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Analisi

F1 | Caso Horner: per Red Bull potrebbe diventare uno tsunami

Il paddock della F1 è in subbuglio dopo che è stato scoperchiato il presunto sex-gate che avrebbe coinvolto il team principal di Milton Keynes. Mentre sono in corso le indagini per chiarire la vicenda è giusto guardare quali potrebbero essere gli effetti sulla squadra campione del mondo. Christian è figura nevralgica di una struttura che ha creato anche l'area Powertrain in vista di un 2026 che vedrà il marchio austriaco anche come Costruttore. Cosa potrebbe succedere senza di lui?

Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing

Sulla causa c’è un rigoroso silenzio, ma gli effetti che potrebbe scatenare la vicenda Horner tengono banco. Il primo, clamoroso, è quello relativo al potenziale rischio a cui potrebbe essere soggetto l’attuale team principal della Red Bull.

Il clamore suscitato dalla vicenda è proporzionale alla solidità della persona coinvolta, Christian Horner non è solo un team principal reduce dalla conquista di cinque titoli mondiali negli ultimi tre anni, ma è colui che di fatto il team Red Bull lo ha costruito pezzo dopo pezzo a partire dal 2005, anno in cui il grande boss dell’azienda austriaca, Dietrich Mateschitz, decise di affidargli le chiavi della struttura di Milton Keynes, appena rilevata dalla Jaguar.

Nel corso di venti lunghe stagioni Horner ha modellato la Red Bull Racing con colpi di mercato (il primo, ed il più clamoroso, fu quello di strappare Adrian Newey alla McLaren) e un lavoro capillare mirato a formare un gruppo di lavoro diventato il riferimento per tutti nel paddock della Formula 1.

Da due anni Horner ha anche posto le basi del progetto più ambizioso in assoluto mai affrontato dalla Red Bull, ovvero progettare e realizzare una propria power unit. Anche in questo caso Christian ha agito con un piano analitico di reclutamento, saccheggiando la sede Mercedes di Brixworth e garantendosi così un gruppo di lavoro d’esperienza, aspetto cruciale per chi deve iniziare un progetto da zero. Immaginare oggi una Red Bull senza Horner è quasi impossibile, per questo l’ondata di stupore scatenata dalla vicenda emersa ieri è stata enorme.

Al di là di quelli che saranno gli esiti della vicenda, c’è uno scenario che prende sempre più forma confermando i pettegolezzi presenti del paddock da tempo. A poco più di un anno dalla scomparsa di Mateschitz, l’inevitabile riassestamento ai vertici delle attività sportive Red Bull è tutt’altro che definitivo.

C’è il quartier generale operativo, a Milton Keynes, la sede centrale del gruppo, a Salisburgo, nonché la proprietà tailandese (guidata da Chalerm Yoovidhya, figlio del co-fondatore della Red Bull) che detiene il 51% dell’azienda.

Mateschitz era il collante perfetto, le decisioni venivano approvate sulla sua scrivania, ma dopo la sua scomparsa quella che era il suo perimetro decisionale non è passato nelle mani di una sola persona, anche se formalmente il riferimento è l’amministratore delegato Oliver Mintzlaff.

C’è il sospetto che la vicenda Horner (non per la causa in sé, quanto per come sia stata gestita finora) possa essere destinata ad incastrarsi in uno scenario complesso. La conferma dell’indagine interna in corso è arrivata da Salisburgo, poche righe prima di far calare il silenzio.

Helmut Marko con Christian Horner

Helmut Marko con Christian Horner

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Secondo indiscrezioni emerse alla fine dello scorso anno, Horner avrebbe un rapporto privilegiato con Yoovidhya, e questo potrebbe essere causa di qualche risentimento sul fronte austriaco guidato da Mintzlaff, una sponda più familiare anche a Helmut Marko, fresco di rinnovo di contratto nel suo ruolo di ‘consulente speciale’.

Per Horner l'attuale vicenda è di carattere personale, ma l’importanza del suo ruolo aziendale, al di là di quelli che saranno gli esiti, potrebbe determinare uno spartiacque nella storia di Red Bull Racing.

L’unico aspetto certo è che sull’asse Austria-Thailandia non hanno molto tempo a disposizione, c’è una stagione che scatterà tra poche settimane e il lancio della nuova monoposto tra pochi giorni.

Horner potrebbe essere regolarmente al suo posto, laddove lo abbiamo visto negli ultimi vent’anni, il prezzo da pagare sarebbe il dover rispondere a qualche domanda scomoda nei primi giorni ma, come sempre poi accade in Formula 1, quando inizia un Gran Premio molto, se non tutto, finisce alle spalle. Se invece dovessero arrivare decisioni clamorose, allora la squadra che lo scorso anno ha vinto 21 volte in 22 gare subirà il terremoto più duro della sua storia, aprendo ulteriori scenari oggi difficili da prevedere o anche solo da immaginare.

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