico tra Verstappen e Leclerc: si nota la differenza in curva 4 e la sequenza 6-7
Infatti, sul rettilineo che segue la chicane, il monegasco del Cavallino è riuscito a registrare una progressione e una velocità di punta di circa 3-4 km/h, il che ha permesso di ridurre il distacco al primo rilevamento a soli 59 millesimi. Lo stesso comportamento si era visto anche in Q2, quando la pista era nelle migliori condizioni ed è interessante menzionare che i riferimenti della McLaren su quel tratto rettilineo fossero sostanzialmente in linea con quelli della Ferrari, denotando così un guadagno sulla Red Bull. Non è un caso che, nella seconda manche, i migliori parziali nel primo settore fossero proprio ad appannaggio della squadra di Woking, competitiva anche nella chicane.
Ma, tornando al confronto in Q3, è proprio nel secondo intertempo che Verstappen riesce a fare la differenza, imponendo un distacco di quantomeno di due decimi a tutti i rivali. Il repentino cambio della direzione del vento ha modificato certi equilibri e, soffiando a favore e non in maniera contraria, ha contribuito a togliere quel carico aggiuntivo su cui, invece, i piloti potevano fare affidamento nelle prime due manche, facilitando così la percorrenza nel tratto più guidato.
Nel caso specifico, si può notare come Ferrari soffra sia in percorrenza di curva quattro, dove Max Verstappen accusa meno sottosterzo potendo così tornare leggermente prima sull’acceleratore, sia nella sequenza veloce della sei-sette, dove già durante la FP1 aveva mostrato qualche segnale di debolezza nei confronti della Red Bull. La RB19 riesce ad essere veloce e precisa, anche più della McLaren, affrontando il tratto con una velocità superiore di circa 14 km/h rispetto alla Rossa, con un vantaggio che alla staccata di curva otto ha così superato i tre decimi.
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Il confronto telemetrico tra Verstappen e Norris: il britannico era in lotta per la prima fila fino all'errore in curva 12
Nelle zone più lente in assoluto, in realtà la SF-23 si difende, come già visto anche in Q2, ma non abbastanza per ridurre in modo significativo il gap dal poleman: infatti, la Rossa riesce a ben figurare anche in trazione in uscita di curva dieci, ma il passivo da Verstappen è rimasto comunque superiore ai due decimi, troppo per poter sperare di ribaltare le sorti della pole nell’ultimo settore.
I tempi nel settore conclusivo tra i due piloti che domenica si schiereranno in prima fila sono simili, con una differenza di soli cinquanta millesimi. Tuttavia, è proprio nell’ultimo settore che Norris ha perso l’opportunità di centrare la seconda posizione, commettendo un errore in curva dodici dove è arrivato estremamente lungo, compromettendo così anche la fase di uscita per lanciarsi sul rettilineo conclusivo. Il tempo registrato dal britannico della McLaren in quel tratto è infatti il peggiore del Q3, ben un secondo più lento di quello segnato da Verstappen e Leclerc.
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