F1 | Vowles: "Williams? Indietro 20 anni, ma recupereremo presto"
Il team principal di Grove fa una cruda fotografia del team che ha trovato, facendo il confronto con un top team come la Mercedes: James ammette di aver trovato reparti all'avanguardia, ma anche aree come quella dei compositi che sono ferme all'inizio degli anni 2000. E' stato varato un piano finanziario di rilancio importante: FIA e F1 sono consapevoli del gap che abbiamo con i primi per cui in luglio dovrebbero autorizzare degli investimenti per recuperare il ritardo.
“Lewis, it’s James”. Gli appassionati più attenti per anni hanno associato ai team radio Mercedes preceduti da questo messaggio qualcosa di importante. Il ‘James’ è James Vowles, quarantatreenne ingegnere britannico che fino alla scorsa stagione stazionava alla destra di Toto Wolff durante tutti i Gran Premi.
Dal 20 febbraio scorso Vowles è il team principal della Williams, “una grande opportunità” che James ha accettato decidendo di lasciare la sede di Brackley dopo ben 21 anni. Un arco di tempo nel quale è passato dall’essere un giovane ingegnere neolaureato della BrownGP, all’era dei titoli mondiali a raffica della Mercedes seduto al comando del gruppo delle strategie.
Negli anni ha acquisito molti altri compiti, diventato una sorta di vice-Wolff in molte attività della squadra, spaziando dal settore finanziario alla gestione del programma junior. Il tutto senza mai rinunciare all’adrenalinica gestione delle strategie di gara, ruolo che ha dovuto abbandonare quest’anno dopo aver preso il timone della Williams.
Un primo bilancio del tuo nuovo ruolo. Come sta andando?
“Va bene. È una sfida, ma sapevo che la sarebbe stata. Non sono venuto qui aspettandomi che fosse facile, ma allo stesso tempo è un ruolo gratificante. Mi piace che non ci sia un giorno uguale al precedente, ci sono sempre cose e problematiche nuove, migliori o peggiori di quelle che hai sperimentato in precedenza. La squadra e la proprietà condividono la mia visione, tutti sono coscienti che per andare avanti dovremo fare dei cambiamenti, per tornare ad avere successo è indispensabile evolversi, e tutti sono pronti a farlo”.
Qual è la maggiore differenza che hai riscontrato tra un top team come quello in cui hai lavorato fino al 2022 e una squadra di secondo livello? Attrezzature? Personale? Piloti?
“Credo un po' di tutto. Ci sono alcuni settori, non molti, che hanno un livello di organizzazione simile a quello che vedevo in Mercedes, altri che sono indietro di 20 anni, ma questo non mi sorprende considerando la storia di questa squadra. Sappiamo che negli ultimi 20 anni l’investimento fatto nel team è stato praticamente nullo. Poi è arrivata una società di investimenti, e qualcosa è iniziato a cambiare un po' a partire dalla fine del 2020. Siamo in una situazione in cui molte strutture sono rimaste le stesse del 2003, come ad esempio il reparto dei materiali compositi. Questo è uno di quei settori nel quale vedo cose che risalgono a prima che iniziassi a lavorare in questo sport, quindi più di 20 anni fa”.
Possiamo ipotizzare che tu abbia in mente un percorso per riportare in alto la squadra. Passa attraverso delle partnership tecniche o è solo una questione di risorse finanziarie?
“Alla fine tutto dipende dalle risorse e dal gruppo di lavoro, ed aggiungo anche dalla mentalità. Sappiamo cosa ci serve, ma abbiamo soprattutto bisogno di un cambio di mentalità. Ho fatto una lista del lavoro da fare e mi è stato detto ‘Ma questo è il lavoro di tre anni e lo vuoi in sei mesi?’. Si, perché questo ormai è lo standard, ma servirà tempo per arrivarci. L’importante è avere ben chiara la direzione da indicare a tutta la squadra ed ovviamente avere anche tutta l’attrezzatura necessaria per lavorare al meglio. Sarà delicata anche la fase di potenziamento del personale, in Mercedes per anni bastava una telefonata ed era fatta, adesso dovrò dedicarci più tempo”.
Come si sposa una campagna di grandi investimenti con le limitazioni imposte dal budget cap?
“È il maggior argomento che stiamo discutendo dietro le quinte. Dopo la prima settimana trascorsa in Williams ho mostrato a FIA e Formula 1 ciò che avevo in Mercedes e ciò che ho a disposizione oggi, sottolineando che con la struttura attuale non saremo mai in grado di essere competitivi. Ho trovato grande supporto, e alla fine passerà la decisione di garantirci la possibilità di investire per recuperare il ritardo. Credo che il tutto sarà formalizzato a luglio”.
Alex Albon, Williams FW45
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Aston Martin ha dimostrato che una campagna acquisti fatta in modo perfetto può consentire un passo avanti importante in tempi brevi. È l’unica via di crescita o ce ne sono altre?
“Credo molto in una struttura nella quale da una parte hai personale con esperienza e dall’altra un gruppo di giovani che devono essere tirati su da chi già conosce le problematiche di un team di Formula 1. Inizialmente c’è un divario importante tra i due gruppi, ma col tempo si riduce sempre di più. Il limite di questo approccio è il tempo necessario per arrivare ad avere ciò che vogliamo, ma lo abbiamo messo in conto e alla fine calza bene con le nostre esigenze”.
Secondo alcuni direttori tecnici i progetti che daranno vita alle monoposto 2026 uno dei passaggi fondamentali sarà l’integrazione con la power unit. È un aspetto penalizzante per una squadra cliente?
“È una problematica concreta, ma allo stesso tempo credo che nel nostro caso non sarà un problema. Oggi vediamo che il retrotreno delle monoposto dei team clienti rispecchia le linee guida fornite da chi realizza la power unit, come nel nostro caso o Haas o AlphaTauri. Non dobbiamo però dimenticare che Mercedes ha 1.300 persone che lavorano su un progetto tutti i giorni, e fanno un ottimo lavoro. In più sono molto aperti nella relazione, se hai un’idea puoi confrontarti con loro".
Williams FW45, dettaglio del muso e dell'ala anteriore
Photo by: Uncredited
"Oggi i rapporti sono ottimi, ma sappiamo che nel momento in cui una squadra cliente diventa molto competitiva la relazione cambia, abbiamo l’esempio di Aston Martin che ha deciso di staccare il cordone che la legava alla Mercedes. Ma nel nostro caso questo aspetto non è certo un problema, considerando dove siamo posizionati al momento posso dire con certezza che avremo bisogno del supporto Mercedes ancora per molti anni, la strada è lunga”.
Siete aperti alla possibilità di riservare uno dei vostri sedili ad un pilota del vivaio Mercedes?
“Preferirei avere un giovane nel nostro programma! Conosco bene il programma junior della Mercedes, ero personalmente coinvolto, ed ora che non sono più li è un po' frustrante pensare di aver ingaggiato un talento come Kimi Antonelli e non poterlo avere con me. Ma ripeto, la priorità è costruire il nostro vivaio, abbiamo i fondi per farlo e lo porteremo avanti investendoci tempo ed energie".
"Al momento abbiamo Zak O’Sullivan e Luke Browning in F.3, ma stiamo monitorando anche tra i più giovani. Se poi la Mercedes un giorno ci chiederà di fa correre nel nostro team Antonelli, l’operazione per noi potrebbe comunque essere interessante se in quel momento non abbiamo a disposizione altri piloti con lo stesso talento. È stato così anche con George Russell”.
Ecco l'Hospitality Williams
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Hai vissuto l’era del budget cap vista con gli occhi di un top-team ed ora con quelli di una squadra meno strutturata. Hai cambiato idea?
“No, credo che sia positivo, e il primo aspetto interessante da notare è che anche in Williams siamo al limite di budget. I benefici maggiori che ha portato finora il budget cap si vedono bene nel valore che hanno raggiunto le squadre, parliamo di cifre aumentate due, tre o quattro volte rispetto a pochi anni fa. Grazie alla possibilità di poter pianificare le spese ogni squadra è diventata un’azienda redditizia e questo ha attirato molti investitori”.
Parlando con il team principal di Aston Martin, Mike Krack, è riemersa la proposta di voler standardizzare il cambio, considerato un elemento costoso e che alla fine non ha impatti sulle performance. Come la vedi?
“La Formula 1 ha cercato di introdurre un cambio standard in molte occasioni, ma personalmente credo che lo abbiano fatto con l’approccio sbagliato, ovvero cercando un fornitore esterno. Alla fine la proposta è stata una trasmissione più pesante, di qualità inferiore e comunque con un prezzo non indifferente. Perché dovremmo seguire questa strada? L’unica via che per me percorribile è valutare la possibilità che Ferrari o Mercedes o Red Bull possano partecipare ad un tender per fornire i cambi a tutte le squadre. Non ci sarebbero problemi di qualità e spenderemmo meno. Non possiamo negare che oggi spendiamo molto per far girare ingranaggi che non hanno alcun impatto sulla performance, ma è anche vero che fuori dalla Formula 1 nessuna azienda potrà mai avvicinarsi, anche lontanamente, alla tecnologia che abbiamo oggi in questo paddock”.
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