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Analisi
Formula 1 GP d'Austria

F1 | Dati Ferrari: un sabato a due facce con un problema irrisolto

Il sabato austriaco della Ferrari è una giornata a due facce, tra qualche sorriso e un problema ancora irrisolto, quello della finestra di utilizzo. Nella sprint shootout la Rossa ha registrato un crono di circa sette decimi più lento rispetto a quello ottenuto al venerdì pomeriggio nelle qualifiche. Osserviamo cosa raccontano i dati sulle difficoltà incontrate con l'abbassarsi delle temperature.

Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Il sabato austriaco rappresenta una giornata da bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto per la Ferrari? Si tratta di una domanda a cui realisticamente non esiste una risposta univoca, in quanto ognuno potrebbe raccontare una versione differente a seconda del peso specifico attribuito agli elementi posti sulla bilancia. Il terzo posto ottenuto da Sainz nella Sprint Race, conclusa oltretutto a pochi secondi da Perez, assomiglia a un’iniezione di fiducia di cui la Rossa aveva bisogno per guardare con ottimismo a una domenica ancora tutta da scrivere.

Dall’altra, le difficoltà incontrate da Leclerc rappresentano un campanello d’allarme che si aggiunge a un dato piuttosto eloquente: dopo Alfa Romeo, la squadra che ha accusato il delta più alto tra il miglior tempo segnato nella Shootout e quello registrato al venerdì nelle qualifiche è proprio quella di Maranello, ben 697 millesimi. Indubbiamente ci sono diverse attenuanti di cui si potrebbe tenere conto, come il fatto che Sainz non avesse a disposizione un treno di gomme soft nuovo per il tentativo in SQ3 o le questioni strategiche, ma il dato nudo e crudo è ad ogni modo significativo.

Prendendo come riferimento proprio il confronto tra i due migliori giri del madrileno, è interessante notare come le tracce telemetriche grossomodo si sovrappongono ad esclusione dell’ultimo settore, dove è normale evidenziare un calo più accentuato di una gomma usata, che quindi ha già perso il suo picco massimo di grip. È realistico ipotizzare che, potendo contare su un treno nuovo, Sainz avrebbe potuto togliere limitare il tempo di diversi centesimi, anche se è quantificare con esattezza rimane impresa ardua.

Confronto tra il miglior giro registrato da Sainz nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Confronto tra il miglior giro registrato da Sainz nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Pur immaginando un miglioramento di circa tre decimi, il passivo da Verstappen sarebbe comunque rimasto superiore a quello accusato al termine delle qualifiche. Un dato da inserire in un contesto di una vettura che sta cercando una nuova strada a livello di sviluppo, ma che sotto il lifting in realtà lotta ancora contro problemi del passato che non possono essere risolti in pochi mesi. Uno di questi è la ristretta finestra di utilizzo in cui la SF-23 riesce a esprimersi al meglio, ma nel momento in cui la vettura esce fuori da questo tracciato ideale, il gap inizia ad ampliarsi e le difficoltà a farsi sempre più evidenti. Ciò non vuol dire che Ferrari non ci stia lavorando, perché rappresenta proprio uno dei temi su cui il gruppo tecnico a Maranello sta concentrando i propri sforzi, ma anche ogni progetto ha bisogno del suo tempo per risolvere un male che all'apparenza sembra quasi cronico.

Se nella prima sessione di libere la temperatura della pista arrivava a sfiorare quasi i 50°C, venerdì pomeriggio è poi scesa attorno ai 38°C, in quel range ideale in cui la monoposto del Cavallino ha trasmesso ai piloti quella sensazione di fiducia che gli ha consentito di spingersi al limite. Ciò lo si è potuto apprezzare soprattutto con Leclerc, il quale nell’ultimo tentativo ha dato filo da torcere al leader della classifica mancando la pole per soli 48 millesimi. Tuttavia, tra venerdì e sabato gli scenari sono cambiati profondamente: l’arrivo della pioggia che ha ripulito la pista, così come un’ulteriore abbassamento delle temperature, giunte a 24°C nel momento della SQ3, ha allontanato la SF-23 dalla sua finestra di funzionamento ottimale.

A pagarne le conseguenze è stato in particolar modo proprio il monegasco, passato in meno di ventiquattrore il monegasco da un distacco di cinque centesimi a quasi otto decimi. Dopo la Sprint, seppur disputata su una pista inizialmente bagnata ma che si è poi progressivamente asciugata, è stato lo stesso Ferrarista a fornire un manifesto delle proprie difficoltà: “Al momento, faccio una fatica pazzesca ogni volta che è metà asciutto e metà bagnato con le slick, sono completamente fuori ritmo. Dobbiamo capire perché ormai sono tre gare di fila che ci troviamo in queste condizioni e io continuo a fare fatica, mi sembra sempre di sbagliare qualcosa nel mio stile di guida che non aiuta la macchina, che mi fa perdere fiducia”.

Confronto tra il miglior giro registrato da Leclerc nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Confronto tra il miglior giro registrato da Leclerc nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Photo by: Gianluca D'Alessandro

“[Il problema è] Soprattutto il bilanciamento alla fine della frenata, quindi in entrata o in curva, è lì che faccio più fatica. Soprattutto nelle curve ad alta velocità ho avuto alcuni scatti in cui ho quasi perso la macchina e questo mi ha fatto faticare molto”. Seppur le parole di Leclerc siano riferite alle condizioni incontrate nella Sprint race, in realtà alcuni elementi trovano un riscontro anche nella Shootout, dividendo le considerazioni in due parti.

Osservando i dati telemetrici dei suoi migliori giri tra la sessione del venerdì pomeriggio e del sabato mattina, entrambi completati con gomma nuova, il primo elemento su cui ricade l’attenzione è come il Ferrarista abbia sofferto in tutte le curve veloci, con un delta prestazionale piuttosto importante. Nell’analisi delle qualifiche “tradizionali” era emerso come lo stile di Leclerc andasse a posarsi su una frenata piuttosto decisa in ingresso per poi riprendere l’acceleratore parzializzando a metà curva, quasi all’opposto di Verstappen. Un aspetto che si è ripresentato anche al sabato, ma in maniera differente, perché prestando attenzione ai dati telemetrici ciò che balza subito all’occhio è come Leclerc nella qualifica shootout passi molto più tempo sul pedale sinistro in ingresso, segnale che probabilmente deve modulare diversamente la frenata con un picco di pressione minore, più dolce.

Questa caratteristica la si può apprezzare anche dal grafico della velocità, dove la linea che rappresenta la qualifica del venerdì ha cali più marcati e netti, indicatore di una frenata più decisa: l’unico tratto rapido in cui non si presenta questo comportamento è la chicane 7-8, ma in quel caso Leclerc è tornato sull’acceleratore più tardi e con una progressione differente, segnale di una minor aggressività nel richiamo.

Confronto nell'utilizzo di freno e acceleratore tra il miglior giro registrato da Leclerc nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Confronto nell'utilizzo di freno e acceleratore tra il miglior giro registrato da Leclerc nelle qualifiche del venerdì e quello ottenuto nello Shootout

Photo by: Gianluca D'Alessandro

La seconda considerazione, che rappresenta più un’ipotesi, è di carattere tecnico, legata a come abbiano reagito le vetture alle differenti condizioni metereologiche e del tracciato. Generalmente il Red Bull Ring viene identificato come uno di quei tracciati “rear-limited”, ovvero in cui la protezione dell’asse posteriore gioca un ruolo centrale, non solo per le numerose zone di trazione, ma anche perché nelle curve ad alta velocità il retrotreno tende a scivolare. Durante la sprint race del sabato pomeriggio, tuttavia, l’asse limitante si è spostato verso l’anteriore, come confermato dai team radio di diversi piloti: un cambio di scenario che potrebbe aver ampliato le difficoltà incontrate dal monegasco. Seppur ciò chiaramente non vada a spiegare le problematicità incontrate ad esempio in Canada, potrebbe fornire una chiave di lettura ulteriore per quanto successo nel sabato austriaco.

Durante le interviste, il suggerimento di Vasseur è stato quello di voltare pagina e guardare con maggior fiducia. Il team si aspetta condizioni di asciutto e temperature più alte rispetto alla giornata della sprint: un test importante per una SF-23 che deve ancora mostrare di aver trovato la direzione giusta sul consumo degli pneumatici. Nella sprint si è evidenziata una certa difficoltà nelle curve veloci che ha accentuato il consumo, ma non in maniera così marcata come in altri appuntamenti. Sainz è riuscito a concludere davanti alle due Aston, mentre la Mercedes rappresenta l'incognita dopo la rimonta nella sprint: il freddo del sabato ha aiutato il bilanciamento della vettura, ma il duo della Stella crede di avere il passo per il podio. 

 

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