F1 | Analisi Red Bull: i perché di un weekend irriconoscibile
I fantasmi della Red Bull si sono concretizzati e Singapore ha messo a dura prova la RB19. Tuttavia, nemmeno nei peggiori incubi la squadra di Milton Keynes avrebbe mai pensato di vedere eliminate entrambe le proprie vetture già al termine del Q2. Sia Verstappen che Perez si sono dovuti scontrare con una vettura che sulle strade del circuito asiatico non ha mai trovato il bilanciamento ideale nonostante le molteplici modifiche di set-up. Ripercorriamo il weekend per capire cosa è andato storto.
Alla vigilia del weekend, Red Bull non aveva nascosto di temere Singapore e i fantasmi di Marina Bay si sono concretizzati una volta scesi in pista. Fantasmi, non solo per il sospetto che la tappa asiatica potesse presentare maggiori criticità per la RB19 rispetto ad altri appuntamenti del mondiale, ma anche perché, giro dopo giro, la preoccupazione di rivivere ciò che successe alla Mercedes nel 2015 si è fatta sempre più concreta.
Tuttavia, le qualifiche odierne hanno rappresentato una vera e propria doccia fredda per la scuderia di Milton Keynes che, nemmeno nei peggiori incubi, mai avrebbe immaginato di vedere entrambe le proprie macchine eliminate al termine del Q2. Non è la prima volta che la RB19 trova l’esclusione nella seconda manche ma, se in altre occasioni vi erano sempre state circostanze eccezionali a minare le performance della RB19, come ad esempio pioggia, track limit o incidenti, in questo caso non ci sono scuse a cui appellarsi.
Alla base dei problemi riscontrati della Red Bull ci sono delle difficoltà che non nascono certo a Singapore, ma che il tracciato asiatico ha comunque contribuito ad amplificare, mettendo in crisi anche il consueto lavoro di preparazione del weekend svolto al simulatore. “Sono sicuro che la prossima settimana andremo a Suzuka e la vettura sarà nuovamente veloce. Già al simulatore sembrava che la finestra a livello di set-up fosse ristretta, ma poi abbiamo provato Suzuka e la macchina è tornata a dare buone sensazioni come nella altre gare”, ha spiegato Verstappen.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
Per comprendere meglio i problemi della squadra anglo-austriaca bisogna quindi fare un passo indietro, alla fase di preparazione del fine settimana. Che nel corso del mondiale la RB19 abbia mostrato qualche criticità in più rispetto a determinati avversari nell’affrontare i cordoli e assorbire le asperità degli asfalti cittadini non è un mistero. Lo si è visto sia a Monaco che in Canada. Basandosi sulle simulazioni in proprio possesso, diversi team si attendevano un manto stradale più sconnesso a Singapore, motivo per il quale si era scelto di procedere con setup più conservativi per non danneggiare il fondo. Un approccio seguito anche da Red Bull che, per essere certi che l’auto potesse assorbire i bump, aveva puntato su una configurazione meccanica piuttosto morbida.
Tuttavia, il lavoro di riasfaltatura eseguito negli ultimi mesi ha contribuito ad eliminare alcuni dossi, soprattutto nel primo settore, dando così la possibilità di abbassare la vettura per trovare maggior carico aerodinamico. Questo è ciò che è successo anche all’Aston Martin nella prima giornata, che è poi corsa ai ripari tentando di intervenire sugli assetti tra la prima e la seconda sessione del venerdì.
Tutto ciò ha colto impreparata la Red Bull, con una monoposto apparsa subito piuttosto nervosa e fuori dalla finestra ideale, tanto da spingere gli ingegneri a un’intesa nottata di lavoro per tentare di risolvere i problemi. Nel complesso, le criticità segnalate dai piloti avevano molti punti in comune: un posteriore fin troppo leggero che in frenata e in fase di trazione trasmetteva la sensazione di essere sul punto di rischiare un incidente. A Singapore la maggior parte delle curve ha caratteristiche simili: questo può facilitare il compito di ricerca del set-up se si sa dove e come intervenire, ma anche impattare in maniera significativa sulle performance se non si trova la quadra.
Dopo le libere, gli ingegneri sono intervenuti sul set-up abbassando la vettura. Post-FP3 hanno dovuto anche controllare un problema alla frizione sulla monoposto di Verstappen, intervenendo solo sul software dato il poco tempo a disposizione prima delle qualifiche.
Photo by: Uncredited
Prima della FP3, gli ingegneri hanno cercato di trovare carico abbassando la monoposto, mettendo anche da parte il fondo modificato di cui vi erano pochi esemplari. Seppur i piloti avessero comunque confermato qualche problema di instabilità al posteriore, soprattutto Sergio Perez, inizialmente le sensazioni al volante erano migliori di quelle del venerdì. Pensando di aver preso la direzione giusta, Red Bull è poi nuovamente intervenuta sull’assetto, apportando delle modifiche che si sono dimostrate nocive, intaccando nuovamente un bilanciamento già precario. Sebbene la RB19 abbia fatto della sua ampia finestra di funzionamento un punto di forza, ci sono delle condizioni specifiche dove emergono i limiti di un progetto impostato per funzionare con una certa configurazione. Abbassare e irrigidire eccessivamente la macchina ha causato il ripresentarsi di alcuni problemi ben noti, che a Singapore si sono però amplificati a causa della natura del circuito.
In alcuni tratti della pista, il fondo era talmente basso da toccare l’asfalto in frenata andando a destabilizzare l’auto, con il risultato che ad ogni frenata impegnativa vi fosse il rischio di arrivare al bloccaggio con l’anteriore, esattamente come successo a Verstappen nell’ultimo tentativo del Q1 prima dell’incidente di Stroll. Osservando i dati telemetrici del suo miglior giro in Q2 contro il miglior crono della manche segnato da Carlos Sainz, si può notare non solo come l’olandese fosse costretto ad anticipare di molto la staccata, ma anche a sacrificare la fase di tail braking per evitare che la vettura si scomponesse eccessivamente in entrata sui dossi, portando così minor velocità in inserimento e in percorrenza. A ciò si aggiunge il fatto che, ad ogni modo, la questione retrotreno non fosse stata risolta, per cui dove la macchina non toccava l’asfalto vi erano comunque degli snap in uscita che limitavano la fase di trazione. Nelle poche curve a media-alta velocità, infatti, la RB19 ha mostrato comunque qualche segnale incoraggiante, come si può apprezzare dall’ultimo curvone a sinistra.
“Il primo grande problema che ho avuto è stato il fatto che non potevo frenare tardi e forte, perché avrei toccato l’asfalto compromettendo la stabilità dell’anteriore. Su un circuito cittadino questo è un aspetto molto importante: avere fiducia nei freni e poter attaccare le curve, ma non potevo farlo. E, oltre a questo, abbiamo fatto fatica anche nelle curve a bassa velocità, dove credo che abbiamo già avuto problemi per tutto il fine settimana non avevo il supporto del retrotreno".
"Così ho continuato ad avere questi mini-scivolamenti o, come nel mio ultimo giro, un grosso sovrasterzo in uscita da curva tre”, ha spiegato Verstappen indicando cosa non avesse funzionato in qualifica. Più il posteriore scivolava, più la temperatura delle gomme continuava a salire andando a togliere fiducia in fase di trazione, come in una sorta di circolo vizioso da cui è difficile uscire.
L’aspetto interessante è che, seppur in maniera opposta, gli effetti sono stati simili ai problemi riscontrati da Alfa Romeo. Seguendo una strada contraria a quella degli avversari, la squadra svizzera si era infatti presentata a Singapore con un assetto piuttosto aggressivo, che prevedeva anche un’altezza da terra particolarmente ridotta. Tuttavia, nel momento in cui sono arrivati i riscontri reali della pista, gli ingegneri di Hinwil si sono accorti che, proseguendo su quella impostazione meccanica, vi sarebbe stato il rischio di consumare eccessivamente il pattino e non passare i controlli della Federazione.
Uno scenario che si era già presentato due settimane fa a Monza: a causa dei modelli errati al simulatore, la C43 era scesa in pista troppo bassa mostrando molto bottoming. Sia in Italia che a Singapore, il team si è visto così costretto ad alzare la vettura perdendo carico aerodinamico. Il risultato è stata una generale instabilità della monoposto, soprattutto in frenata, esattamente con la Red Bull. Pagando dazio nelle medesime zone, l’eliminazione in Q1 è stata inevitabile, così come la performance sottotono delle due RB19.
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